La manovra economica cancella il progetto voluto dal ministro Prestigiacomo e osteggiato dalla Lega. Una lunga storia di ritardi, malfunzionamenti e presunto malaffare. Che a molti operatori del settore è costata migliaia di euro.
Rimandato a settembre, dopo la falsa partenza di giugno, ora definitivamente bocciato. E’ il destino toccato al Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti, il fiore all’occhiello sbandierato dalla ministra Stefania Prestigiacomo come strumento per combattere le ecomafie che fatturano ogni anno intorno ai 20 miliardi di euro. Nel decreto anticrisi varato dal governo, votato all’unanimità, è prevista anche l’eliminazione del Sistri, annunciata dal ministro della semplificazione Roberto Calderoli: “Nessuna impresa lo voleva e lo abbiamo cancellato”. La Lega Nord ha, nei fatti, commissariato la ministra. Che, ovviamente, non ha per niente gradito e, in due interviste – a La Repubblica e a Il Mattino – ha attaccato a testa bassa la manovra “da rivere” e ha bollato l’abolizione del Sistri come “un regalo alle ecomafie”.
Un sistema semplice il Sistri, almeno sulla carta, con l’uso di dispositivi tecnologici e un collegamento con un cervellone centrale, pronto ad attivare controlli sul territorio alla prima segnalazione. Telecamere presso gli impianti di smaltimento, esclusi privati e depuratori. Ogni automezzo che trasporta rifiuti provvisto di una chiavetta usb attraverso la quale accedere al sistema per caricare i dati di carico e scarico dei rifiuti e di una black box di rilevamento della propria posizione, monitorata dai carabinieri del Noe (il Nucleo operativo ecologico) nell’avveniristica sala di controllo installata presso la Selex (società del gruppo Finmeccanica) che si occupa del sistema di tracciamento. Un sistema mai entrato in funzione.
“Avevamo più volte portato proposte di modifica all’ufficio della ministra”, racconta Guido Dussin, deputato del Carroccio, “le avevamo chiesto una deroga all’avvio spiegando che molti imprenditori hanno registrato difficoltà nell’utilizzo del sistema, ma niente, non ha voluto ascoltare. Non possiamo rompere le scatole, creando intralci, a chi lavora”. E così nel giro di poche ore, prima del varo in consiglio dei ministri, sarebbe nata l’idea di cassare l’intero provvedimento. Prestigiacomo non ha voluto accettare ulteriori proroghe, visto che nel marzo scorso annunciava in una conferenza stampa l’avvio del Sistri entro il primo giugno (dopo un primo rinvio), promettendo che non ci sarebbe stati ulteriori ritardi. Una promessa disattesa con la partenza prevista a settembre, a scaglioni, e il no perentorio a nuove proroghe. Ora arriva la definitiva bocciatura in consiglio dei ministri.
Il Sistri è un progetto naufragato in continui aggiornamenti del software. Segnali di cedimento del sistema, che avrebbe dovuto monitorare 600mila operazioni al giorno, sono arrivate nella giornata dedicata al click day. Le aziende coinvolte avrebbero dovuto essere oltre 300mila, impegnate nella produzione, smaltimento e trasporto dei rifiuti speciali, pericolosi e non (in Campania anche i rifiuti solidi urbani). A metà maggio Confindustria decide di testare il sistema, ma la prova finisce con il call center occupato, le chiavette illeggibili, l’impossibilità di chiudere una virtuale trafila del rifiuto. Insomma, più che un click day, un “crack day”, dicono gli industriali.
Non solo. L’appalto, secretato dal precedente governo, è stato assegnato senza gara alla Selex, società di Finmeccanica, e presenta non poche ombre. Ombre sulle quali indaga ora la Procura di Napoli, che nell’ambito dell’inchiesta sulla P4 ha aperto un fascicolo sul caso Sistri, con tanto di perquisizioni scattate nel giugno scorso. I reati contestati sono l’associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello stato, all’abuso d’ufficio e alle fatturazioni inesistenti.
Gli indagati sono Sabatino Stornelli, amministratore delegato di Selex Management, società del gruppo Finmeccanica, e Paolo Di Martino, amministratore delegato di Viacom, altra società entrata nell’appalto, e Luigi Pelaggi, dirigente del ministero dell’Ambiente. Dopo le perquisizioni, la Prestigiacomo ha difeso Pelaggi che “ha sempre agito nell’assoluto rispetto delle normative e della correttezza professionale”. L’avvocato Pelaggi, uomo forte del ministero dell’Ambiente, è indagato anche a Milano per l’affare della bonifica all’ex Sisas.
L’idea di base del sistema, seguire i rifiuti, viene difesa dalle associazioni ambientaliste e anche dal procuratore antimafia Piero Grasso che giudica la cancellazione “un vero e proprio regalo alle ecomafie”. Le opposizioni chiedono le dimissioni di Prestigiacomo, che, invece, resta al suo posto annunciando emendamenti al decreto per recuperare il progetto. Ora resta il nodo degli operatori che dal 2010 hanno pagato l’una tantum per l’installazione, il canone annuo e hanno allestito sui propri automezzi la scatola nera, pagando anche gli abbonamenti agli operatori telefonici. “Ci dicano che cosa dobbiamo fare? Abbiamo speso oltre 10 mila euro”, racconta un operatore del settore, “adesso chi ci rimborsa?”. La patrimoniale sui rifiuti, nuova invenzione del governo Berlusconi.
[Nello Trocchia su "Il fatto quotidiano del 14/8/2011]
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