Fateci caso: ogni qual volta un nuovo potere vuole disintegrare il tessuto sociale del paese da “conquistare” come prima cosa tende a svalutarne e poi a distruggerne i simboli. L’Italia nata dalla Resistenza è divenuta per molti quasi un ricordo, gli uomini ed i partiti che l’hanno creata spariti, è sceso il buio.
Ma anche in questa oscurità il 25 aprile, il1° maggio ed il 2 giugno hanno rappresentato la sola occasione dove un popolo disorientato tornava ad essere unito, dove una platea scollegata ormai in mille sigle trovava, intonando «Bella ciao», il fattore comune dell’essere Paese, nonostante le brutture e le debolezze, ritrovava l’orgoglio di essere figli di un atto di coraggio: la Resistenza.
Bandiere le chiamano, simboli, ma sono l’essenza stessa del sentirsi uomini, nervi e sangue della democrazia. Valori e simboli “pericolosi” per il potere, perché uniscono, perché rendono forti un insieme di debolezze, per questo il governo più iniquo della storia vuole approfittare della scusa della crisi, per scardinare simbolicamente gli ultimi capisaldi del nostro paese. Spostare - per abolirli, di fatto - il 25 aprile, il 1°maggio ed il 2 giugno, non è cancellare tre “festività”, ma azzerare tre valori condivisi, libertà, lavoro e repubblica, che sono il collante della nostra nazione.
Disintegrare l’unità non solo territoriale ma soprattutto morale dell’Italia è l’obiettivo dei vari Berlusconi, Sacconi, Bossi, Calderoli e dei loro giannizzeri meridionali come Scilipoti. Uomini al servizio non dei cittadini, ma dei loro interessi personali, dei loro gruppi di potere, di un nuovo fascismo imperante figlio della disgregazione sociale in cui, anche a causa di un opposizione spesso inerte, hanno gettato l’Italia. Ma anche in questo buio c’è chi dice no, c’è chi si oppone con le armi della democrazia, che lancia segnali sperando che vengano colti.
Tra questi i docenti universitari Thomas Casadei (anche consigliere Pd), Roberto Balzani (anche innovativo Sindaco di Forlì), Sauro Mattarelli e Maurizio Ridolfi: la petizione on line che hanno lanciato invitando i cittadini alla mobilitazione "http://soppressionefestecivili.blogspot.com" sta mietendo adesioni, all’insegna di una riscossa civile, morale, sociale. Sulla stessa scia l’appello lanciato da Articolo21, immediatamente ripreso dall’Anpi, e dalla Cgil, insieme ad una scia fortissima di mobilitazione sul web.
Come nelle rivolte arabe la rete diventa frontiera della difesa dei diritti e cardine dell’articolo 21 della Costituzione. Perché a ben vedere in un paese come il nostro sacche di “Resistenza” si creano ovunque. Per questo i “nuovi fascismi” non avranno vita facile, perché è cresciuta una generazione di “nuovi partigiani”, che non si piegano all’indifferenza: partecipano, lottano, amano e non si arrendono. Utilizzano la rete come grimaldello e le piazze come momento di aggregazione, vincono elezioni e referendum e trainano partiti che faticano ad intercettarne i nuovi bisogni di partecipazione. Come sessanta anni or sono hanno piantato il vessillo dei beni comuni e dei valori e sono disposti a difenderlo, costi quel che costi, contro tutti, anche contro i loro “interessi” personali.
Chiudete gli occhi, ascoltate: Resistenza, lavoro, solidarietà, repubblica, danno vita ad una canzone bellissima che ha un solo titolo: LIBERTA'.
Come diceva Antonio Gramsci «la rosa è viva e certamente dopo la neve fiorirà».
Ma anche in questa oscurità il 25 aprile, il1° maggio ed il 2 giugno hanno rappresentato la sola occasione dove un popolo disorientato tornava ad essere unito, dove una platea scollegata ormai in mille sigle trovava, intonando «Bella ciao», il fattore comune dell’essere Paese, nonostante le brutture e le debolezze, ritrovava l’orgoglio di essere figli di un atto di coraggio: la Resistenza.
Bandiere le chiamano, simboli, ma sono l’essenza stessa del sentirsi uomini, nervi e sangue della democrazia. Valori e simboli “pericolosi” per il potere, perché uniscono, perché rendono forti un insieme di debolezze, per questo il governo più iniquo della storia vuole approfittare della scusa della crisi, per scardinare simbolicamente gli ultimi capisaldi del nostro paese. Spostare - per abolirli, di fatto - il 25 aprile, il 1°maggio ed il 2 giugno, non è cancellare tre “festività”, ma azzerare tre valori condivisi, libertà, lavoro e repubblica, che sono il collante della nostra nazione.
Disintegrare l’unità non solo territoriale ma soprattutto morale dell’Italia è l’obiettivo dei vari Berlusconi, Sacconi, Bossi, Calderoli e dei loro giannizzeri meridionali come Scilipoti. Uomini al servizio non dei cittadini, ma dei loro interessi personali, dei loro gruppi di potere, di un nuovo fascismo imperante figlio della disgregazione sociale in cui, anche a causa di un opposizione spesso inerte, hanno gettato l’Italia. Ma anche in questo buio c’è chi dice no, c’è chi si oppone con le armi della democrazia, che lancia segnali sperando che vengano colti.
Tra questi i docenti universitari Thomas Casadei (anche consigliere Pd), Roberto Balzani (anche innovativo Sindaco di Forlì), Sauro Mattarelli e Maurizio Ridolfi: la petizione on line che hanno lanciato invitando i cittadini alla mobilitazione "http://soppressionefestecivili.blogspot.com" sta mietendo adesioni, all’insegna di una riscossa civile, morale, sociale. Sulla stessa scia l’appello lanciato da Articolo21, immediatamente ripreso dall’Anpi, e dalla Cgil, insieme ad una scia fortissima di mobilitazione sul web.
Come nelle rivolte arabe la rete diventa frontiera della difesa dei diritti e cardine dell’articolo 21 della Costituzione. Perché a ben vedere in un paese come il nostro sacche di “Resistenza” si creano ovunque. Per questo i “nuovi fascismi” non avranno vita facile, perché è cresciuta una generazione di “nuovi partigiani”, che non si piegano all’indifferenza: partecipano, lottano, amano e non si arrendono. Utilizzano la rete come grimaldello e le piazze come momento di aggregazione, vincono elezioni e referendum e trainano partiti che faticano ad intercettarne i nuovi bisogni di partecipazione. Come sessanta anni or sono hanno piantato il vessillo dei beni comuni e dei valori e sono disposti a difenderlo, costi quel che costi, contro tutti, anche contro i loro “interessi” personali.
Chiudete gli occhi, ascoltate: Resistenza, lavoro, solidarietà, repubblica, danno vita ad una canzone bellissima che ha un solo titolo: LIBERTA'.
Come diceva Antonio Gramsci «la rosa è viva e certamente dopo la neve fiorirà».
L’Unità/Emilia-Romagna 28.08.11
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