giovedì 7 febbraio 2013

La politica dei saltimbanchi e l'antimafia dei buffoni


LA POLITICA DEI SALTIMBANCHI E L’ANTIMAFIA DEI BUFFONI

STORIA INFINITA DI UN IMPEGNO POLITICO
[di Giovanni Impastato]
Erano veramente altri tempi, ricordo la mia prima campagna elettorale dove ho partecipato attivamente, dopo lo scioglimento anticipato delle camere si votava il 7 Maggio del 1972, le ultime elezioni si erano svolte nel 1968. A parte la breve militanza di Peppino nel PCD’I (ML) dopo la sua uscita dal PSIUP.
Il gruppo di Cinisi dopo l’esperienza delle lotte contadine, l’esproprio dei terreni per la terza pista e le lotte studentesche, aderisce alla lista del Manifesto e porta avanti la battaglia per la liberazione dell’anarchico Pietro Valpreda, accusato, insieme ai suoi compagni, ingiustamente per la strage di piazza Fontana, nel 1969. Un altro anarchico Pino Pinelli volava, da una finestra della questura di Milano, durante l’interrogatorio.
Avevo appena diciannove anni ancora non votavo, non era stata approvata la legge per il voto ai diciottenni. Durante il periodo della campagna elettorale, Peppino aveva fatto quattro comizi a Cinisi e due a Terrasini con propaganda attiva in città e in provincia, avevamo un nastro audio con la registrazione, dal carcere, di un messaggio di Pietro Valpreda e non mancava occasione per farlo ascoltare in ogni comizio. Nel vecchio gruppo storico dei compagni di Peppino erano rimasti Giacomo Abbate (‘zu Masi), Agostino Vitale, Francesco Palazzolo (Cicciarello), Nino La Fata e alcuni compagni  provenienti dal PSIUP.
I nostri punti di riferimento, a livello nazionale, erano gli scissionisti del PCI di allora: Valentino Parlato, Luigi Pintor, Luciana Castellina, Lucio Magri, Rossana Rossanda ed altri. A Cinisi i votanti erano la metà rispetto ad oggi ma si ottenne ugualmente un risultato per noi soddisfacente, (62 voti). Purtroppo a livello nazionale è stata una pesante e sonora sconfitta, con la vecchia legge elettorale non abbiamo raggiunto il quorum e siamo rimasti fuori dai due rami del parlamento e l’anarchico Pietro Valpreda rimase in galera. Non è bastato un grande lavoro di controinformazione sulla seconda strage di stato per ottenere un buon risultato elettorale.
Successivamente Peppino aderisce a Lotta Continua e si candida nella lista presentata nel 1975 alle elezioni regionali. Pure in questo caso non riuscimmo a fare eleggere rappresentanti all’assemblea regionale, era il periodo di Mauro Rostagno, Ciro Noia,Gianni Silvestrini, Pino e Sandro Tito, tutti militanti di questa organizzazione.
Mi è rimasto impresso un particolare che non potrò mai dimenticare, eravamo in chiusura di campagna elettorale, Mauro Rostagno aveva garantito la sua presenza a Cinisi per un comizio assieme a Peppino, malgrado i suoi impegni a Palermo, stava partecipando ad una festa di chiusura della campagna elettorale. Io, Peppino e Vito Lo Duca, da poco si era avvicinato a noi, con la mia storica Fiat 128 gialla siamo andati a prenderlo nell’Arena accanto al teatro Massimo, lascio immaginare a voi la pazza corsa che abbiamo fatto in autostrada per venire a Cinisi e riportarlo a Palermo. Durante il viaggio Mauro era stanco e si era appisolato un po’, quando siamo arrivati a destinazione si rivolge a me dicendo: “Caro Giovanni mi sono svegliato con l’incubo del boato”. Purtroppo nessuno di loro è più vivo.
Un’altra campagna storica l’abbiamo vissuta nel 1976, Peppino era ancora in Lotta Continua, molti compagni si aspettavano la vittoria delle sinistre, purtroppo non è stato così. Si lavorò tantissimo a livello nazionale per il cartello elettorale di Democrazia Proletaria, un contenitore di tutti i gruppi della sinistra extra parlamentare, per costituirsi come partito dopo qualche anno. In questo caso siamo solo riusciti a fare eleggere appena sei deputati alla camera, uno solo di Lotta Continua  Mimmo Pinto, leader dei disoccupati a Napoli. Anche questa è stata una bella esperienza elettorale che chiude un ciclo con l’abbandono di molti compagni alla politica attiva. Il PCI ottiene un grande risultato superando il 30% dei voti per avvicinarsi sempre di più alla Dc.
Peppino non era affatto soddisfatto di questo risultato elettorale, tanta fatica e tanti sforzi per raccogliere poco, in lui si notava già una grande stanchezza anche se a Cinisi avevamo ottenuto un buon risultato (120 voti) che in futuro ci davano la possibilità con un piccolo aumento di ottenere un consigliere comunale, quello che pensavamo di fare per le elezioni comunali del ’78. Ricordo la passione e l’affetto di tanti compagni che si impegnavano senza nessun tornaconto per contribuire alla causa e alla lotta, per cercare di cambiare in meglio la nostra realtà. Oggi raramente si partecipa senza uno scopo o un fine personale legato al protagonismo.
Arriviamo alle elezioni del ’78. Per Peppino è stata l’ultima esperienza elettorale che non riesce a concludere perché qualche giorno prima viene ucciso. Tutti pensavamo di raccogliere i frutti di un lavoro portato avanti in dieci anni d’impegno politico e di lotta contro la mafia. Una campagna elettorale molto dura con la presentazione della lista di Democrazia Proletaria e il coinvolgimento di alcuni compagni che coraggiosamente hanno partecipato direttamente con la loro candidatura, un momento storico per Cinisi con la possibilità di entrare a far parte del consiglio comunale con un forte ruolo d’opposizione. Tutti noi sognavamo una cosa del genere, un sogno che è svanito la notte tra l’8 e il 9 Maggio su quel binario maledetto. Una campagna elettorale con comizi molto affollati, pieni di contenuti politici con denunce chiare e puntuali con nomi e cognomi, contro il sistema politico-mafioso di Cinisi. Un vero modo di fare politica mettendo in evidenza l’impegno di lotta contro la mafia, in un momento in cui la Sinistra era quasi disinteressata nell’affrontare il fenomeno. Dopo l’uccisione di Peppino siamo andati avanti con il nostro impegno e soprattutto con il nostro lavoro di controinformazione. Come famiglia assieme ai suoi compagni e al Centro Impastato di Palermo abbiamo deciso di raccogliere la sua eredità. I compagni di Democrazia Proletaria partecipano attivamente e ci aiutano tantissimo in un momento difficile. Assieme portiamo avanti la nostra battaglia politica per cercare di smontare tutto quello che era stato costruito sulla figura di Peppino da parte dei carabinieri, dei magistrati, del sistema politico istituzionale e dalla stampa di regime.
Si decide per la mia candidatura nella lista di Nuova Sinistra Unita. Un altro esperimento di cartello-contenitore che doveva raccogliere tutti i gruppi della solita sinistra extra parlamentare, senza il PDUP di Lucio Magri che era appoggiato dal PCI per ostacolarci. Ricordo quella campagna elettorale, la prima senza Peppino, avevo appena venticinque anni e mi sentivo investito di questa grande responsabilità, ero preso dal dolore della perdita di mio fratello, avevo le idee chiare però non mi sentivo in grado di fare comizi, ebbi però l’aiuto di alcuni compagni come Salvo Vitale, il gruppo di Radio Aut e altri che erano candidati come Gino Scasso, Umberto Santino e il vecchio compagno di Partinico Cola Geraci, persone di notevole spessore culturale e politico, non come oggi, che siamo di fronte a degli emeriti buffoni, pure nelle file della sinistra, che passano da uno schieramento all’altro perché non vengono accontentati nelle loro richieste. Con un discorso scritto da me, corretto e condiviso da questi compagni ho fatto il giro di tutta la Sicilia occidentale, compresa la città di Palermo.
Ricordo fin da allora che molta gente quando parlavo di Peppino mi ascoltava con grande emozione. L’intervento era durissimo un attacco frontale contro la mafia e gli investigatori di allora (giudici e carabinieri) che avevano depistato le indagini facendo passare Peppino per un terrorista. Non erano i tempi di oggi e proprio in quei giorni ho ricevuto il primo attentato. Sono venuti di notte nel mio locale, hanno ucciso il cane, sparato e riempito  le pareti di proiettili. Una chiara e precisa intimidazione mafiosa. Eravamo scossi per quello che era successo, io personalmente ho avuto tanta paura, sono riuscito a portare a compimento la campagna elettorale, sempre con l’aiuto dei soliti compagni, con un comizio di chiusura a Cinisi molto affollato. Ancora molti percepivano la presenza di Peppino, come se lui ci guardasse e approvasse quello che io assieme a mia madre ed ad altri compagni stavamo facendo.
Questa esperienza politica mi ha aiutato tantissimo a crescere, un mese prima avevamo organizzato la prima manifestazione nazionale contro la mafia nel primo anniversario dell’assassinio di mio fratello, duemila persone non erano poche in quel periodo. Purtroppo a livello elettorale abbiamo avuto la solita sonora sconfitta. Io ho preso 3.300 voti di preferenza, ero capolista. La mia elezione al parlamento fin dall’inizio non era affatto prevista però non ci aspettavamo un risultato così deludente, appena 250.000 voti e nessun deputato e senatore eletti, non ci siamo affatto scoraggiati e siamo andati avanti in una realtà difficile.
La mia esperienza elettorale non si chiude affatto nel ’79, anzi alla fine degli anni ’80 ancora una volta partecipo alle elezioni provinciali con la mia candidatura nelle liste di Democrazia Proletaria, capolista in tre circoscrizioni e candidato per il rinnovo del consiglio comunale a Palermo, dove inaspettatamente sono stato il primo dei non eletti dietro ad Alberto Mangano che in base ad accordi presi si doveva dimettere a metà mandato per entrare io al suo posto, ma non ha mantenuto la promessa. Alla fine degli anni novanta arriviamo all’ultima mia diretta e personale esperienza, questa volta nella lista di Rifondazione Comunista (in parte la continuità di DP), sempre alle provinciali. Malgrado la storia di Peppino fosse molto conosciuta, rispetto agli anni precedenti, grazie alla nostra presenza e al nostro impegno. ancora una volta, da capo lista,  non sono stato eletto, anche perché non era prevista nessuna mia elezione in base alle loro possibilità elettorali. Con la mia presenza ho cercato di dare un contributo al partito. In quell’occasione l’unico eletto è stato il segretario provinciale Antonio Marotta.
Nel 2004 con la candidatura di mia moglie Felicia a Sindaco si chiude la nostra ultima esperienza per quanto riguarda le elezioni. Dopo una lunga gestione commissariale, dovuta allo scioglimento dell’amministrazione comunale per infiltrazione mafiosa, si va al voto nel 2004.
A Cinisi. si era formato da un po’ di tempo un nucleo di giovani che facevano parte di Rifondazione Comunista, molto presenti e attivi nel territorio con una loro sede. Anch’io avevo aderito ed ero tesserato. Credo sia stato l’ultimo tentativo per la costruzione di una sinistra radicale a Cinisi, in continuità delle battaglie politiche portate avanti da Peppino. Abbiamo tentato, sollecitati dal partito a livello nazionale, di fare un accordo con il centro sinistra. In base alle loro proposte si trattava di perdere la nostra identità politica senza un riscontro positivo e senza nessuna condivisione del programma. In poche parole per loro eravamo scomodi è in alcuni incontri siamo stati pure umiliati. Dovevamo accettare tutto quello che ci proponevano e sostenere un candidato, ex democristiano che Peppino attaccava nelle trasmissioni “Onda Pazza” (Piccola cucina a gas).
Abbiamo deciso a questo punto di presentarci da soli con il nostro sindaco e la nostra lista che prendeva il nome l’” IDEA”, assieme ai Verdi. E’ stata veramente dura abbiamo tentato di coinvolgere alcune persone di sinistra e qualche militante che si lamentava della situazione attuale e ci esortava a presentarci autonomamente con la nostra lista. Purtroppo quanto si è trattato di concretizzare per arrivare al momento decisivo siamo stati lasciati soli. E pensare che molti ci chiedevano un alternativa a sinistra, dopo avere accolto le loro richieste alla fine hanno scelto vergognosamente l’altra parte. Il caso di un ex militante del PCI che rimproverava e metteva all’attenzione il nostro compagno Salvo Ruvolo a fare delle scelte alternative, nel momento che le abbiamo fatte è scomparso per poi ritrovarcelo contro a sostenere il candidato che per lui all’inizio era inaccettabile.
Da quel momento ho capito che tutto era cambiato in peggio e che bisognava fidarsi poco delle chiacchiere di molti. Stavamo entrando nella fase dei saltimbanchi della politica. Felicia, candidata sindaco, ha avuto un risultato deludente 290 voti, soprattutto per l’irresponsabilità di quanti si definiscono di sinistra. La lista degli assessori comprendeva, fra gli altri, Salvo Vitale, Gervasio Serughetti, Serena Randazzo che coraggiosamente avevano accettato di partecipare, senza ricevere in cambio nulla mettendoci la propria faccia. Da quel momento non è stato più possibile costruire una vera forza di sinistra a Cinisi. Oggi a distanza di quasi dieci anni, purtroppo siamo di fronte ai saltimbanchi della politica e ai buffoni dell’antimafia.

QUELLO CHE SUCCEDE OGGI…
A proposito di saltimbanchi e buffoni, in questa campagna elettorale abbiamo visto di tutto. Chi in nome dell’antimafia presenta una lista per passare da uno schieramento all’altro, per mentire e smentire, per esporre la sua faccia nelle gigantografie pubblicitarie delle città, chiedendo il voto e  poi ritirare sempre la stessa lista, dicendo di non saperne nulla e di appoggiare uno schieramento opposto. Alla faccia dell’antimafia!
Un altro addirittura sostiene che il forte impegno antimafia gli ha fatto spuntare le stigmate come Padre Pio, anzi più di Padre Pio. Nello stesso tempo dice di essere il più grande studioso di Ufo, di comunicare con loro e dì intraprendere rapporti con Marziani che vengono da altri pianeti. Una persona dotata di questi poteri soprannaturali avrebbe dovuto sconfiggere la mafia in un quarto d’ora.
Addirittura c’è chi sostiene, in nome delle cose giuste che la mafia non strozza le proprie vittime ma è lo stato. Che bisogna collaborare con i fascisti di CasaPound, eliminare i sindacati e i partiti per rimanere solo lui. Fra una nuotata e l’altra nello stretto di Messina ci viene a prendere per il culo con delle cazzate allucinanti.
Qualcun altro ancora, ormai fuori di testa, dopo aver smarrito il vero significato della battaglie civili scende a patti con i picchiatori fascisti, tutti casa, stato, famiglia e contro l’aborto, valori che non hanno nulla a che vedere con le idee libertarie e radicali. Per poi andare a cena assieme ad un mafioso, fatto fuori dalle liste del PDL, con la promessa di difenderlo.
L’altra barzelletta è quella dei grandi moralizzatori, che presentano gli impresentabili alle primarie per poi farli fuori durante la composizione delle liste. Giocando a nascondino con la MPS ed altre banche. Inseguendo il loro originale alleato Monti, chiedendogli ogni mezz’ora da che parte stà e invocando aiuto in Lombardia tramite un suo candidato alla presidenza (Albertini).
Il capo degli impresentabili, dopo aver tolto qualche impresentabile, sicuramente meno peggio di lui, per non scomodare Storace, fà un grande elogio a Benito Mussolini, proprio nel giorno della Shoah. Non a caso si ripresenta in pompa magna, s’impone e cresce nei sondaggi, grazie al giornalismo spettacolo da circo equestre e ai giornalisti che pensano all’audience e alle loro tasche
Per concludere siamo in presenza di quelli che con molta facilità passano dall’antimafia alla propaganda elettorale, inseguendo vittime e contro vittime da portare in parlamento. Ripescando la vecchia cultura politica di una sinistra decadente per poi litigare fra di loro per una manciata di voti.
Alla faccia di tutti noi che soffriamo e stentiamo per cercare di sopravvivere. Questa è la realtà, assieme ai saltimbanchi della politica e ai buffoni dell’antimafia, la scena viene riempita da una serie di fachiri e d’incantatori di serpenti.
Poveri noi!!!

Giovanni Impastato