Peppino Impastato



  
Buon compleanno Peppino !
Il 5 Gennaio Peppino Impastato avrebbe compiuto 65 anni.
I mafiosi di Cinisi lo hanno ucciso il 9 maggio 1978, ma dopo quasi trentacinque anni continua ancora ad essere straordinariamente vivo nelle lotte di tutti coloro che vogliono una società libera dai privilegi, dalle ingiustizie, dagli autoritarismi e dalla logica del profitto.
Ricordare Peppino nel giorno del suo compleanno? No, non è demagogia.
E’ importante ricordare la nascita, come un momento più legato alla vita e all’idea che “Peppino è vivo”, cercando di immaginare cosa avrebbe potuto essere Cinisi e come avrebbe potuto svilupparsi la dialettica politica se Peppino avesse potuto continuare la sua attività di coraggiosa denuncia di mafiosi e politici.
Il 5 Gennaio è una data con due coincidenze: la nascita di Peppino Impastato e la morte di Giuseppe Fava, un personaggio con il quale si possono cogliere delle affinità con Peppino: entrambi legati dal mondo dell’informazione attraverso la denuncia pubblica e dalla volontà di lottare per una Sicilia libera dalla mafia.
Due persone con una diversa storia alle spalle, ma con molti punti in comune: entrambi vengono ricordati come “giornalisti” uccisi dalla mafia: Fava era un “professionista” del giornalismo, Peppino, malgrado qualche rara corrispondenza a “Lotta continua” aveva dedicato la sua attenzione all’informazione orale attraverso Radio Aut. Solo nel 1996 gli sarà concessa, alla memoria, l’iscrizione all’albo dei giornalisti. 
Entrambi avevano identificato nei mafiosi della loro zona, da una parte Nitto Santapaola, dall’altra Tano Badalamenti, i nemici della Sicilia e del suo decollo economico e sociale.
Entrambi amavano l’arte, il teatro, (anche se Peppino non scrisse per il teatro), i lavori teatrali di Fava ancora oggi suscitano ammirazione. Entrambi, subito dopo la loro morte vennero diffamati, secondo le regole e le strategie mafiose, affinchè di loro si perdesse la memoria: Fava un “femminaro”, Peppino un “terrorista”.
Fortunatamente, almeno in questi due casi, il tempo e le indagini hanno fatto giustizia e i colpevoli sono stati individuati e condannati.
L’esempio di Peppino e di Fava ripropone l’importanza e la delicatezza dell’informazione, dove oggi il monopolio che alcuni gangsters e piduisti esercitano su questo campo, consente di creare consenso politico ed economico ai soliti gruppi di potere che continuano, con la violenza a consolidare la propria ricchezza sulle spalle dei più deboli.
Ci sono delle persone che è necessario ricordare anche nel giorno della loro nascita: proprio per le loro idee, il loro coraggio e per ciò a cui hanno dedicato l’esistenza.
Ecco perché preferisco ricordare Peppino per la sua vita, nel giorno della sua nascita….
Sarai sempre con noi, Auguri Peppino !




Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato si accinge a diventare “bene culturale testimonianza della storia collettiva e simbolo della lotta contro la mafia”.

Venerdì 7 dicembre scorso, giorno in cui si commemorava l'ottavo anniversario della morte della mamma del militante ucciso dalla mafia il 9 maggio '78, è stato compiuto il primo passo: davanti la porta della casa in cui vissero Felicia e Peppino, insieme a tutta la famiglia Impastato è stata apposta una targa.
"E' un fatto importante, perchè è la prima volta che un luogo simbolo della lotta alla mafia ottiene un riconoscimento istituzionale del genere; un riconoscimento voluto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano", dichiara Giovanni Impastato, figlio di Felicia e fratello di Peppino.
"A livello regionale è stato fatto tutto quello che doveva essere fatto affinchè Casa Memoria diventasse bene culturale, adesso per completare l'iter la pratica dovrà essere vagliata dal Ministero dei Beni culturali", conclude.
Doveva essere il presidente della Regione Rosario Crocetta a scoprire la targa affissa davanti Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato di Cinisi, nell’8° anniversario della morte della madre del militante di democrazia proletaria, ucciso dalla mafia il 9 maggio del 1978, ma per impegni improrogabili non ha potuto ritrovarsi tra quelle mura che si accingono a diventare un bene culturale a testimonianza della storia collettiva e per la sua valenza simbolica di esempio di civilta’ e di lotta alla mafia”.
Alla cerimonia, oltre a Giovanni Impastato, erano presenti l'onorevole Giuseppe Lumia e i sindaci di sette comuni dell'hinterland, tra i quali Salvatore Palazzolo e Massimo Cucinella, primi cittadini rispettivamente di Cinisi (luogo in cui si trova Casa Memoria) e Terrasini.
Verso il 9 maggio 2013….

Il 18/12 L’associazione “Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato” e il Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato” di Palermo, presso i locali dell’ex Casa Badalamenti (C.so Umberto I, 183 - Cinisi), hanno presentato il prossimo raduno dei sindaci che si svolgerà nella giornata del 9 Maggio 2013 in occasione del 35° anniversario della morte di Peppino Impastato.
[Nella foto i Sindaci nella ex casa di Don Tano Badalamenti (la casa dei 100 passi), il 9 maggio 2012]
Presenti il vice – presidente nazionale di Avviso pubblico Gabriele Santoni; il presidente del “Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato” di Palermo Umberto Santino; il presidente nazionale del CNCA Don Armando Zappolini; il presidente regionale del CNCA Salvo Cacciola.
Già quest’anno, dopo un appello promosso da Giovanni Impastato e da Casa Memoria Impastato, molti sindaci di comuni aderenti ad Avviso pubblico hanno partecipato alle iniziative in programma per il 9 maggio 2012.
A livello locale hanno anche aderito le associazioni: “Musica e Cultura”, Asadin, Azione Cattolica Ecce Homo, Istituto comprensivo“Giovanni Meli”, la Consulta giovanile, Associazione calcio Città di Cinisi, Assessorato alla cultura, Biblioteca comunale.
L’evento, è diventato un appuntamento annuale ed ha creato una rete tra gli enti e le associazioni locali e le grandi organizzazioni nazionali (Acli, Agesci, Arci, Libera, CGIL, CNCA, Emergency, Lega ambiente, Uisp).
Per il prossimo 9 Maggio le associazioni promotrici hanno rinnovato l’invito ad altre associazioni e cittadini ad aderire, con proposte per preparare insieme il programma.
Alla fine dell’incontro, sono state poste altre due “pietre d’inciampo”, dedicate alla memoria di Felicia Bartolotta Impastato, davanti Casa Memoria Impastato e l’ex casa Badalamenti, per continuare il percorso dei “Cento passi”, previsto nel progetto “Un ponte per la memoria”. E' intervenuto anche il presidente della Fondazione di studi sulla 'ndrangheta Claudio La Camera coordinatore del progetto “Un ponte per la memoria”.
Carmen Consoli - Ciuri di campu (fiore di campo)




Il fratello di Peppino Impastato: "Subranni rinunci alla prescrizione"
 4/11/2012
Subranni rinunci alla prescrizione per amore della verità e per rispetto nei confronti delle istituzioni al cui interno ha svolto una lunga e luminosa carriera”.
È questo l’appello di Giovanni Impastato, fratello Peppino, il militante di Democrazia proletaria ucciso 34 anni fa su ordine del boss mafioso di Cinisi, Tano Badalamenti. Le parole di Impastato arrivano dopo l’iscrizione nel registro degli indagati e la simultanea archiviazione per prescrizione dei termini del generale dei carabinieri Antonio Subranni. L’alto ufficiale, ormai in pensione, è stato accusato dal pentito Francesco Di Carlo di avere avuto un ruolo nel depistaggio delle indagini riguardanti l’omicidio di Impastato che, inizialmente erano orientate sull’ipotesi di un attentato terroristico eseguito dallo stesso Peppino o, in subordine, di un suicidio “eclatante”.
Secondo il collaboratore di giustizia di Altofonte, il generale, quando era ancora maggiore, avrebbe ‘aggiustato’ le carte per evitare che si potesse arrivare a individuare come mandante del delitto Gaetano Badalamenti, che nel 2002 fu condannato all’ergastolo. La richiesta di depistare le indagini, per Di Carlo, sarebbe stata fatta all’ufficiale dei carabinieri dai cugini esattori mafiosi di Salemi, Nino e Ignazio Salvo.... [leggi tutto...]




Primarie, Renzi visita la casa di Peppino Impastato e finisce il tour in Sicilia
 5/11/2012
"Chiudere qui il mio tour a Palermo ha un suo significato. Voglio tornare qui con i miei figli, e giusto che siano educati al valore dell'impegno"
"Mi fa piacere essere qui, in questa casa che è diventata un simbolo, proprio nel giorno in cui si conclude il mio giro per le province d'Italia. Mi sembra un bel segnale". Matteo Renzi, candidato alla primarie del centrosinistra, suggella così, visitando la casa della Memoria Felicia e Peppino Impastato a Cinisi in provincia di Palermo, la fine del suo tour a bordo del camper partito da Rignano il 13 settembre scorso e che lo ha portato, in un mese e mezzo circa, in 108 città. Accolto dal fratello Giovanni Impastato, Renzi ha visitato la casa per poi percorrere i cento passi la separano da quella del boss Tano Badalamenti, cui e' stata confiscata. Renzi si e' soffermato nella biblioteca di Peppino e, in particolare, a osservare i notiziari che leggeva da Radio Aut. "Chiudere qui il mio tour a Palermo ha un suo significato. Voglio tornare qui con i miei figli, e giusto che siano educati al valore dell'impegno". "Percorrere questi cento passi e' il desiderio di mantenere viva una storia e garantire che per il futuro la battaglia per la legalita' continui". "Peppino Impastato - ha detto il sindaco durante la sua visita alla casa di Badalamenti - rappresenta un punto di riferimento per tutto il Paese, non solo per una parte.... [leggi tutto...]



PEPPINO (Canzone civile per Impastato)
Il ricordo di una meravigliosa serata, quella del 9 maggio nella piazza di Cinisi, con ALFONSO DE PIETRO che ha ricordato Peppino con questi versi e la sua musica del suo CD (In)Canto civile [http://www.alfonsodepietro.it/]
(click sull'immagine per ingrandirla)










Un museo nel casolare del delitto Impastato
la Regione avvia la procedura di esproprio
Falliti i tentativi di accordo con il proprietario, per l'acquisto. Parte l'iter per acquisire l'immobile e il terreno circostante, in contrada Feudo di Cinisi. Giovanni Impastato: "Fino a ieri questo era solo un luogo dimenticato dallo Stato e oltraggiato. Non è più così". Istruttoria per dichiarare "Casa memoria" patrimonio culturale
Non è più una discarica il casolare di contrada Feudo, a Cinisi, dove il 9 maggio 1978 fu assassinato Peppino Impastato.
Sette mesi dopo la denuncia del fratello di Peppino, Giovanni, sulle pagine di Repubblica, la Regione Siciliana ha avviato l'esproprio dell'area e così, 34 anni dopo, sorgerà presto un altro luogo della memoria. Dice Giovanni Impastato: "Fino a ieri, questo era solo un luogo dimenticato dallo Stato e oltraggiato da chi considera ancora mio fratello come un personaggio scomodo. Ma per fortuna, quel casolare è rimasto sempre meta di un silenzioso pellegrinaggio di tante persone, da tutta Italia. Oggi, potrà diventare anche luogo di incontro e di riflessione".
Da anni, il Comune di Cinisi aveva in programma di espropriare l'area, per realizzare un luogo della memoria. Ma in cassa non c'erano soldi.
Un passo avanti l'avevano fatto i commissari prefettizi che qualche anno fa si erano ritrovati a gestire il Comune: avevano imposto un vincolo. Ma cumuli di rifiuti avevano presto reso vana quell'iniziativa, che aveva lo scopo di tutelare un territorio simbolo per Cinisi, e non solo per Cinisi.
Poi, qualcuno aveva messo un cartello a contrada Feudo: "Vergogna, non avete alcun rispetto". E Giovanni Impastato aveva lanciato un appello: "Salviamo questo casolare e tutto ciò che qui attorno conserva l'ultimo respiro di Peppino". L'appello era stato raccolto dall'assessore regionale all'Econonia, Gaetano Armao, che si era detto disponibile ad acquistare l'immobile e l'area circostante. Ma poi la proposta del proprietario è stata valutata eccessiva dai tecnici della Regione, ed è stato deciso l'avvio della procedura di esproprio.
Intanto, la Regione e il ministero dei Beni culturali stanno conducendo l'istruttoria per riconoscere "Casa memoria Felicia e Peppino Impastato" come patrimonio culturale dell'intero Paese. "Si tratta di un riconoscimento importante - dice Giovanni Impastato - che porrà un vincolo solenne sulla casa della nostra famiglia, oggi diventata il cuore delle attività che portano avanti il messaggio e l'opera di Peppino".
C'è un'altra casa simbolo a Cinisi, quella che un tempo era il regno del capomafia Gaetano Badalamenti, la casa che dista cento passi da "Casamemoria": oggi è confiscata e gestita da due associazioni, quelle animate da Giovanni Impastato e dai compagni di Peppino. "Anche in questa casa, nel corso principale di Cinisi, è iniziato un percorso simbolico - spiega Giovanni - abbiamo già installato due mattonelle, in cui sono segnati alcuni messaggi importanti. Così, dopo anni di denunce, ci riappropriamo di pezzi del territorio. Credo sia un modo concreto di fare antimafia, così la intendeva Peppino".
[Salvo Palazzolo su “Repubblica.it” 03 giugno 2012]




02/06/2012
  Ponteranica cancella Peppino Impastato 
Lunga è la notte e senza tempo” scriveva Peppino Impastato in una sua poesia.
Lunga e infinita questa notte della Repubblica italiana, dove il delirio leghista del recupero delle tradizioni e dialetti porta il sindaco di Ponteranica, piccolo comune del bergamasco a rimuovere la targa dedicata a Peppino Impastato dalla biblioteca comunale.
Meglio dedicarla a una “personalità locale” che a un giovane giornalista e militante politico che ha dedicato la vita alla lotta contro la mafia e che da cosa nostra è stato trucidato nel maggio del 1978.
Ci sono voluti anni per arrivare alla verità sull’omicidio di Impastato e perché terminasse la campagna diffamatoria nei suoi confronti.
Ma per il sindaco leghista niente può cancellare la macchia, la colpa di essere meridionale.
Il sindaco leghista di Ponteranica Cristiano Aldegani aveva giurato - tre anni fa, nel settembre del 2009 - che dopo aver tolto la targa (messa dalla ex maggioranza) che intitolava la biblioteca comunale di via Valbona a Peppino Impastato, non l'avrebbe più rimessa. Avrebbe invece voluto intitolare la biblioteca a padre Giancarlo Baggi, prete dei Sacramentini, scomparso nel 2000.
Ne erano nate polemiche, arrivate fino in Sicilia, al paese di Peppino Impastato. Ma poi l'iniziativa era rimasta ferma, anche perché non erano ancora trascorsi dieci anni dalla morte di padre Baggi, necessari per l'intitolazione. E la questione sembrava dimenticata.
Da quell’episodio, lo ricorderete nacque una mobilitazione nazionale di sindaci ed associazioni che hanno intitolato decine di biblioteche, strade, piazze, parchi, luoghi di pubblico interesse, sezioni di associazioni ecc. al militante antimafia siciliano
Fino a ieri (30/5), quando il sindaco ha mandato gli inviti «all'intitolazione della biblioteca comunale a padre Baggi, che si terrà a Ponteranica martedì 5 giugno, anche con il coinvolgimento delle classi di 5ª elementare, che deporranno un loro elaborato grafico.
Un'iniziativa che ha sorpreso consiglieri, cittadini e le associazioni che, tre anni fa, si erano battute per far cambiare idea al sindaco. A cominciare dalla sezione provinciale dell'associazione Libera e dal Comitato per Peppino Impastato: «È stato un fulmine a ciel sereno, non c'era nulla nell'aria che potesse far pensare a questa decisione improvvisa», dice Vanni Cassis, referente di Libera Bergamo. Che aggiunge: «Sembra che nemmeno le scuole, coinvolte nell'iniziativa, sapessero dell'intitolazione a padre Baggi. Non ci giriamo dall'altra parte nemmeno questa volta. Stiamo pensando a cosa organizzare per esprimere il nostro no a questa iniziativa.». Sulla stessa linea, anche il Comitato per Impastato, che con il suo referente Carlo Colombi dice: «Voglio ricordare che gli stessi padri Sacramentini avevano chiesto all'amministrazione di non "usare" padre Baggi in contrapposizione con Impastato, ma di dedicargli un altro luogo. Questo è un fatto grave, reagiremo».
Notizie di mobilitazioni si stanno intanto susseguendo e sono divulgate da giornali e dal web in tempo reale:
Fra le prime, quella molto singolare di GIULIO CAVALLI, scrittore, attore, regista, dal 2010 consigliere regionale per S.E.L. in Lombardia: una petizione via web che genera ed invia in automatico una e-mail al Sindaco leghista di Ponteranca Aldegani, con il testo sotto indicato. 
Questo il testo della mail che arriva al Sindaco di Ponteranica sottoscrivendo l’appello a questo sito:
( http://www.giuliocavalli.net/2012/05/31/a-ponteranica-vogliono-rimuovere-peppino-impastato-lappello/ )


Caro sindaco
apprendo dalle agenzie di stampa l'intitolazione della Biblioteca Comunale a "Padre Giancarlo Baggi" che, inevitabilmente, riaccende la questione della precedente rimozione della targa alla memoria dell'attivista antimafia Peppino Impastato barbaramente ucciso dalla mafia. Già nel 2009 aveva preso questa decisione (negata da uno stop della Prefettura per questioni burocratiche) e anch'io faccio mie le stesse parole usate dal fratello di Peppino, Giovanni Impastato, in quei giorni quando disse «Ho provato fastidio per ciò che è accaduto. È una cosa indegna, un gesto incivile che offende la dignità umana. Nella scelta del sindaco di Ponteranica leggo solo razzismo. A parole si parla di lotta alla mafia ma da certi fatti come quello di Ponteranica si capisce che la lotta alla mafia non interessa».
Ritengo (come tanti altri cittadini) che la sua ostinazione sia un'inutile provocazione che di certo non rende giustizia alla memoria di Peppino e, ancora meno, ai tanti (anche nel suo paese) che credono nelle idee di una generazione che ha avuto il coraggio di ribellarsi alla mafia.
Sicuramente la scelta di intitolare al caro Padre Baggi qualche altro significativo luogo del suo paese eviterebbe di lasciare intendere in questa sua decisione un tentativo di rimozione culturale della figura di Peppino Impastato
Siamo sicuri di un suo ripensamento e di una sua assunzione di responsabilità.

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"Il sindaco strumentalizza il nostro padre Baggi"
(Fonte: bergamonews.it )
La richiesta è di padre Giuseppe Bettoni, vice provinciale dei Padri Sacramentini.
Non siamo stati invitati e nemmeno informati. Riconfermiamo la nostra distanza da questa iniziativa del Comune di Ponteranica. Padre Giancarlo Baggi aveva grande sensibilità culturale e ci dispiace che la sua persona venga strumentalizzata e contrapposta a quella di Peppino Impastato, che ha dato la sua vita per combattere la mafia. Se si voleva ricordare padre Baggi bastava scegliere un altro luogo, una via, una piazza, una sala. Lanciamo un appello perché il sindaco Aldegani riveda la sua posizione”.
Per ribadire la loro contrarietà i padri Sacramentini, Libera e il Comitato per Peppino Impastato hanno deciso promuovere una serata per il prossimo 13 giugno per mettere a confronto le due figure di Peppino Impastato e di Padre Baggi. Intanto hanno deciso di tenersi lontano dall’annunciata cerimonia di intitolazione della biblioteca civica al sacerdote bergamasco: “Non vogliamo creare tensioni”.
Anche i familiari di padre Baggi si dicono stanchi di questa strumentalizzazione del proprio congiunto.
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Chi invece ha deciso di protestare contro la decisione del sindaco Aldegani sono il Movimento Studentesco e Rifondazione comunista che promettono contestazioni e presidi proprio nella giornata di martedì 5 giugno.
002Insomma gli animi tornano a scaldarsi anche sul Web, proprio come tre anni fa quando il sindaco di Ponteranica appena eletto, e a capo di una maggioranza di Lega e Pdl, come primo atto del suo mandato decise di togliere la targa della biblioteca, intitolata a Peppino Impastato nel 2008 dopo una serie di iniziative e percorsi culturali ed educativi per far conoscere la battaglia contro la mafia.
Fa paura Peppino, un simbolo della lotta contro la mafia, anche a quei poteri che affondano le proprie radici in una realtà, come quella della Lombardia o dell’Italia settentrionale, caratterizzate da una larga fetta di economia occulta e malavitosa cresciuta grazie agli spazi concessi da componenti o forze politiche che hanno fatto de liberismo selvaggio e dell’affarismo arrembante la propria stella polare.
Non è pensabile che la provocazione del sindaco leghista di Ponteranica, per la sua gravità, possa passare in secondo piano.
Contro tale provocazione occorre che insorga un largo schieramento democratico ed antifascista.
Facciamo sentire la nostra voce per rimettere la targa di Peppino Impastato al suo posto !


10/05/2012

“I 100 Passi dei Sindaci”

 " I 100 passi dei Sindaci ”, è questo il titolo della manifestazione che si è conclusa ieri, mercoledì 9 maggio, a Cinisi (PA), in ricordo dei 34 anni trascorsi dall’uccisione di Peppino Impastato.
I Sindaci e i Rappresentanti delle Istituzioni si sono ritrovati davanti a Casa Memoria, e da lì hanno percorso quei famosi “Cento passi”, la distanza che separa la casa dove un tempo viveva Peppino Impastato, oggi “museo della memoria”, dall’abitazione di Gaetano Badalamenti, il boss mafioso che ne decretò l’omicidio, oggi confiscata alla mafia e luogo di ritrovo per i tanti giovani siciliani e non.
I Sindaci e i tanti amministratori locali provenienti da diversi comuni italiani hanno percorso quei Cento passi con le loro fasce tricolori, a fianco dei tanti giovani che ogni anno arrivano a Cinisi da tutta Italia, e hanno scoperto la prima “pietra d’inciampo” di un percorso della memoria dedicato a Impastato e alle altre vittime di mafia.
L’iniziativa “I 100 passi dei Sindaci”, è stata promossa da Avviso Pubblico, e dall’Associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, per ricordare la figura di Peppino, il suo pensiero e la sua forte lotta per la difesa dei diritti di tutti, ma anche per sostenere i tanti amministratori locali che giornalmente lottano contro le mafie e portano avanti i valori della legalità democratica e costituzionale.
Prima della manifestazione, alle ore 9.30, i Sindaci hanno visitato Contrada Feudo, il casolare dove fu assassinato Peppino Impastato, un luogo abbandonato ma che tra poco sarà acquisito dalla Regione Siciliana che, dopo le continue richieste del fratello di Peppino, Giovanni Impastato, vuole trasformarlo da luogo simbolo dell’efferata violenza mafiosa in museo della memoria e della testimonianza della resistenza.
La marcia si è aperta con la lettera inviata da Agnese Moro a Giovanni Impastato: “Mi piacerebbe tanto che un giorno potessimo ricordare i nostri cari non nel giorno della loro morte ma nel giorno nel quale festeggiamo la nascita della nostra Repubblica. Allora avrebbero davvero il loro posto, che non è quello di vittime ma di costruttori coraggiosi di un Paese in cui ci sia posto per tutti, con eguale dignità e rispetto”.
Dopo il corteo, alle ore 11,30, presso la Sala Consiliare “Peppino Impastato” del Comune di Cinisi, si è tenuta un’iniziativa pubblica intitolata Memoria e futuro, a cui hanno partecipato: Giovanni Impastato, fratello di Peppino, Andrea Campinoti, presidente di Avviso Pubblico, Gabriele Santoni, assessore della provincia di Pisa (e Vice presidente di Avviso Pubblico), Umberto Di Maggio, coordinatore regionale Libera Sicilia, Salvatore Palazzolo, Sindaco di Cinisi e Umberto Santino, centro siciliano di documentazione Peppino Impastato.
Per Avviso Pubblico è stata l’occasione in cui facendo memoria ha anche aggiornato l’agenda dei prossimi lavori – ha dichiarato Andrea Campinoti, presidente dell’Associazione – “ mettendo al centro l’impegno sui beni confiscati, e la assoluta contrarietà alla loro vendita; l’impegno a fare di più contro la corruzione nel Paese; l’impegno a continuare a stare vicino a tutti quegli amministratori che in tanti luoghi del nostro Paese fanno fatica e sono minacciati perché governano in maniera trasparente e nell’interesse della loro comunità”.
I Sindaci nella ex casa di Don Tano Badalamenti (la casa dei 100 passi)

 

29/02/2012

A Cinisi (Pa), l'8 e il 9 maggio, "I Cento Passi dei Sindaci", giornate in ricordo di Peppino Impastato

L'Associazione Avviso Pubblico ha raccolto l'appello lanciato da Giovanni Impastato e dall'Associazione "Casa Memoria Impastato", organizzando a Cinisi il 9 Maggio una giornata in ricordo dei 34 anni trascorsi dall'uccisione di Peppino Impastato.
Sono tanti i Comuni, le città dove una piazza , una strada, una biblioteca o qualche giardino portano il nome di Peppino Impastato e sono tante le persone che hanno lottato fino in fondo per raggiungere questo obiettivo.
Essere presenti a Cinisi significherà consolidare queste piccole ma importanti certezze, diffondere nella gente quella fiducia spesso perduta nei confronti delle istituzioni, necessaria perchè queste conservino la loro sostanza democratica.
I Sindaci e i Rappresentanti delle Istituzioni percorreranno i "I CENTO PASSI" che separano Casa Memoria da Casa Badalamenti, camminando con le loro fasce tricolori accanto ai tanti giovani che ogni anno arrivano a Cinisi da tutta Italia, non solo per ricordare la figura di Peppino, il suo pensiero e la sua lotta per la difesa dei diritti di tutti, ma per sostenere i valori della legalità democratica e costituzionale.


13/1/2012

APPELLO per gli Amministratori che hanno intitolato strade, beni e strutture pubbliche a Peppino Impastato
Cinisi (PA) - Il 13 gennaio dall’aula consiliare “Peppino Impastato” è stato diramato un appello a cura di "Avviso Pubblico" e di "Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato", rivolto a sindaci ed Amministratori che in tutta Italia hanno proceduto ad intitolazioni di strutture pubbliche in memoria di Peppino Impastato e di sua madre Felicia.
All’incontro erano presenti il Sindaco di Cinisi Palazzolo, Giovanni Impastato per l’Associazione “Casa Memoria”, Gabriele Santoni responsabile dell’Associazione “Avviso Pubblico”, Don Armando Zappolini, Presidente del Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza.
Lo scopo è quello di coinvolgere tali figure istituzionali in un confronto pubblico e un presidio democratico che si svolgeranno il 9 maggio 2012 a Cinisi in occasione del 34° anniversario dell'uccisione di Peppino.
Il consolidamento della memoria, ottenuto grazie anche all'impegno di alcune istituzioni locali, risulta, infatti, fondamentale per riconoscere, radicare e difendere i diritti democratici di tutti e garantire basi sicure allo sviluppo di una società più giusta.
Proprio da questi punti fermi è quanto mai necessario partire per un dibattito collettivo e aperto che veda la partecipazione di diversi soggetti, istituzionali, associazionistici, di movimento, ecc.

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5/1/2012
5 gennaio compleanno di Peppino Impastato
Il 5 Gennaio Peppino Impastato avrebbe compiuto 64 anni.
I mafiosi di Cinisi lo hanno ucciso il  9 maggio 1978, ma dopo trentaquattro anni continua ancora ad essere straordinariamente vivo nelle lotte di tutti coloro che vogliono una società libera dai privilegi , dalle ingiustizie, dagli autoritarismi e dalla logica del profitto.
Ricordare Peppino nel giorno del suo compleanno? No, non è demagogia.
Ci sono delle persone che è necessario ricordare nel giorno della loro nascita proprio per le loro idee, il loro coraggio e per ciò che hanno fatto.
Ecco perché preferisco ricordare Peppino per la sua vita, nel giorno della sua nascita….
Sarai sempre con noi, Auguri Peppino !



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Caso Impastato, scoperto un altro depistaggio trent'anni dopo ritrovata la testimone del delitto 

[Salvo Palazzolo su “La Repubblica” 20/12/2011]

Peppino in una manifestazione per la pace a Palermo (anni '70)
 I carabinieri avevano detto che la casellante del passaggio a livello era emigrata negli Stati Uniti e irrintracciabile, invece non si era mai allontanata dalla sua casa di Cinisi. L'ha scoperto la Dia dopo la riapertura dell'inchiesta da parte della Procura di Palermo. La donna è stata interrogata questa mattina. I pm indagano sui depistaggi attorno all'omicidio del militante antimafia ucciso nel 1978. Il fratello di Impastato: "I magistrati interroghino il generale Subranni, che aveva il compito di coordinare le indagini sull'omicidio di Peppino"
Prima, scrissero che era emigrata negli Stati Uniti. Poi, che era irrintracciabile. Trent'anni fa, i carabinieri della stazione di Cinisi assicurarono alla magistratura che la testimone chiave del delitto di Peppino Impastato era "irreperibile". E da allora non si è saputo più nulla di lei: Provvidenza Vitale, la casellante del passaggio al livello di Cinisi, sembrava davvero scomparsa nel nulla. E invece non si era mai allontanata da casa sua: l'incredibile scoperta è stata fatta dagli investigatori della Dia di Palermo, coordinati dal colonnello Giuseppe D'Agata, dopo la riapertura del caso Impastato disposta dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dal sostituto Francesco Del Bene.
Ironia della sorte, Provvidenza Vitale non abita neanche tanto distante da quel tratto di ferrovia dove Peppino Impastato fu fatto saltare in aria, la sera del 9 maggio 1978, da un gruppo di sicari di Cosa nostra rimasti senza nome.
Questa mattina, la donna, che ha 85 anni, è stata interrogata a casa sua dal pm Francesco Del Bene. Sembra che non abbia detto molto: "Ho ricordi vaghi di quella sera", ha fatto mettere a verbale. Ma il suo caso è ancora tutto da decifrare: in questi trent'anni non si è certo nascosta, ha avuto sei figli, e uno dei generi fa il carabiniere. Negli Stati Uniti, Provvidenza Vitale è stata due volte, negli anni Novanta, in visita ad alcuni parenti.
Il depistaggio
Ma perché i carabinieri della stazione di Cinisi nascosero alla magistratura quello che poteva essere un testimone chiave? Da oggi questa domanda va ad aggiungersi all'elenco degli interrogativi che i familiari di Peppino e i compagni del Centro Impastato non hanno mai smesso di porre: "Chi depistò e perché le indagini? E' giunto il momento che le istituzioni facciano chiarezza al proprio interno", è l'appello ribadito di recente da Giovanni Impastato, il fratello di Peppino.
La sera stessa dell'omicidio, accaddero cose inquietanti. Un gruppo di carabinieri perquisì la casa di Impastato e portò via l'archivio del giovane militante antimafia, ma non fu stilato alcun verbale. Anni fa, il sostituto procuratore Franca Imbergamo era riuscita a farsi consegnare dall'Arma una copia del materiale sequestrato, ma è solo una minima parte. Su un foglio senza intestazione era stato scritto, nel 1978: "Elenco del materiale sequestrato informalmente a casa di Impastato Giuseppe". Ma il sequestro informale è una formula che ha poco di diritto, quei documenti sono insomma detenuti illegalmente nell'archivio dell'Arma dei carabinieri.
Nei giorni scorsi, il pm Del Bene ha interrogato su quel "sequestro informale" un ex maggiore dei carabinieri, Enrico Frasca, che nel 1978 comandava il nucleo informativo del Gruppo carabinieri Palermo.
Le nuove indagini
La scomparsa dell'archivio è solo uno dei capitoli del depistaggio istituzionale attorno al caso Impastato. In questi trent'anni sono scomparse molto altre prove. E così, solo nel 2002 è arrivata la condanna per il boss Gaetano Badalamenti, ritenuto il mandante del delitto.
Ma perché tante reticenze e omissioni? Forse, il caso Impastato ha segnato l'inizio della trattativa fra mafia e Stato, questa è l'ipotesi che adesso seguono i magistrati di Palermo. Perché già nel 1978 Gaetano Badalamenti era un confidente dell'arma dei carabinieri, l'ha ammesso lui stesso in carcere, a metà degli anni Novanta. E l'uomo che per tanti anni ha raccolto le confidenze del capomafia, il maresciallo Antonino Lombardo, si è sparato un colpo di pistola in testa, il 4 marzo 1995: anche quella sera entrò in azione una squadra di carabinieri, perquisirono in tutta fretta l'abitazione del sottufficiale e portarono via alcuni documenti. Da allora, gli appunti del maresciallo Lombardo sono scomparsi, come ha denunciato più volte suo figlio Fabio. Forse, fra quelle carte c'é la prova che un pezzo dello Stato ha continuato a trattare con un pezzo della mafia, per tentare di arginare gli omicidi e le stragi. Forse, Peppino Impastato l'aveva già scoperto nel 1978: ecco, perché non si doveva scoprire la verità sulla sua morte.
La denuncia
Dice Giovanni Impastato: "Le indagini della Procura di Palermo confermano le nostre denunce di trent'anni fa. Il depistaggio ci fu per davvero. Subito dopo l'omicidio di Peppino, avevamo chiesto che la casellante fosse interrogata. Chi l'ha impedito? Chi non ha voluto indagare? Adesso chiediamo ufficialmente che i magistrati interroghino il generale Antonio Subranni, che nel 1978 era il comandante del reparto operativo dei carabinieri di Palermo, e in tale veste coordinava le indagini sulla morte di mio fratello".

 

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Antenne di memoria, cultura della resistenza e strumenti di sopravvivenza 

[fonte: http://www.abruzzo24ore.tv]

Il Comitato Territoriale ARCI L'Aquila, il circolo culturale Querenzia e Gli Artisti Aquilani presentano. Antenne di memoria. Cultura della resistenza e strumenti di sopravvivenza, un progetto per la legalità e la cittadinanza attiva. La manifestazione che vedrà la presenza di Giovanni Impastato, custode di Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato e Claudio La Camera coordinatore del Museo della Ndrangheta di Reggio Calabria, è tappa di un ampio percorso che intende trasmettere valori democratici e cultura della legalità come somma di esperienze individuali interattive, guidate dalla storia, dagli eventi, da testimoni eccellenti.
Dal 5 al 9 ottobre a Piazza d'Arti si intrecceranno conferenze, spettacoli, video, storie di mafia e di lotta, di sopraffazione e di memoria. Mercoledì 5 ottobre , alle h 21,00 presso il Circolo Querencia verrà presentato il libro "I Medici della camorra" di Corrado De Rosa, con la partecipazione di Carlo Maria Marchi, pedagogo presso la Casa Circondariale "Le Costarelle" che ospita anche detenuti in regime di 41 bis.
Il 6 ottobre alle h. 16,30 Giovanni Impastato e Claudio La Camera saranno alla Casa dello Studente, per ricordare tutte le giovani vittime del sisma del 6 aprile., ragazze e ragazzi che, venuti a L'Aquila per costruire il loro futuro, vi hanno incontrato la morte. Subito dopo Impastato e La Camera terranno al Circolo Querencia (h. 18,00) una conferenza sul tema "Memoria e conoscenza per combattere le mafie" , a cui interverranno Angelo Venti (responsabile del presidio di Libera a L'Aquila) e Giovanna Maria Iurato, Prefetto dell'Aquila.
Nel corso della conferenza verrà proiettato il documentario "Penombre" di Giusy Utano e Claudio La Camera, in collaborazione con RAI Calabria: una riflessione sulla percezione del senso della legalità e della giustizia all'indomani di importanti operazioni di repressione della attività della 'drangheta in provincia di Reggio Calabria.
E alle h. 21:00 La Casa del Teatro ospiterà lo spettacolo teatrale "Mafie, Sud e resistenza" prodotto dalla Compagnia dei Merli Bianchi in collaborazione con il Museo della ndrangheta, per la regia di Claudio La Camera La pièce, interpretata da Mariangela Berazzi e Margherita Di Marco, racconta esemplari storie di donne e tra queste, quella di Felicia Impastato, madre di Peppino, e quella di Rita Atria, figlia di un boss mafioso e poi testimone di giustizia. Storie identiche di resistenza.
Un inno al coraggio vero, quello fatto di ostinazione, di lotta nel totale isolamento, di forza nella fragilità estrema, di sordità alla rassegnazione. Ancora uno spettacolo, il 7 ottobre, sempre presso la Casa del Teatro: Sete, interpretato da Giulio Votta, per la regia di Emilio Ajovalasit: monologo a due voci sulla figura di Leonardo Vitale, primo pentito di mafia. Leonardo Vitale, assassinato a Palermo il 2 dicembre 1984, è considerato il primo pentito di mafia per motivi di coscienza. La sua confessione e le sue rivelazioni arrivarono infatti nel 1973, periodo in cui non esisteva alcuna legge sui collaboratori di giustizia.
Dalle sue dichiarazioni non ebbe alcun vantaggio, anzi, accusatosi di diversi omicidi e atti criminosi, fu arrestato e successivamente internato in diversi manicomi criminali. Questa piccola rassegna della legalità si chiude domenica 9 ottobre una conferenza spettacolo (alle h. 18,00, Casa del Teatro) a cura della associazione Teatro Atlante di Palermo che, oltre alla ricerca teatrale e alla produzione di spettacoli, conduce da diversi anni laboratori teatrali per bambini e ragazzi nel quartiere Ballarò-Albergheria, uno dei più " a rischio" della città.
Ogni anno questo laboratorio si conclude con una parata-spettacolo che attraversa i vicoli del quartiere. Nel corso della conferenza verrà mostrata e commentata una documentazione video-fotografica di queste attività e sarà possibile assistere a frammenti dello spettacolo "Onora la madre" (con: Preziosa Salatino/ regia: Emilio Ajovalasit) una nuova produzione della compagnia che affronta il rapporto fra donne e mafia.
La storia narrata è quella di Annina, donna del Sud, una donna come tante, una storia come altre che ci mostra il dramma comune a tante donne meridionali: infanzie austere prive di carezze, matrimoni combinati, maternità precoci, vedovanze e lutti da ostentare, sottomissione ai propri mariti, spirito di abnegazione nei confronti della famiglia, rapporto difficile con i figli maschi e infine un sofferto e opprimente "senso dell'onore". Nel corso della manifestazione sono previsti incontri con le scuole e all'interno del progetto è in programma un soggiorno di tre giorni a Cinisi, per il Viaggio della Memoria a casa Badalamenti e percorso dei cento passi. Inoltre Giovanni Impastato e Claudio La Camera incontreranno le scolaresche aquilane per conferenze e dibattiti. La manifestazione vede la collaborazione di Comune e Provincia dell'Aquila, Centro Servizi per il Volontariato della Provincia dell'Aquila e Teatro Stabile d'Abruzzo.
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29/9/2011 - Pentone (CZ) - Giovanni Impastato con il Comitato Civico "L'arco" per discutere di mafia e legalità
Film “I cento passi”. Peppino Impastato è con un amico: «invece della lotta politica, la coscienza di classe, tutte le manifestazioni e ‘ste fissarie, bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza, aiutarla a riconoscerla, a difenderla». Altra scena. Peppino e il fratello Giovanni sono per strada. «Noi ci dobbiamo ribellare – urla Peppino – prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!». A oltre trent’anni dalla sua morte – fu ucciso dalla mafia nel 1978 – Peppino Impastato è ancora un invito al rispetto di sé e della bellezza e alla rottura con le logiche mafiose, l’appiattimento culturale, il torpore. Il fratello Giovanni è stato a Pentone per incontrare cittadini e studenti. L’evento è stato organizzato dal comitato civico “L’Arco”. «Riteniamo importante trattare questi temi perché la cultura mafiosa è radicata in noi – ha precisato Vincenzo Marino, rappresentante del comitato civico, nell’introdurre l’ospite – abbiamo intenzione di proseguire con questo filone». Giovanni Impastato ricorda il fratello mostrandone l’attualità in un mondo, quello di oggi, devastato dai soprusi e dalle ingiustizie – le guerre, la fame, la squilibrata distribuzione delle risorse, la corruzione di pezzi delle istituzioni. «E’ un mondo di legalità?», chiede. «La mafia è un problema culturale – riflette – per sconfiggerla voglio partire da me stesso: quando lotto contro la mafia, è come se lottassi contro me stesso, contro una mentalità, una forma mentis». Per il fratello del fondatore di Radio Aut, la legalità è tenere la schiena dritta e la testa alta: non è rispetto delle leggi, ma rispetto dell’uomo e della sua dignità. Tenere gli occhi aperti e mettere in atto la disubbidienza civile diventa necessario: non violare le regole o spaccare tutto, ma avere il coraggio di dire no alle ingiustizie. Impastato cita Rosa Parks, Martin Luther King, Ghandi, Gesù Cristo. A partire dalle scelte di ciascuno e da un sano sviluppo economico, sconfiggere la mafia è possibile: «Falcone diceva che, come tutti i fenomeni umani, la mafia ha un inizio e una fine: la mafia non è invincibile, i mafiosi sono uomini in carne e ossa come noi». Giovanni Impastato ripercorre la vita del fratello. Lo definisce un erede delle lotte contadine degli anni ’40 e, al tempo stesso, un pioniere dei metodi alternativi di lotta: la musica, l’arte, la fotografia. E soprattutto, l’ironia. I due litigavano: pur condividendo il punto di vista di Peppino, Giovanni non ne approvava lo scontro frontale con la mafia che reputava perdente. La consapevolezza di rompere con la mafia matura dopo la morte di Peppino: «Avevo paura – dice -, ora ho paura della rassegnazione. Vorrebbero far crederci che siamo un paese spento». Giovanni racconta anche delle vicende successive all’assassinio di Peppino fatto passare, in un primo momento,  per un suicidio-attentato terroristico. Giovanni e la madre Felicia seguono le vicende giudiziarie, animati dal desiderio di giustizia e verità. Solo nel 2001 Vito Palazzolo e Gaetano Badalamenti sono condannati. Ma Giovanni Impastato non è appagato. Perché «un ergastolo in più è un fallimento per tutti noi».<br> La giornata dedicata a Peppino Impastato si è articolata in due momenti. Nel pomeriggio, presso  la sala del Consiglio del Comune, cittadini di Pentone e della provincia di Catanzaro hanno ascoltato e condiviso pensieri e domande con Giovanni Impastato. In mattinata il comitato civico ha coinvolto le scuole elementari e medie di Pentone. Gli alunni seguono il progetto Legalità, condotto in modo che «l’educazione si traduca in comportamenti quotidiani», spiega la dirigente dell’Istituto comprensivo di Taverna di cui fa parte Pentone, Raffaella Vaccaro. Negli ultimi giorni, le attività sono state focalizzate sulla figura di Peppino Impastato. «Nella scuola si fa di tutto per eliminare elementi della storia recente – afferma il referente del progetto, Ilario Zappia – e offuscare verità scomode come si è fatto con Peppino». Per il sindaco di Pentone, Raffaele Mirenzi, iniziative come questa sono importanti per costruire gli uomini di domani.
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Un museo nel casolare di Impastato e 47 disegnatori gli rendono omaggio
Qui gli assassini di Peppino Impastato, dopo aver eseguito il delitto, misero a punto la messinscena che diede vita poi al depistaggio. Adesso questo casolare diventerà proprietà della Regione che lo destinerà a museo. La proposta dell'assessore all'Economia Gaetano Armao, d'intesa con il Comune di Cinisi, risponde all'appello lanciato attraverso "Repubblica" da Giovanni Impastato, fratello di Peppino, che aveva denunciato lo stato di degrado in cui si trova la struttura di contrada Feudo, a Cinisi: "Salviamo questo casolare, è tutto ciò che qui attorno conserva l'ultimo respiro di Peppino".
Dopo la pubblicazione dell'articolo, 47 disegnatori di tutta Italia si sono mobilitati e hanno realizzato altrettante tavole dedicate a Peppino e al luogo in cui fu ucciso per sostenere la campagna per la memoria.
"Sono le immagini dentro di noi a mantenere viva la memoria e questi disegni sono i simboli che stanno qui a manifestarlo. Nonostante tutto Peppino non è morto, è qui con noi adesso e potete vederlo con i vostri occhi - spiega Lelio Bonaccorso, promotore della mobilitazione degli artisti.
Sarebbe meraviglioso se a questa iniziativa partecipassero molte altre persone, esprimendo così con forza che "Peppino è vivo e le sue idee non moriranno mai".


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Un piccolo casolare di campagna e la sua memoria...
[di Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato 19/9/2011]

Stretto tra il monte Pecoraro e le piste dell’aeroporto è ancora lì, come se non fossero trascorsi 33 anni. Ancora guarda dalle sue piccole finestrelle gli uccelli d’acciaio che atterrano a Punta Raisi, come dicevano a Radio Aut, e i treni che passano veloci sulla linea ferrata Palermo-Trapani. Non è altro che un piccolo casolare di campagna, sito in contrada Feudo. Prima piccola stalla,  poi destinato ad essere qualcos’altro, teatro di una triste, tragica vicenda. È proprio lì, infatti, che Peppino venne portato la sera dell’8 maggio del 1978 ed è proprio lì, all’interno di uno dei suoi piccoli vani, che venne malmenato pesantemente, preso a sassate, per poi essere trascinato sui binari e fatto saltare in aria, con una carica di esplosivo.
Lì, al suo interno, la mattina del 9 maggio 1978 sono state ritrovate le tracce di sangue e le pietre macchiate consegnate ai carabinieri e poi sparite. E sparsi in quel piccolo angolo di campagna i resti che appartenevano al corpo di Peppino. Ed è lì, sul campo, che proprio quello stesso giorno è iniziato il depistaggio, con l’occultamento delle prove, la riparazione immediata dei binari con il riempimento del cratere dell’esplosione e il fatto che quella piccola struttura venne del tutto ignorata durante gli accertamenti delle forze dell’ordine e la sua esistenza neppure risulta dai verbali redatti dagli agenti intervenuti. Lì, proprio lì, i compagni di Peppino venivano tenuti lontani da un cordone di polizia, mentre i curiosi potevano tranquillamente scorazzare o persino avvicinarsi all’auto di Peppino, aprire la portiera, entrare nell’abitacolo. Ed è lì che il giorno dopo proprio i compagni dovettero tornare, per portare avanti un lavoro traumatico, per raccogliere prove e indizi allo scopo di smontare la tesi dell’attentato terroristico, fotografando ogni minimo dettaglio, trovando altre pietre insanguinate e altri resti di Peppino lì abbandonati, che furono raccolti in miseri sacchetti di plastica. Proprio lì, infine, lungo i binari, fu collocato a testimonianza un cartello che riportava la scritta “Giuseppe Impastato, assassinato dalla mafia qui”.
Prima era una piccola trazzera a condurvici, adesso una stradina costeggiata da villette, comparse come funghi a rompere l’isolamento e il silenzio della campagna. E lo sguardo che non sa se posarsi in lontananza sui versanti della montagna alle spalle o sulle acque del  mare di fronte, si stringe ben presto tristemente su un lucchetto che serra alla recinzione una rete sgangherata in ferro. Certo non fa da protezione, perché impedisce l’accesso solo a chi giunge in quel luogo per portargli omaggio in quanto testimone di un pezzo di storia e teatro di una memoria, mentre lo stesso, chissà come, non accade a chi lì vi reca per altri scopi, per pascolarvi le mucche o scaricare abusivamente rifiuti o materiale di risulta.
A nulla è valso il vincolo posto sulla struttura del casolare nel 2003 dai commissari prefettizi che amministrarono il comune quando la giunta di allora fu sciolta per infiltrazione mafiosa. “Bene di interesse storico-culturale”, così risulta registrato anche nel piano regolatore, ma il terreno circostante resta di proprietà privata.
Ci siamo rivolti alle istituzioni locali per trovare una soluzione e ci hanno dato ascolto dicendoci, però, che non sono disponibili fondi per l’acquisizione del terreno. E così fino ad ora  non siamo riusciti a superare l’ostacolo, abbandonando quel posto all’incuria e noi stessi alla tristezza sconfinata che ci cattura ogni volta che ci rechiamo lì.
Adesso, però, siamo stanchi di aspettare. Vogliamo veder rinascere quel luogo come un giardino della memoria, con un prato verde, installazioni e una targa a ricordo.
Ogni luogo ha una memoria, ma alcuni più degli altri e di questi bisogna avere cura e rispetto,  bisogna lasciare che ogni loro angolo racconti quello che ha vissuto, come quel carrubo posto lateralmente al casolare sotto il quale fu parcheggiata l’auto di Peppino, che continua imperterrito a diramare le sue radici nel terreno.
Presto lanceremo un’iniziativa pubblica per il recupero del casolare, ma vogliamo che diventi un’occasione di mobilitazione collettiva, di tutti coloro che conservano una forte sensibilità riguardo la memoria di chi ha lottato in difesa dei diritti di tutti e del nostro territorio, senza alcuna forma di strumentalizzazione o appropriazione. Speriamo nel sostegno di tanti.
[di Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato]


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Collegno (TO) dedica i giardini a Peppino Impastato

 [acmos.net]
La città di Collegno ha dedicato i giardini  di via De Amicis a Peppino Impasatato, l'inaugurazione è avvenuta nel pomeriggio di venerdi 16/9 ed ha visto la partecipazione delle istituzioni, di diverse associazioni del territorio e della cittadinanza.
Il sindaco Silvana Accossato, in apertura ha sottolineato come sia un segnale forte dedicare dei giardini, un luogo d'incontro e di dialogo, ad una figura importante come quella di Peppino, la cui storia, per troppo tempo oscurata e offuscata, dimostra l'importanza della comunicazione e della denuncia. Il presidente di Casa Sicilia, Serafino Gianni Sanfilippo, racconta come la sua associazione abbia fatto dipingere delle orme che collegano l'ingresso del giardino al monumento dedicato a Peppino, a rappresentare i 100 passi, che questa volta non deve più fare da solo: la lotta alle mafie deve diventare sempre più una battaglia comune. Maria Josè Fava, referente di Libera Piemonte che, prendendo spunto dall'operazione Minotauro e dalle evidenze emerse che segnalano il potere della mafia anche sul territorio piemontese, attraverso corruzioni, collusioni e rapporti con la politica.
Chi appartiene alle Istituzioni non può permettersi simili sottovalutazioni. La 'ndrangheta in Piemonte esiste da anni. Il tempo della sottovalutazione è ampiamente scaduto. afferma che la figura di Impastato è un esempio importante per l'associazione che lei rappresenta per tre motivi: Peppino, seppur cresciuto in una famiglia mafiosa, decide di lottare in prima linea contro la criminalità organizzata, dimostrando che la cultura si può cambiare; in secondo luogo Peppino fa una scelta precisa: utilizza come armi la cultura ed il bello, la sua battaglia è fatta anche di trasmissioni radiofoniche e poesie; infine quella di Impastato è una lotta a 360°, il suo impegno parte dalla radio, ma arriva anche alla politica, ed è proprio in quel momento che viene ucciso.
Luciana Penna, la scultrice che ha realizzato il monumento dedicato a Peppino, posto al centro del giardino spiega il significato dell'opera: la statua rappresenta una figura di profilo che tiene un microfono in mano da cui si diffonde la voce, rappresentata da dei cerchi; con l'altra mano l'uomo alza un coperchio che svela una piovra, che sta stritolando un uomo. La scultrice racconta della sua scelta di raffigurare la vita e la forza della battaglia e della denuncia.
Dopo la lettura della targa e lo scoprimento del monumento, al centro civico Giuseppe Dozzo, Diego Sarno, per Avviso Pubblico, sottolinea come le amministrazioni abbiano il compito di tenere alta l'attenzione sul rischio di infiltrazioni mafiose.
Il Travelgec di Acmos e l'associazione Il laboratorio di Calvino, leggono alcune poesie dedicate a Peppino e ricordano la figura di Mauro de Mauro, di cui in quella data, ricorre l'anniversario della scomparsa. In conclusione viene proiettato il film documentario di Antonio Bellia, "Nel cuore delle alghe e dei coralli- i 100 passi di Peppino Impastato".
Momenti come questi, dimostrano l'importanza della memoria oltre che la possibile unione tra le amministrazioni e le associazioni nell'impegno condiviso contro le mafie, ognuno con i propri mezzi e le proprie competenze.
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"Lunga è la notte e senza tempo..."

La notte di Peppino è lunga e triste, la pioggia è come lacrime che appannano la vista, in attesa di un riscatto che, a Cinisi, forse non arriverà mai.
Peppino aveva un modo di fare poesia passionale, ermetico e improvvisato come l'autentica passione politica, del resto.
Mai, purtroppo, in questi 33 anni le sue parole ed il suo pensiero hanno smesso di esssere attuali…
E’ di questi giorni il tentativo dichiarato di perpetuare la notte sull'Italia tutta, facendo calare un immenso bavaglio sulle redazioni di qualsiasi mezzo di informazione e di accecare la pubblica opinione, affinchè nulla veda e nulla sappia sul degrado politico, etico e sociale che ha ormai ridotto ad una sorta di fogna a cielo aperto, questo paese.
E’ in questo clima di degrado che qualche giorno fa si è levato l’appello di Giovanni, fratello di Peppino e di Radio 100 Passi: “Salviamo il casolare e tutto ciò che conserva l'ultimo respiro di Peppino…”, dopo la constatazione dello stato di degrado del casolare in località “Feudo” a Cinisi, dove 33 anni fa, fu ucciso il fratello.All’appello lanciato da Radio 100 Passi (*leggi) e dalle pagine del quotidiano La Repubblica (*leggi) da parte di Giovanni Impastato e dell’Associazione Casa memoria di Cinisi (*leggi comunicato), è seguito un “tam-tam” sul web provocando in poche ore prese di posizione autorevoli: On. Sonia Alfano (*leggi) ed iniziative di mobilitazione da parte di associazioni, partiti, giornalisti e semplici cittadini, volte a sensibilizzare il Sindaco e l’Amministrazione comunale di Cinisi ad intervenire, attivandosi subito, per restituire la dignità già violata, al luogo dove Peppino fu assassinato dai sicari di Tano Badalamenti. Singolare e spero efficace, l’iniziativa di Giulio Cavalli (attore, scrittore, regista, Consigliere Regionale Lombardia), che in queste ore dal suo “blog” ha lanciato l’iniziativa: Pulite la memoria di Peppino Impastato! Ci metto la firma, una raccolta firme “on line” per « inviare una mail (tecnicamente: mailbombing) al sindaco di Cinisi ed esprimere il nostro sdegno…»

Un Paese civile non può lasciare marcire i luoghi della memoria dei propri uomini lasciati soli già una volta.
Bisogna fare qualcosa tutti e subito perché questa “lunga notte senza tempo” italiana, non diventi infinita…


Petizione “on-line” di Giulio Cavalli:

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Taranto intitola una via a Peppino Impastato

Taranto, 16/9/2011, quartiere Paolo VI, a ridosso dell’acciaieria ILVA alle spalle della sede della Corte d’Appello del Tribunale, é stata inaugurata una via che il Comune ha voluto intestare a Peppino Impastato.
Questa è solo l’ultima, in ordine di tempo, delle tante risposte che sono state date in tutta Italia al sindaco leghista di Ponteranica, un comune in provincia di Bergamo  che,  nel settembre del 2009, aveva deciso di togliere l’intitolazione della biblioteca comunale ad uno dei personaggi simbolo dell’antimafia. A Taranto, per l’occasione, si è recato Giovanni Impastato, fratello di Peppino. Giovanni, insieme ad Augusto Rocchi, responsabile dell’economia nella segreteria del Partito della Rifondazione Comunista, ha partecipato alla Festa di Liberazione, organizzata dal circolo di Rifondazione Comunista “Peppino Impastato”.
Tutto ciò nelle stesse ore in cui si stanno moltiplicando le iniziative, di Casa Memoria di Cinisi, della famiglia, di Radio100 Passi, di semplici cittadini, del web ecc., volte a sensiblizzare il Sindaco e gli Amministratori del Comune di Cinisi ad attivarsi per restituire la dignità già violata, al luogo dove fu assassinato Peppino Impastato 33 anni fa, dopo il grido lanciato nei giorni scorsi da Giovanni, fratello di Peppino, nel vedere dimenticato ed oltraggiato un importante luogo di memoria come il casolare il località “Feudo” a Cinisi.



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Il luogo della memoria dimenticato
(di Danilo Sulis)
Il casolare dove venne assassinato Peppino Impastato versa in condizioni pietose. Il proprietario, un benestante di Cinisi, lo lascia nel degrado più assoluto. Per questo la famiglia Impastato tempo fa aveva chiesto di poterlo acquistare ma la richiesta fu esosa e fuori da ogni valutazione anche di mercato.
Successivamente il commissario dello stato lo dichiarò luogo di memoria ponendovi il vincolo. Il passo successivo avrebbe dovuto essere l’esproprio, ma l’attuale amministrazione comunale non avvia la procedura. Ora pare che il Sindaco, “per accelerare il percorso”, voglia acquisire il bene non con l’esproprio, ma con l’acquisto.
In paese qualche maligno sostiene che sia un modo per favorire il proprietario, ed in ogni caso nell’attesa, per non far partire la giusta pratica d’esproprio.
Siamo stati sul luogo che oltre ad essere diventata una discarica, è anche sommerso da sterco, segno che, alla faccia della memoria, il luogo non è solo abbandonato, ma viene addirittura utilizzato in maniera irriguardosa  e dispregiativa; gli stessi vicini lamentano la vergogna.
Radio 100 passi intende lanciare una campagna per l’acquisizione del luogo alla collettività per farlo diventare il giardino della memoria.

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Bisacquino (PA) - Un parco per Peppino Impastato
Il Comune di Bisacquino l’11 Settembre ha inaugurato il suo Parco urbano, dedicandolo a Peppino Impastato. Insieme al sindaco Filippo Contorno c'era Giovanni, il fratello di Peppino. Il parco, realizzato qualche anno fa, era stato "vandalizzato" e abbandonato. L'Amministrazione Contorno, con la collaborazione di tanti giovani volontari, l'ha ripulito, restaurato, intitolato a Peppino Impastato ed affidato in gestione all'associazione di volontariato dei Vigili del Fuoco.


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5 e 6 Settembre 2011: Casa Memoria Impastato chiude il palinsesto delle iniziative estive con due appuntamenti presso la Pizzeria Impastato:

     Il Mediterraneo difficile: storie e destini che si incrociano per mare, tra fatiche e sofferenze, pescatori e migranti.

   “Don Vito a Gomorra, mafia e antimafia tra pizzini, papelli e bestseller”. Presentazione del libro di Umberto Santino.

 Anche questa estate è arrivata ormai alla conclusione e così si chiude anche il palinsesto delle iniziative organizzate da “Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato” presso la Pizzeria Impastato (Cinisi, SS113 km 288,800).
L’associazione conclude la “bella stagione” come consuetudine, tra l’impegno e l’incanto, la riflessione e la cultura; quest’anno con due importanti appuntamenti previsti per il 5 e 6 settembre 2011 a partire dalle ore 21.00.

5 settembre 2011 ore 21.00
Il Mediterraneo difficile, destini e storie che si incrociano per mare, tra fatiche e sofferenze, pescatori e migranti”.
Il Mediterraneo, mare difficile, parla, racconta storie di pescatori e migranti, storie di chi soffre per la fame, le guerre, la persecuzione e affronta viaggi disperati per salvarsi; storie di chi fatica per procacciarsi cibo e un minimo guadagno; storie di antiche traversate e nuove speranze. Sono storie cullate dalle onde, divise tra i riflessi di luce e il buio delle grandi profondità; tra l’umanità di chi salva i migranti e la vergognosa persecuzione giudiziaria delle istituzioni; storie pescate dalle reti di chi sa ascoltare.
-      Proiezione video "Mare aperto" di Enrico Montalbano; segue commento dell'autore
-      Sbarchi, tragedie, salvataggi e la vergognosa persecuzione giudiziaria; relazionano Judith Gleitze e Mimma Grillo del Forum antirazzista Palermo
-      Recital di poesie sul tema immigrazione a cura di Emilia Ricotti
-      Ensemble musicale dal respiro africano con Matilde Politi, DouDou Diouf, Kadialy Kolyate.

6 settembre 2011 ore 21.00
Don Vito a Gomorra, mafia e antimafia tra papelli, pizzini e best sellers” presentazione del testo di Umberto Santino con gli interventi di Francesco La Licata, giornalista ed autore del libro “Don Vito” e Tano Grasso, presidente della Federazione Nazionale delle Associazioni Antiracket e Antiusura.
Sarà un occasione per riflettere su come le macchinazioni, i paradisi e gli inferni costruiti, i falsi miti e le belle parole, così come i castelli di carte della comunicazione di massa abbiano intaccato la lucidità e l’esame di realtà e influito sulle modalità del fare antimafia e del fare politica in generale.
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            Due anni fa Ponteranica (BG)...              
Il 16 agosto di 2 anni fa, con una convocazione straordinaria della giunta comunale, alle 9 del mattino, il sindaco leghista di Ponteranica impone la cancellazione del nome "Peppino Impastato" dalla biblioteca comunale del suo paese.
Precedentemente anche il prefetto di Bergamo si era dichiarato contrario ad un simile provvedimento. Alle 9 del mattino, ancora prima dell'approvazione di giunta, il sindaco Aldegani invia un operaio comunale a togliere la "vergognosa" targa con il riferimento ad una delle più simboliche e complete figure impegnate nella lotta contro il potere politico-mafioso che per giunta hanno pagato il prezzo più alto perdendo la propria vita.
Il 26 Settembre di quell’anno un corteo di 7000 persone: semplici cittadini, famiglie, associazioni, bandiere di partito, invase pacificamente le vie del paesino bergamasco per protestare contro l’inqualificabile scelta degli amministratori comunali, con bandiere, striscioni ed una riproduzione gigante della targa rimossa.
La stessa targa, riprodotta in piccolo, che a circa mezz'ora dall'inizio del corteo Giovanni Impastato, fratello di Peppino, ha potuto vedere appoggiata "all'ulivo della pace" vicino al bocciodromo, dove nella notte qualche ignoto provocatore ha tagliato; l'ulivo era stato piantato qualche mese prima, giusto il giorno dell'intitolazione della biblioteca poi cancellata dal sindaco Aldegani.
Da allora in tutta Italia, lo sdegno collettivo e la volontà di opporsi alla sempre più vergognosa politica di un partito politico, che è un concentrato di neofascismo, razzismo, ignoranza ed intolleranza, conditi con buffonate da baraccone circense, è sicuramente cresciuto… ma non è bastato.
Un anno dopo, nel settembre 2010 un’analoga manifestazione, contornata da eventi culturali e musicali durati tre giorni, ha denunciato a viva voce “un disegno ben chiaro che va da Bossi a Berlusconi, un disegno che vuole cancellare la memoria”, come sottolineato dal palco da Giovanni, fratello di Peppino Impastato, esortando ad un “risveglio delle nostre coscienze”, perché è vero che le targhe si possono togliere, ma i valori e gli ideali, no! Non si cancellano!
Presenti al fianco di Giovanni Impastato anche Leoluca Orlando, Claudio Fava, Heidi Giuliani semplici cittadini, deputati della Repubblica, amministratori e tanti altri esponenti politici.
La volontà è e rimane quella di « andare oltre la richiesta di rimettere la targa in memoria di Peppino Impastato in biblioteca: costituire un forum permanente antimafia per il Nord, perché la criminalità organizzata non si combatte solo con qualche manifestazione, ma con il costante studio del fenomeno e con il quotidiano impegno politico », nelle parole pronunciate dall'ex sindaco di Ponteranica, Alessandro Pagano.
Queste manifestazioni hanno un significato importante”, come ha scritto agli organizzatori Giovanni Impastato, fratello di Peppino, in un messaggio poi girato alla stampa. “…vuol dire dare continuità alla grande battaglia di civiltà e di democrazia, vuol dire sconfiggere l’arroganza e la prepotenza di questo sistema politico che a tutti i costi tenta di bloccare il grande processo di rinnovamento. Ritorneremo a Ponteranica, per cercare di salvare la memoria storica di questo Paese, sicuramente non saremo 20 milioni, ma sarà comunque importante mobilitarsi….

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Agosto 2011
DAL 17 AGOSTO A CINISI TRE GIORNATE IN RICORDO DI PEPPINO IMPASTATO
Tre giornate sotto il segno dell'impegno antimafia. Il 17, 18 e 19 agosto prossimi, l'associazione ''Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato'', organizza alcune iniziative nel Comune di Cinisi, nella sede di Casa Memoria, dell'ex Casa Badalamenti e della pizzeria Impastato.

17 agosto: in occasione della ''Notte Bianca'' di Cinisi. Le porte di ''Casa Memoria'' rimarranno aperte. Le persone cosi' potranno visitare la casa e conoscere e approfondire la storia di Peppino Impastato.
Anche l'ex Casa di Badalamenti, nel corso principale di Cinisi, sara' aperta e all'interno verranno allestite tre mostre fotografiche. La prima sui terreni confiscati a Brusca, a cura dell'associazione Asadin di Cinisi, la seconda, invece, affronta il tema degli sbarchi a Lampedusa con il titolo: ''Storia di barche, braccia e bare''; la terza raccoglie opere di un giovane artista cinisense Beny Vitale e porta il titolo “Trebel art”. Nei suoi collage Trebel non affronta tematiche particolari, assembla le figure in modo inusuale. L’artista non cerca di dare significato alle sue opere, stimola invece l’osservatore a provare una sensazione nuova, nel vedere accostamenti nuovi, di forte impatto visivo ed emotivo. Quest’ultima iniziativa si pone nell’ottica di ospitare a Casa Badalamenti i prodotti del genio artistico locale, per donare nuovo respiro e nuove forme di espressione al territorio. Casa Memoria a questo proposito aspetta nuovi suggerimenti e nuove proposte.
18 agosto: nei locali della pizzeria Impastato (SS.113 Km 288,800 Cinisi) alle 21 verra' proiettato il film ''Io ricordo'' di Ruggero Gabbai, un film a cui il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha dedicato una targa per il valore della coscienza e dell'impegno. Nel decimo anniversario della morte di Giovanni Falcone un padre, Gianfranco Jannuzzo, spiega al bambino Piero La Cara, che quel giorno compie 10 anni, cos'e' la mafia e chi era Giovanni Falcone, perche' lui ne porta il nome e perche' ci sono persone, in Sicilia, che oggi vogliono responsabilmente assumersi l'eredita' morale di Paolo, Giovanni, Boris, Cesare, Gaetano, Rocco, Beppe, Ninni, Carlo Alberto, Piersanti, Libero, Rosario. A seguire l'incontro con l'attore protagonista Gianfranco Iannuzzo.
19 agosto: sempre nei locali della pizzeria Impastato, alle 21, verra' proiettato il trailer del documentario ''Zona Espansione Nord, Libera Repubblica dello Zen''. Il film affronta i problemi di un quartiere, lo Zen zona espansione nord uno dei cosiddetti quartieri satellite, insediamenti popolari per palermitani confinati a Palermo. E' la storia di questo luogo, dei suoi abitanti strappati dai catoi del centro, fuggiti dal terremoto del '68 e dell'occupazione delle case popolari che ne segui'. A seguire, incontro con Giovanni Impastato, Anna Reiter, Vincino Gallo, Giuseppe Barbera, Ciccio Meli e alcuni abitanti dello Zen. Poi performance musicali e recital con Costanza Licata, Rosmary Enea e Salvo Piparo.
  


Anche Lecce ha la sua Via Peppino Impastato
La Giunta comunale ha deliberato un nuovo pacchetto che arricchisce la toponomastica cittadina. Accolta la richiesta dei Giovani Democratici: “Un gesto simbolico dal grande valore civico”.
Giovedì 4 Agosto scorso, una nuova strada è stata intitolata a Peppino Impastato nell’ambito di un provvedimento, immediatamente esecutivo, che ha “battezzato” 37 nuove vie.
La strada prescelta è il tratto di 220 metri compreso tra via Vecchia Frigole e via Aldo Palazzeschi.
La strada dedicata a Peppino ora può rappresentare un segnale di speranza per questa terra e per questo obbiettivo raggiunto ringraziamo la disponibilità immediata del sindaco davanti alla nostra richiesta di voler ricordare Impastato anche nella nostra città: un gesto simbolico, al di là delle contrapposizioni politiche, ma con un altissimo valore civico”, ha commentato Diego Dantes, responsabile dell’organizzazione dei Giovani democratici che nei mesi scorsi avevano avanzato ufficialmente la richiesta.
Fra le nuove intitolazioni c’è spazio anche per personaggi del passato di questa terra e per qualche illustre figura di livello nazionale che forse di Lecce non hai mai sentito parlare: un parco ricorderà Luisa Della Ratta, fondatrice di Villaconvento; una piazza don Ugo Borgia, sacerdote mentre una via è stata aggiudicata alla memoria dello sciatore Zeno Colò.
E se di Lecce Peppino non avrà mai parlato con nessuno, alla fine poco importa. Lecce ha certamente sentito parlare di lui e da giovedì, finalmente, c’è una strada dove si possono percorrere cento passi nel sentiero della memoria.
[dal quotidiano LeccePrima.it di martedì 9 agosto 2011]