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mercoledì 31 luglio 2013

La casa memoria di Peppino Impastato diventa un museo

Cinisi (PA) 25 luglio 2013
... le note di Bob Dylan accolgono chi entra. "How many roads... ", suona Blowin’in the wind dal vinile The Freewheelin’, custodito tra i suoi dischi preferiti, accanto a quelli di Joan Baez, Fabrizio De Andrè e Luigi Tenco.
Sul comodino gli scritti di Lenin, La Peste di Camus e l’ultimo libro letto: La scomparsa di Majorana, di Leonardo Sciascia. Sul letto la coperta di lana fatta a mano dalla mamma.
In un angolo, la chitarra che non sapeva suonare "ma tanto c’è sempre qualcuno che avrà voglia di farlo". Più in là c’è la Zenith acquistata qualche mese prima per documentare il marcio che gli stava intorno e quel po’ di bellezza che era riuscito a preservare e a far prosperare intorno a sé. Sulla scrivania, di fianco al mappamondo che segna ancora i confini dell’Urss, c’è l’Olivetti. Su quei tasti prendevano forma idee e progetti, denunce e amarezze, documenti politici e riflessioni intime.
Il pubblico e il privato di chi alla parola, scritta o scandita con voce netta, urlata nei comizi o sublimata nello sberleffo ai microfoni di Radio Aut, non aveva mai rinunciato. Sentendone il peso e la responsabilità fino all’estremo. Alle pareti la tessera da giornalista postumo, la laurea alla memoria in Filosofia assegnata nel 1998, il manifesto del circolo di Musica e Cultura che nel 1977 prometteva una mini Woodstock tra gli ulivi e i pascoli spazzati via dal cemento dell’aeroporto, alle falde di una montagna maledetta.
Rivive da oggi, come se il tempo non fosse passato, la stanza di Peppino Impastato al primo piano in fondo al corridoio della casa lungo il corso principale di Cinisi nella quale la mamma Felicia e con lei il fratello Giovanni, la cognata Felicetta e i compagni del Centro di documentazione intitolato alla sua memoria attesero per anni, scontrandosi contro un muro di silenzi e omertà di Stato, che giustizia arrivasse….
Dai libri preferiti ai dischi in vinile, dai documenti utilizzati a ‘Radio Aut’ all’ultimo testo letto prima di essere ucciso dalla mafia. Il mondo di Peppino Impastato, l’attivista assassinato da Cosa nostra a Cinisi nel 1978, sarà mostrato al pubblico nella sede della storica Casa Memoria in corso Umberto 220 a Cinisi (Pa).
Quella che era l’abitazione di famiglia, infatti, è stata trasformata in una struttura adatta ad accogliere i numerosi visitatori che ogni anno raggiungono Cinisi per conoscere la storia e i luoghi di Peppino Impastato. I lavori di ristrutturazione sono stati realizzati grazie al progetto ”Un ponte per la memoria”, sostenuto da Fondazione con il Sud e diretto da Claudio La Camera, responsabile dell’Osservatorio sulla Ndrangheta di Reggio Calabria che, insieme a Giovanni Impastato, fratello di Peppino, ha curato l’allestimento della nuova casa-museo.
All’interno, un punto accoglienza, un bookshop, e un’area espositiva. Nella Casa-Museo ci sono numerosi materiali inediti di Peppino Impastato che prima d’ora non sono mai stati mostrati al pubblico. Al primo piano della casa è stata ricostruita la stanza di Peppino Impastato, quando Peppino viveva con la madre Felicia. Nella camera ci sono i suoi dischi in vinile e i suoi libri preferiti, compreso l’ultimo testo letto prima di essere ucciso dalla mafia.
Nello stesso piano della sua stanza, è stata allestita una sala lettura con alcune vetrine in cui sono stati esposti i libri che Impastato leggeva, i documenti dell’attività di Radio Aut o i numeri del giornale ”L’idea socialista”. Al centro della sala, la scrivania di Peppino Impastato con la sua macchina per scrivere e materiali inediti.

sabato 16 marzo 2013

Chiediamo l'esproprio del casolare dove fu ucciso Peppino Impastato

CHIEDIAMO L'ESPROPRIO DEL CASOLARE DOVE FU ASSASSINATO PEPPINO IMPASTATO
Peppino Impastato, per aver denunciato dai microfoni della sua radio le attività della mafia, fu assassinato il 9 maggio del 1978.
Gli assassini tentarono di farlo credere un attentatore facendolo saltare sui binari della ferrovia. La caparbietà dei suoi compagni, che trovarono in un vicino casolare una pietra con il suo sangue, fece però affiorare la verità.
Ora, il casolare di contrada Feudo, a Cinisi (PA), dove lo hanno massacrato ed ucciso 35 anni fa è stato trasformato in una discarica, il terreno circostante è coperto da letame e lo stato di conservazione dell'edificio è talmente grave che rischia il crollo.
Aderisci alla petizione, firma direttamente su: www.change.org/peppinoimpastato
questo il testo della petizione:

All'attenzione del Presidente della regione Siciliana Rosario Crocetta

Ho appreso che il casolare di contrada Feudo, a Cinisi, dove il 9 maggio 1978 fu assassinato Peppino Impastato è ridotto a una discarica.
Già nel 2011 era stato lanciato l'allarme anche con una petizione che ha raccolto oltre 3000 firme. Intanto la situazione si è aggravata ed il casolare rischia il crollo.
Ho letto del disappunto di Giovanni Impastato, fratello di Peppino, che denuncia:
« Mi chiedo se sia un paese civile quello che ricopre con l'immondizia il sangue di mio fratello. È vergognoso, quel casolare è il luogo della memoria più importante della Sicilia che ha lottato contro la mafia. Mi chiedono - aggiunge Giovanni - di mettere almeno una targa, ma il tetto è rotto e il proprietario porta qui le mucche a pascolare. Qualche giorno fa mi sono recato sul posto insieme a una scolaresca di ragazzi del Nord, ma ho bloccato tutto perchè ho provato vergogna.
Non dico di mettere il tappeto rosso, ma il sindaco potrebbe almeno vigilare sulla pulizia facendo leva sul proprietario.
È una questione di dignità, noi qui abbiamo trovato il sangue di Peppino. Mi vado sempre più convincendo che la memoria di Peppino non interessa più a nessuno. Neanche a quelli che dicono di volerla difendere, fra le istituzioni e la cosiddetta società civile. La verità è che siamo stati abbandonati da tutti ».
Credo che la Regione abbia il dovere di tenere alto il decoro di un luogo della memoria. Per questo Con la Presente aderisco all'appello lanciato da Rete 100 passi e chiedo che la procedura promessa dal precedente governo regionale venga realmente attivata con determinazione e che il casolare venga espropriato e consegnato alla collettività. Credo sia un atto dovuto nel rispetto dell'impegno antimafia di Peppino Impastato e di tutti coloro che sono morti per non aver abbassato la testa.

giovedì 7 febbraio 2013

La politica dei saltimbanchi e l'antimafia dei buffoni


LA POLITICA DEI SALTIMBANCHI E L’ANTIMAFIA DEI BUFFONI

STORIA INFINITA DI UN IMPEGNO POLITICO
[di Giovanni Impastato]
Erano veramente altri tempi, ricordo la mia prima campagna elettorale dove ho partecipato attivamente, dopo lo scioglimento anticipato delle camere si votava il 7 Maggio del 1972, le ultime elezioni si erano svolte nel 1968. A parte la breve militanza di Peppino nel PCD’I (ML) dopo la sua uscita dal PSIUP.
Il gruppo di Cinisi dopo l’esperienza delle lotte contadine, l’esproprio dei terreni per la terza pista e le lotte studentesche, aderisce alla lista del Manifesto e porta avanti la battaglia per la liberazione dell’anarchico Pietro Valpreda, accusato, insieme ai suoi compagni, ingiustamente per la strage di piazza Fontana, nel 1969. Un altro anarchico Pino Pinelli volava, da una finestra della questura di Milano, durante l’interrogatorio.
Avevo appena diciannove anni ancora non votavo, non era stata approvata la legge per il voto ai diciottenni. Durante il periodo della campagna elettorale, Peppino aveva fatto quattro comizi a Cinisi e due a Terrasini con propaganda attiva in città e in provincia, avevamo un nastro audio con la registrazione, dal carcere, di un messaggio di Pietro Valpreda e non mancava occasione per farlo ascoltare in ogni comizio. Nel vecchio gruppo storico dei compagni di Peppino erano rimasti Giacomo Abbate (‘zu Masi), Agostino Vitale, Francesco Palazzolo (Cicciarello), Nino La Fata e alcuni compagni  provenienti dal PSIUP.
I nostri punti di riferimento, a livello nazionale, erano gli scissionisti del PCI di allora: Valentino Parlato, Luigi Pintor, Luciana Castellina, Lucio Magri, Rossana Rossanda ed altri. A Cinisi i votanti erano la metà rispetto ad oggi ma si ottenne ugualmente un risultato per noi soddisfacente, (62 voti). Purtroppo a livello nazionale è stata una pesante e sonora sconfitta, con la vecchia legge elettorale non abbiamo raggiunto il quorum e siamo rimasti fuori dai due rami del parlamento e l’anarchico Pietro Valpreda rimase in galera. Non è bastato un grande lavoro di controinformazione sulla seconda strage di stato per ottenere un buon risultato elettorale.
Successivamente Peppino aderisce a Lotta Continua e si candida nella lista presentata nel 1975 alle elezioni regionali. Pure in questo caso non riuscimmo a fare eleggere rappresentanti all’assemblea regionale, era il periodo di Mauro Rostagno, Ciro Noia,Gianni Silvestrini, Pino e Sandro Tito, tutti militanti di questa organizzazione.
Mi è rimasto impresso un particolare che non potrò mai dimenticare, eravamo in chiusura di campagna elettorale, Mauro Rostagno aveva garantito la sua presenza a Cinisi per un comizio assieme a Peppino, malgrado i suoi impegni a Palermo, stava partecipando ad una festa di chiusura della campagna elettorale. Io, Peppino e Vito Lo Duca, da poco si era avvicinato a noi, con la mia storica Fiat 128 gialla siamo andati a prenderlo nell’Arena accanto al teatro Massimo, lascio immaginare a voi la pazza corsa che abbiamo fatto in autostrada per venire a Cinisi e riportarlo a Palermo. Durante il viaggio Mauro era stanco e si era appisolato un po’, quando siamo arrivati a destinazione si rivolge a me dicendo: “Caro Giovanni mi sono svegliato con l’incubo del boato”. Purtroppo nessuno di loro è più vivo.
Un’altra campagna storica l’abbiamo vissuta nel 1976, Peppino era ancora in Lotta Continua, molti compagni si aspettavano la vittoria delle sinistre, purtroppo non è stato così. Si lavorò tantissimo a livello nazionale per il cartello elettorale di Democrazia Proletaria, un contenitore di tutti i gruppi della sinistra extra parlamentare, per costituirsi come partito dopo qualche anno. In questo caso siamo solo riusciti a fare eleggere appena sei deputati alla camera, uno solo di Lotta Continua  Mimmo Pinto, leader dei disoccupati a Napoli. Anche questa è stata una bella esperienza elettorale che chiude un ciclo con l’abbandono di molti compagni alla politica attiva. Il PCI ottiene un grande risultato superando il 30% dei voti per avvicinarsi sempre di più alla Dc.
Peppino non era affatto soddisfatto di questo risultato elettorale, tanta fatica e tanti sforzi per raccogliere poco, in lui si notava già una grande stanchezza anche se a Cinisi avevamo ottenuto un buon risultato (120 voti) che in futuro ci davano la possibilità con un piccolo aumento di ottenere un consigliere comunale, quello che pensavamo di fare per le elezioni comunali del ’78. Ricordo la passione e l’affetto di tanti compagni che si impegnavano senza nessun tornaconto per contribuire alla causa e alla lotta, per cercare di cambiare in meglio la nostra realtà. Oggi raramente si partecipa senza uno scopo o un fine personale legato al protagonismo.
Arriviamo alle elezioni del ’78. Per Peppino è stata l’ultima esperienza elettorale che non riesce a concludere perché qualche giorno prima viene ucciso. Tutti pensavamo di raccogliere i frutti di un lavoro portato avanti in dieci anni d’impegno politico e di lotta contro la mafia. Una campagna elettorale molto dura con la presentazione della lista di Democrazia Proletaria e il coinvolgimento di alcuni compagni che coraggiosamente hanno partecipato direttamente con la loro candidatura, un momento storico per Cinisi con la possibilità di entrare a far parte del consiglio comunale con un forte ruolo d’opposizione. Tutti noi sognavamo una cosa del genere, un sogno che è svanito la notte tra l’8 e il 9 Maggio su quel binario maledetto. Una campagna elettorale con comizi molto affollati, pieni di contenuti politici con denunce chiare e puntuali con nomi e cognomi, contro il sistema politico-mafioso di Cinisi. Un vero modo di fare politica mettendo in evidenza l’impegno di lotta contro la mafia, in un momento in cui la Sinistra era quasi disinteressata nell’affrontare il fenomeno. Dopo l’uccisione di Peppino siamo andati avanti con il nostro impegno e soprattutto con il nostro lavoro di controinformazione. Come famiglia assieme ai suoi compagni e al Centro Impastato di Palermo abbiamo deciso di raccogliere la sua eredità. I compagni di Democrazia Proletaria partecipano attivamente e ci aiutano tantissimo in un momento difficile. Assieme portiamo avanti la nostra battaglia politica per cercare di smontare tutto quello che era stato costruito sulla figura di Peppino da parte dei carabinieri, dei magistrati, del sistema politico istituzionale e dalla stampa di regime.
Si decide per la mia candidatura nella lista di Nuova Sinistra Unita. Un altro esperimento di cartello-contenitore che doveva raccogliere tutti i gruppi della solita sinistra extra parlamentare, senza il PDUP di Lucio Magri che era appoggiato dal PCI per ostacolarci. Ricordo quella campagna elettorale, la prima senza Peppino, avevo appena venticinque anni e mi sentivo investito di questa grande responsabilità, ero preso dal dolore della perdita di mio fratello, avevo le idee chiare però non mi sentivo in grado di fare comizi, ebbi però l’aiuto di alcuni compagni come Salvo Vitale, il gruppo di Radio Aut e altri che erano candidati come Gino Scasso, Umberto Santino e il vecchio compagno di Partinico Cola Geraci, persone di notevole spessore culturale e politico, non come oggi, che siamo di fronte a degli emeriti buffoni, pure nelle file della sinistra, che passano da uno schieramento all’altro perché non vengono accontentati nelle loro richieste. Con un discorso scritto da me, corretto e condiviso da questi compagni ho fatto il giro di tutta la Sicilia occidentale, compresa la città di Palermo.
Ricordo fin da allora che molta gente quando parlavo di Peppino mi ascoltava con grande emozione. L’intervento era durissimo un attacco frontale contro la mafia e gli investigatori di allora (giudici e carabinieri) che avevano depistato le indagini facendo passare Peppino per un terrorista. Non erano i tempi di oggi e proprio in quei giorni ho ricevuto il primo attentato. Sono venuti di notte nel mio locale, hanno ucciso il cane, sparato e riempito  le pareti di proiettili. Una chiara e precisa intimidazione mafiosa. Eravamo scossi per quello che era successo, io personalmente ho avuto tanta paura, sono riuscito a portare a compimento la campagna elettorale, sempre con l’aiuto dei soliti compagni, con un comizio di chiusura a Cinisi molto affollato. Ancora molti percepivano la presenza di Peppino, come se lui ci guardasse e approvasse quello che io assieme a mia madre ed ad altri compagni stavamo facendo.
Questa esperienza politica mi ha aiutato tantissimo a crescere, un mese prima avevamo organizzato la prima manifestazione nazionale contro la mafia nel primo anniversario dell’assassinio di mio fratello, duemila persone non erano poche in quel periodo. Purtroppo a livello elettorale abbiamo avuto la solita sonora sconfitta. Io ho preso 3.300 voti di preferenza, ero capolista. La mia elezione al parlamento fin dall’inizio non era affatto prevista però non ci aspettavamo un risultato così deludente, appena 250.000 voti e nessun deputato e senatore eletti, non ci siamo affatto scoraggiati e siamo andati avanti in una realtà difficile.
La mia esperienza elettorale non si chiude affatto nel ’79, anzi alla fine degli anni ’80 ancora una volta partecipo alle elezioni provinciali con la mia candidatura nelle liste di Democrazia Proletaria, capolista in tre circoscrizioni e candidato per il rinnovo del consiglio comunale a Palermo, dove inaspettatamente sono stato il primo dei non eletti dietro ad Alberto Mangano che in base ad accordi presi si doveva dimettere a metà mandato per entrare io al suo posto, ma non ha mantenuto la promessa. Alla fine degli anni novanta arriviamo all’ultima mia diretta e personale esperienza, questa volta nella lista di Rifondazione Comunista (in parte la continuità di DP), sempre alle provinciali. Malgrado la storia di Peppino fosse molto conosciuta, rispetto agli anni precedenti, grazie alla nostra presenza e al nostro impegno. ancora una volta, da capo lista,  non sono stato eletto, anche perché non era prevista nessuna mia elezione in base alle loro possibilità elettorali. Con la mia presenza ho cercato di dare un contributo al partito. In quell’occasione l’unico eletto è stato il segretario provinciale Antonio Marotta.
Nel 2004 con la candidatura di mia moglie Felicia a Sindaco si chiude la nostra ultima esperienza per quanto riguarda le elezioni. Dopo una lunga gestione commissariale, dovuta allo scioglimento dell’amministrazione comunale per infiltrazione mafiosa, si va al voto nel 2004.
A Cinisi. si era formato da un po’ di tempo un nucleo di giovani che facevano parte di Rifondazione Comunista, molto presenti e attivi nel territorio con una loro sede. Anch’io avevo aderito ed ero tesserato. Credo sia stato l’ultimo tentativo per la costruzione di una sinistra radicale a Cinisi, in continuità delle battaglie politiche portate avanti da Peppino. Abbiamo tentato, sollecitati dal partito a livello nazionale, di fare un accordo con il centro sinistra. In base alle loro proposte si trattava di perdere la nostra identità politica senza un riscontro positivo e senza nessuna condivisione del programma. In poche parole per loro eravamo scomodi è in alcuni incontri siamo stati pure umiliati. Dovevamo accettare tutto quello che ci proponevano e sostenere un candidato, ex democristiano che Peppino attaccava nelle trasmissioni “Onda Pazza” (Piccola cucina a gas).
Abbiamo deciso a questo punto di presentarci da soli con il nostro sindaco e la nostra lista che prendeva il nome l’” IDEA”, assieme ai Verdi. E’ stata veramente dura abbiamo tentato di coinvolgere alcune persone di sinistra e qualche militante che si lamentava della situazione attuale e ci esortava a presentarci autonomamente con la nostra lista. Purtroppo quanto si è trattato di concretizzare per arrivare al momento decisivo siamo stati lasciati soli. E pensare che molti ci chiedevano un alternativa a sinistra, dopo avere accolto le loro richieste alla fine hanno scelto vergognosamente l’altra parte. Il caso di un ex militante del PCI che rimproverava e metteva all’attenzione il nostro compagno Salvo Ruvolo a fare delle scelte alternative, nel momento che le abbiamo fatte è scomparso per poi ritrovarcelo contro a sostenere il candidato che per lui all’inizio era inaccettabile.
Da quel momento ho capito che tutto era cambiato in peggio e che bisognava fidarsi poco delle chiacchiere di molti. Stavamo entrando nella fase dei saltimbanchi della politica. Felicia, candidata sindaco, ha avuto un risultato deludente 290 voti, soprattutto per l’irresponsabilità di quanti si definiscono di sinistra. La lista degli assessori comprendeva, fra gli altri, Salvo Vitale, Gervasio Serughetti, Serena Randazzo che coraggiosamente avevano accettato di partecipare, senza ricevere in cambio nulla mettendoci la propria faccia. Da quel momento non è stato più possibile costruire una vera forza di sinistra a Cinisi. Oggi a distanza di quasi dieci anni, purtroppo siamo di fronte ai saltimbanchi della politica e ai buffoni dell’antimafia.

QUELLO CHE SUCCEDE OGGI…
A proposito di saltimbanchi e buffoni, in questa campagna elettorale abbiamo visto di tutto. Chi in nome dell’antimafia presenta una lista per passare da uno schieramento all’altro, per mentire e smentire, per esporre la sua faccia nelle gigantografie pubblicitarie delle città, chiedendo il voto e  poi ritirare sempre la stessa lista, dicendo di non saperne nulla e di appoggiare uno schieramento opposto. Alla faccia dell’antimafia!
Un altro addirittura sostiene che il forte impegno antimafia gli ha fatto spuntare le stigmate come Padre Pio, anzi più di Padre Pio. Nello stesso tempo dice di essere il più grande studioso di Ufo, di comunicare con loro e dì intraprendere rapporti con Marziani che vengono da altri pianeti. Una persona dotata di questi poteri soprannaturali avrebbe dovuto sconfiggere la mafia in un quarto d’ora.
Addirittura c’è chi sostiene, in nome delle cose giuste che la mafia non strozza le proprie vittime ma è lo stato. Che bisogna collaborare con i fascisti di CasaPound, eliminare i sindacati e i partiti per rimanere solo lui. Fra una nuotata e l’altra nello stretto di Messina ci viene a prendere per il culo con delle cazzate allucinanti.
Qualcun altro ancora, ormai fuori di testa, dopo aver smarrito il vero significato della battaglie civili scende a patti con i picchiatori fascisti, tutti casa, stato, famiglia e contro l’aborto, valori che non hanno nulla a che vedere con le idee libertarie e radicali. Per poi andare a cena assieme ad un mafioso, fatto fuori dalle liste del PDL, con la promessa di difenderlo.
L’altra barzelletta è quella dei grandi moralizzatori, che presentano gli impresentabili alle primarie per poi farli fuori durante la composizione delle liste. Giocando a nascondino con la MPS ed altre banche. Inseguendo il loro originale alleato Monti, chiedendogli ogni mezz’ora da che parte stà e invocando aiuto in Lombardia tramite un suo candidato alla presidenza (Albertini).
Il capo degli impresentabili, dopo aver tolto qualche impresentabile, sicuramente meno peggio di lui, per non scomodare Storace, fà un grande elogio a Benito Mussolini, proprio nel giorno della Shoah. Non a caso si ripresenta in pompa magna, s’impone e cresce nei sondaggi, grazie al giornalismo spettacolo da circo equestre e ai giornalisti che pensano all’audience e alle loro tasche
Per concludere siamo in presenza di quelli che con molta facilità passano dall’antimafia alla propaganda elettorale, inseguendo vittime e contro vittime da portare in parlamento. Ripescando la vecchia cultura politica di una sinistra decadente per poi litigare fra di loro per una manciata di voti.
Alla faccia di tutti noi che soffriamo e stentiamo per cercare di sopravvivere. Questa è la realtà, assieme ai saltimbanchi della politica e ai buffoni dell’antimafia, la scena viene riempita da una serie di fachiri e d’incantatori di serpenti.
Poveri noi!!!

Giovanni Impastato

giovedì 24 gennaio 2013

Archiviazione querela di Saviano contro "Liberazione"

Archiviazione della querela di Saviano contro il quotidiano "Liberazione"

Comunicato stampa del Centro siciliano di Documentazione “Peppino Impastato”, sulla conclusione per archiviazione della vicenda della querela per “diffamazione a mezzo stampa” sporta da Roberto Saviano contro il quotidiano “Liberazione”:
Ieri, 21 gennaio 2013, il G.I.P. presso il Tribunale di Roma, Barbara Callari, ha depositato un'ordinanza di archiviazione della querela di Roberto Saviano contro il direttore del quotidiano "Liberazione", Dino Greco, e il giornalista Paolo Persichetti.
La querela seguiva alla pubblicazione di articoli in cui si riprendeva la richiesta del Centro Siciliano di Documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo di rettificare un'affermazione contenuta nel libro La parola contro la camorra di Roberto Saviano, secondo cui il film "I cento passi" avrebbe "riaperto il processo" per il delitto Impastato.
Il Centro, in una lettera-diffida dell'ottobre 2010, dimostrava che i processi contro i mandanti dell'assassinio erano cominciati prima dell'uscita del film, nel settembre del 2000, e che già nel 1998 si era costituito, presso la Commissione parlamentare antimafia, un comitato per indagare sul depistaggio delle indagini. Alla lettera-diffida l'editore Einaudi rispondeva che "ulteriori iniziative diffamatorie" sarebbero state "perseguite nei termini di legge".
Una richiesta di verità veniva scambiata per "diffamazione". La memoria di Peppino Impastato, infangata da chi lo voleva terrorista e suicida, è stata salvata e si è ottenuta giustizia, con le condanne dei responsabili, nonostante i depistaggi operati da rappresentanti della magistratura e delle forze dell'ordine, grazie all'impegno dei familiari, di alcuni compagni di militanza e del Centro Impastato.
Il film ha fatto conoscere Peppino Impastato al grande pubblico ma non ha avuto, né poteva avere, alcun effetto da punto di vista giudiziario. Di queste vicende si parla nel volume di chi scrive “Don Vito a Gomorra”, pubblicato nel 2011, e nel libro “Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio”, pubblicato per iniziativa del Centro nel 2012, terza edizione della relazione della Commissione parlamentare antimafia.
ll Centro prende atto del provvedimento del Tribunale di Roma e invita ancora una volta autore ed editore ad effettuare la rettifica di affermazioni non veritiere. Sappiamo che non ci sono mezzi legali per imporla.
Chiediamo semplicemente un atto di onestà intellettuale ”.
Umberto Santino - Presidente del Centro Impastato

venerdì 4 gennaio 2013

Buon compleanno Peppino

  
Buon compleanno Peppino !
Il 5 Gennaio Peppino Impastato avrebbe compiuto 65 anni.
I mafiosi di Cinisi lo hanno ucciso il 9 maggio 1978, ma dopo quasi trentacinque anni continua ancora ad essere straordinariamente vivo nelle lotte di tutti coloro che vogliono una società libera dai privilegi, dalle ingiustizie, dagli autoritarismi e dalla logica del profitto.
Ricordare Peppino nel giorno del suo compleanno? No, non è demagogia.
E’ importante ricordare la nascita, come un momento più legato alla vita e all’idea che “Peppino è vivo”, cercando di immaginare cosa avrebbe potuto essere Cinisi e come avrebbe potuto svilupparsi la dialettica politica se Peppino avesse potuto continuare la sua attività di coraggiosa denuncia di mafiosi e politici.
Il 5 Gennaio è una data con due coincidenze: la nascita di Peppino Impastato e la morte di Giuseppe Fava, un personaggio con il quale si possono cogliere delle affinità con Peppino: entrambi legati dal mondo dell’informazione attraverso la denuncia pubblica e dalla volontà di lottare per una Sicilia libera dalla mafia.
Due persone con una diversa storia alle spalle, ma con molti punti in comune: entrambi vengono ricordati come “giornalisti” uccisi dalla mafia: Fava era un “professionista” del giornalismo, Peppino, malgrado qualche rara corrispondenza a “Lotta continua” aveva dedicato la sua attenzione all’informazione orale attraverso Radio Aut. Solo nel 1996 gli sarà concessa, alla memoria, l’iscrizione all’albo dei giornalisti. 
Entrambi avevano identificato nei mafiosi della loro zona, da una parte Nitto Santapaola, dall’altra Tano Badalamenti, i nemici della Sicilia e del suo decollo economico e sociale.
Entrambi amavano l’arte, il teatro, (anche se Peppino non scrisse per il teatro), i lavori teatrali di Fava ancora oggi suscitano ammirazione. Entrambi, subito dopo la loro morte vennero diffamati, secondo le regole e le strategie mafiose, affinchè di loro si perdesse la memoria: Fava un “femminaro”, Peppino un “terrorista”.
Fortunatamente, almeno in questi due casi, il tempo e le indagini hanno fatto giustizia e i colpevoli sono stati individuati e condannati.
L’esempio di Peppino e di Fava ripropone l’importanza e la delicatezza dell’informazione, dove oggi il monopolio che alcuni gangsters e piduisti esercitano su questo campo, consente di creare consenso politico ed economico ai soliti gruppi di potere che continuano, con la violenza a consolidare la propria ricchezza sulle spalle dei più deboli.
Ci sono delle persone che è necessario ricordare anche nel giorno della loro nascita: proprio per le loro idee, il loro coraggio e per ciò a cui hanno dedicato l’esistenza.
Ecco perché preferisco ricordare Peppino per la sua vita, nel giorno della sua nascita….
Sarai sempre con noi, Auguri Peppino !



venerdì 28 dicembre 2012

Attività di Casa Memoria

Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato si accinge a diventare “bene culturale testimonianza della storia collettiva e simbolo della lotta contro la mafia”.

Venerdì 7 dicembre scorso, giorno in cui si commemorava l'ottavo anniversario della morte della mamma del militante ucciso dalla mafia il 9 maggio '78, è stato compiuto il primo passo: davanti la porta della casa in cui vissero Felicia e Peppino, insieme a tutta la famiglia Impastato è stata apposta una targa.
"E' un fatto importante, perchè è la prima volta che un luogo simbolo della lotta alla mafia ottiene un riconoscimento istituzionale del genere; un riconoscimento voluto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano", dichiara Giovanni Impastato, figlio di Felicia e fratello di Peppino.
"A livello regionale è stato fatto tutto quello che doveva essere fatto affinchè Casa Memoria diventasse bene culturale, adesso per completare l'iter la pratica dovrà essere vagliata dal Ministero dei Beni culturali", conclude.
Doveva essere il presidente della Regione Rosario Crocetta a scoprire la targa affissa davanti Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato di Cinisi, nell’8° anniversario della morte della madre del militante di democrazia proletaria, ucciso dalla mafia il 9 maggio del 1978, ma per impegni improrogabili non ha potuto ritrovarsi tra quelle mura che si accingono a diventare un bene culturale a testimonianza della storia collettiva e per la sua valenza simbolica di esempio di civilta’ e di lotta alla mafia”.
Alla cerimonia, oltre a Giovanni Impastato, erano presenti l'onorevole Giuseppe Lumia e i sindaci di sette comuni dell'hinterland, tra i quali Salvatore Palazzolo e Massimo Cucinella, primi cittadini rispettivamente di Cinisi (luogo in cui si trova Casa Memoria) e Terrasini.
Verso il 9 maggio 2013….

Il 18/12 L’associazione “Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato” e il Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato” di Palermo, presso i locali dell’ex Casa Badalamenti (C.so Umberto I, 183 - Cinisi), hanno presentato il prossimo raduno dei sindaci che si svolgerà nella giornata del 9 Maggio 2013 in occasione del 35° anniversario della morte di Peppino Impastato.
[Nella foto i Sindaci nella ex casa di Don Tano Badalamenti (la casa dei 100 passi), il 9 maggio 2012]
Presenti il vice – presidente nazionale di Avviso pubblico Gabriele Santoni; il presidente del “Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato” di Palermo Umberto Santino; il presidente nazionale del CNCA Don Armando Zappolini; il presidente regionale del CNCA Salvo Cacciola.
Già quest’anno, dopo un appello promosso da Giovanni Impastato e da Casa Memoria Impastato, molti sindaci di comuni aderenti ad Avviso pubblico hanno partecipato alle iniziative in programma per il 9 maggio 2012.
A livello locale hanno anche aderito le associazioni: “Musica e Cultura”, Asadin, Azione Cattolica Ecce Homo, Istituto comprensivo“Giovanni Meli”, la Consulta giovanile, Associazione calcio Città di Cinisi, Assessorato alla cultura, Biblioteca comunale.
L’evento, è diventato un appuntamento annuale ed ha creato una rete tra gli enti e le associazioni locali e le grandi organizzazioni nazionali (Acli, Agesci, Arci, Libera, CGIL, CNCA, Emergency, Lega ambiente, Uisp).
Per il prossimo 9 Maggio le associazioni promotrici hanno rinnovato l’invito ad altre associazioni e cittadini ad aderire, con proposte per preparare insieme il programma.
Alla fine dell’incontro, sono state poste altre due “pietre d’inciampo”, dedicate alla memoria di Felicia Bartolotta Impastato, davanti Casa Memoria Impastato e l’ex casa Badalamenti, per continuare il percorso dei “Cento passi”, previsto nel progetto “Un ponte per la memoria”. E' intervenuto anche il presidente della Fondazione di studi sulla 'ndrangheta Claudio La Camera coordinatore del progetto “Un ponte per la memoria”.
Carmen Consoli - Ciuri di campu (fiore di campo)

sabato 2 giugno 2012

Ponteranica cancella Peppino Impastato

Lunga è la notte e senza tempo” scriveva Peppino Impastato in una sua poesia.
Lunga e infinita questa notte della Repubblica italiana, dove il delirio leghista del recupero delle tradizioni e dialetti porta il sindaco di Ponteranica, piccolo comune del bergamasco a rimuovere la targa dedicata a Peppino Impastato dalla biblioteca comunale.
Meglio dedicarla a una “personalità locale” che a un giovane giornalista e militante politico che ha dedicato la vita alla lotta contro la mafia e che da cosa nostra è stato trucidato nel maggio del 1978.
Ci sono voluti anni per arrivare alla verità sull’omicidio di Impastato e perché terminasse la campagna diffamatoria nei suoi confronti.
Ma per il sindaco leghista niente può cancellare la macchia, la colpa di essere meridionale.
Il sindaco leghista di Ponteranica Cristiano Aldegani aveva giurato - tre anni fa, nel settembre del 2009 - che dopo aver tolto la targa (messa dalla ex maggioranza) che intitolava la biblioteca comunale di via Valbona a Peppino Impastato, non l'avrebbe più rimessa. Avrebbe invece voluto intitolare la biblioteca a padre Giancarlo Baggi, prete dei Sacramentini, scomparso nel 2000.
Ne erano nate polemiche, arrivate fino in Sicilia, al paese di Peppino Impastato. Ma poi l'iniziativa era rimasta ferma, anche perché non erano ancora trascorsi dieci anni dalla morte di padre Baggi, necessari per l'intitolazione. E la questione sembrava dimenticata.
Da quell’episodio, lo ricorderete nacque una mobilitazione nazionale di sindaci ed associazioni che hanno intitolato decine di biblioteche, strade, piazze, parchi, luoghi di pubblico interesse, sezioni di associazioni ecc. al militante antimafia siciliano
Fino a ieri (30/5), quando il sindaco ha mandato gli inviti «all'intitolazione della biblioteca comunale a padre Baggi, che si terrà a Ponteranica martedì 5 giugno, anche con il coinvolgimento delle classi di 5ª elementare, che deporranno un loro elaborato grafico.
Un'iniziativa che ha sorpreso consiglieri, cittadini e le associazioni che, tre anni fa, si erano battute per far cambiare idea al sindaco. A cominciare dalla sezione provinciale dell'associazione Libera e dal Comitato per Peppino Impastato: «È stato un fulmine a ciel sereno, non c'era nulla nell'aria che potesse far pensare a questa decisione improvvisa», dice Vanni Cassis, referente di Libera Bergamo. Che aggiunge: «Sembra che nemmeno le scuole, coinvolte nell'iniziativa, sapessero dell'intitolazione a padre Baggi. Non ci giriamo dall'altra parte nemmeno questa volta. Stiamo pensando a cosa organizzare per esprimere il nostro no a questa iniziativa.». Sulla stessa linea, anche il Comitato per Impastato, che con il suo referente Carlo Colombi dice: «Voglio ricordare che gli stessi padri Sacramentini avevano chiesto all'amministrazione di non "usare" padre Baggi in contrapposizione con Impastato, ma di dedicargli un altro luogo. Questo è un fatto grave, reagiremo».
Notizie di mobilitazioni si stanno intanto susseguendo e sono divulgate da giornali e dal web in tempo reale:
Fra le prime, quella molto singolare di GIULIO CAVALLI, scrittore, attore, regista, dal 2010 consigliere regionale per S.E.L. in Lombardia: una petizione via web che genera ed invia in automatico una e-mail al Sindaco leghista di Ponteranca Aldegani, con il testo sotto indicato. 
Questo il testo della mail che arriva al Sindaco di Ponteranica sottoscrivendo l’appello a questo sito


Caro sindaco, apprendo dalle agenzie di stampa l'intitolazione della Biblioteca Comunale a "Padre Giancarlo Baggi" che, inevitabilmente, riaccende la questione della precedente rimozione della targa alla memoria dell'attivista antimafia Peppino Impastato barbaramente ucciso dalla mafia. Già nel 2009 aveva preso questa decisione (negata da uno stop della Prefettura per questioni burocratiche) e anch'io faccio mie le stesse parole usate dal fratello di Peppino, Giovanni Impastato, in quei giorni quando disse «Ho provato fastidio per ciò che è accaduto. È una cosa indegna, un gesto incivile che offende la dignità umana. Nella scelta del sindaco di Ponteranica leggo solo razzismo. A parole si parla di lotta alla mafia ma da certi fatti come quello di Ponteranica si capisce che la lotta alla mafia non interessa».
Ritengo (come tanti altri cittadini) che la sua ostinazione sia un'inutile provocazione che di certo non rende giustizia alla memoria di Peppino e, ancora meno, ai tanti (anche nel suo paese) che credono nelle idee di una generazione che ha avuto il coraggio di ribellarsi alla mafia.
Sicuramente la scelta di intitolare al caro Padre Baggi qualche altro significativo luogo del suo paese eviterebbe di lasciare intendere in questa sua decisione un tentativo di rimozione culturale della figura di Peppino Impastato.
Siamo sicuri di un suo ripensamento e di una sua assunzione di responsabilità.

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"Il sindaco strumentalizza il nostro padre Baggi"
(Fonte: bergamonews.it )
La richiesta è di padre Giuseppe Bettoni, vice provinciale dei Padri Sacramentini.
Non siamo stati invitati e nemmeno informati. Riconfermiamo la nostra distanza da questa iniziativa del Comune di Ponteranica. Padre Giancarlo Baggi aveva grande sensibilità culturale e ci dispiace che la sua persona venga strumentalizzata e contrapposta a quella di Peppino Impastato, che ha dato la sua vita per combattere la mafia. Se si voleva ricordare padre Baggi bastava scegliere un altro luogo, una via, una piazza, una sala. Lanciamo un appello perché il sindaco Aldegani riveda la sua posizione”.
Per ribadire la loro contrarietà i padri Sacramentini, Libera e il Comitato per Peppino Impastato hanno deciso promuovere una serata per il prossimo 13 giugno per mettere a confronto le due figure di Peppino Impastato e di Padre Baggi. Intanto hanno deciso di tenersi lontano dall’annunciata cerimonia di intitolazione della biblioteca civica al sacerdote bergamasco: “Non vogliamo creare tensioni”.
Anche i familiari di padre Baggi si dicono stanchi di questa strumentalizzazione del proprio congiunto.
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Chi invece ha deciso di protestare contro la decisione del sindaco Aldegani sono il Movimento Studentesco e Rifondazione comunista che promettono contestazioni e presidi proprio nella giornata di martedì 5 giugno.
Insomma gli animi tornano a scaldarsi anche sul Web, proprio come tre anni fa quando il sindaco di Ponteranica appena eletto, e a capo di una maggioranza di Lega e Pdl, come primo atto del suo mandato decise di togliere la targa della biblioteca, intitolata a Peppino Impastato nel 2008 dopo una serie di iniziative e percorsi culturali ed educativi per far conoscere la battaglia contro la mafia.
Fa paura Peppino, un simbolo della lotta contro la mafia, anche a quei poteri che affondano le proprie radici in una realtà, come quella della Lombardia o dell’Italia settentrionale, caratterizzate da una larga fetta di economia occulta e malavitosa cresciuta grazie agli spazi concessi da componenti o forze politiche che hanno fatto de liberismo selvaggio e dell’affarismo arrembante la propria stella polare.
Non è pensabile che la provocazione del sindaco leghista di Ponteranica, per la sua gravità, possa passare in secondo piano.
Contro tale provocazione occorre che insorga un largo schieramento democratico ed antifascista.
Facciamo sentire la nostra voce per rimettere la targa di Peppino Impastato al suo posto !

giovedì 19 gennaio 2012

Quegli strani roghi…

Al Centro Siciliano di Documentazione “Peppino Impastato” di Palermo, presentata la perizia di parte circa l'incendio alla Pizzeria Impastato
Il 29/12/2011 presso la sede del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo si è tenuta la conferenza stampa relativa alla presentazione della perizia di parte riguardo l'incendio verificatosi la notte tra l'8 e il 9 dicembre scorso nei locali della Pizzeria Impastato.Hanno parlato il dott. Francesco Agrò, perito di parte, Giovanni Impastato, Umberto Santino, presidente del Centro Impastato di Palermo e Vincenzo Gervasi, avvocato di parte che ha seguito il processo per l'omicidio di Peppino, alla presenza di numerosi giornalisti di testate locali e nazionali. Dalle loro esposizioni è emerso con chiarezza quanto documentato nella perizia tecnica che attesta di come l'incendio sia stato appicato intenzionalmente da autori che restano ancora ignoti..
Giovanni Impastato ha ripercorso nel suo racconto i fatti accaduti negli ultimi 4 mesi, nei quali si sono succeduti 3 incendi che hanno interessato dapprima zone attigue alla Pizzeria mentre l'ultimo si è sviluppato proprio al suo interno.Il primo è avvenuto il 5 settembre 2011, mentre erano in preparazione un'iniziativa sui migranti e la presentazione del libro di Umberto Santino "Don Vito a Gomorra". 
Il secondo ha invece interessato un furgone appartenuto a Salvatore Rugnetta, arrestato lo scorso novembre perché ritenuto vicino agli ambienti mafiosi e coinvolto in un traffico di droga, che era stato sequestrato e tenuto parcheggiato nei pressi della Pizzeria.
Il terzo è stato quello scoppiato la notte dell'8 dicembre e ricostruito nella perizia. Giovanni ha anche ricordato lo strano giro di prostituzione che si era installato proprio fuori il suo locale che aveva quantomeno bisogno dell'approvazione di chi gestisce il territorio.
Inoltre ha precisato alcune circostanze relative alla notte in cui è stato appiccato il fuoco, descrivendo lo spostamento di alcuni oggetti (come sedie e tavoli) che sono stati accatastati nel punto di innesco per alimentare le fiamme così come l'allineamento nei pressi del rogo di tre bombole vuote, allo scopo di procurare una vera e propria esplosione che avrebbe distrutto il locale o quanto meno avrebbe potuto procurare danni irreparabili.... [ leggi tutto... ]

APPELLO per gli Amministratori che hanno intitolato strade, beni e strutture pubbliche a Peppino Impastato

Cinisi (PA) - Il 13 gennaio dall’aula consiliare “Peppino Impastato” è stato diramato un appello a cura di "Avviso Pubblico" e di "Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato", rivolto a sindaci ed Amministratori che in tutta Italia hanno proceduto ad intitolazioni di strutture pubbliche in memoria di Peppino Impastato e di sua madre Felicia.
All’incontro erano presenti il Sindaco di Cinisi Palazzolo, Giovanni Impastato per l’Associazione “Casa Memoria”, Gabriele Santoni responsabile dell’Associazione “Avviso Pubblico”, Don Armando Zappolini, Presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA).
Lo scopo è quello di coinvolgere tali figure istituzionali in un confronto pubblico e un presidio democratico che si svolgeranno il 9 maggio 2012 a Cinisi in occasione del 34° anniversario dell'uccisione di Peppino.
Il consolidamento della memoria, ottenuto grazie anche all'impegno di alcune istituzioni locali, risulta, infatti, fondamentale per riconoscere, radicare e difendere i diritti democratici di tutti e garantire basi sicure allo sviluppo di una società più giusta.
Proprio da questi punti fermi è quanto mai necessario partire per un dibattito collettivo e aperto che veda la partecipazione di diversi soggetti, istituzionali, associazionistici, di movimento, ecc.

5 gennaio compleanno di Peppino Impastato

Il 5 Gennaio Peppino Impastato avrebbe compiuto 64 anni.
I mafiosi di Cinisi lo hanno ucciso il  9 maggio 1978, ma dopo trentaquattro anni continua ancora ad essere straordinariamente vivo nelle lotte di tutti coloro che vogliono una società libera dai privilegi , dalle ingiustizie, dagli autoritarismi e dalla logica del profitto.
Ricordare Peppino nel giorno del suo compleanno? No, non è demagogia.
Ci sono delle persone che è necessario ricordare nel giorno della loro nascita proprio per le loro idee, il loro coraggio e per ciò che hanno fatto.
Ecco perché preferisco ricordare Peppino per la sua vita, nel giorno della sua nascita….
Sarai sempre con noi, Auguri Peppino !

martedì 27 dicembre 2011

Caso Impastato, scoperto un altro depistaggio trent'anni dopo ritrovata la testimone del delitto

I carabinieri avevano detto che la casellante del passaggio a livello era emigrata negli Stati Uniti e irrintracciabile, invece non si era mai allontanata dalla sua casa di Cinisi. L'ha scoperto la Dia dopo la riapertura dell'inchiesta da parte della Procura di Palermo. La donna è stata interrogata questa mattina. I pm indagano sui depistaggi attorno all'omicidio del militante antimafia ucciso nel 1978. Il fratello di Impastato: "I magistrati interroghino il generale Subranni, che aveva il compito di coordinare le indagini sull'omicidio di Peppino"
Peppino in una manifestazione per la pace a Palermo (anni '70)
Prima, scrissero che era emigrata negli Stati Uniti. Poi, che era irrintracciabile. Trent'anni fa, i carabinieri della stazione di Cinisi assicurarono alla magistratura che la testimone chiave del delitto di Peppino Impastato era "irreperibile". E da allora non si è saputo più nulla di lei: Provvidenza Vitale, la casellante del passaggio al livello di Cinisi, sembrava davvero scomparsa nel nulla. E invece non si era mai allontanata da casa sua: l'incredibile scoperta è stata fatta dagli investigatori della Dia di Palermo, coordinati dal colonnello Giuseppe D'Agata, dopo la riapertura del caso Impastato disposta dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dal sostituto Francesco Del Bene.
Ironia della sorte, Provvidenza Vitale non abita neanche tanto distante da quel tratto di ferrovia dove Peppino Impastato fu fatto saltare in aria, la sera del 9 maggio 1978, da un gruppo di sicari di Cosa nostra rimasti senza nome.
Questa mattina, la donna, che ha 85 anni, è stata interrogata a casa sua dal pm Francesco Del Bene. Sembra che non abbia detto molto: "Ho ricordi vaghi di quella sera", ha fatto mettere a verbale. Ma il suo caso è ancora tutto da decifrare: in questi trent'anni non si è certo nascosta, ha avuto sei figli, e uno dei generi fa il carabiniere. Negli Stati Uniti, Provvidenza Vitale è stata due volte, negli anni Novanta, in visita ad alcuni parenti.
Il depistaggio
Ma perché i carabinieri della stazione di Cinisi nascosero alla magistratura quello che poteva essere un testimone chiave? Da oggi questa domanda va ad aggiungersi all'elenco degli interrogativi che i familiari di Peppino e i compagni del Centro Impastato non hanno mai smesso di porre: "Chi depistò e perché le indagini? E' giunto il momento che le istituzioni facciano chiarezza al proprio interno", è l'appello ribadito di recente da Giovanni Impastato, il fratello di Peppino.
La sera stessa dell'omicidio, accaddero cose inquietanti. Un gruppo di carabinieri perquisì la casa di Impastato e portò via l'archivio del giovane militante antimafia, ma non fu stilato alcun verbale. Anni fa, il sostituto procuratore Franca Imbergamo era riuscita a farsi consegnare dall'Arma una copia del materiale sequestrato, ma è solo una minima parte. Su un foglio senza intestazione era stato scritto, nel 1978: "Elenco del materiale sequestrato informalmente a casa di Impastato Giuseppe". Ma il sequestro informale è una formula che ha poco di diritto, quei documenti sono insomma detenuti illegalmente nell'archivio dell'Arma dei carabinieri.
Nei giorni scorsi, il pm Del Bene ha interrogato su quel "sequestro informale" un ex maggiore dei carabinieri, Enrico Frasca, che nel 1978 comandava il nucleo informativo del Gruppo carabinieri Palermo.
Le nuove indagini
La scomparsa dell'archivio è solo uno dei capitoli del depistaggio istituzionale attorno al caso Impastato. In questi trent'anni sono scomparse molto altre prove. E così, solo nel 2002 è arrivata la condanna per il boss Gaetano Badalamenti, ritenuto il mandante del delitto.
Ma perché tante reticenze e omissioni? Forse, il caso Impastato ha segnato l'inizio della trattativa fra mafia e Stato, questa è l'ipotesi che adesso seguono i magistrati di Palermo. Perché già nel 1978 Gaetano Badalamenti era un confidente dell'arma dei carabinieri, l'ha ammesso lui stesso in carcere, a metà degli anni Novanta. E l'uomo che per tanti anni ha raccolto le confidenze del capomafia, il maresciallo Antonino Lombardo, si è sparato un colpo di pistola in testa, il 4 marzo 1995: anche quella sera entrò in azione una squadra di carabinieri, perquisirono in tutta fretta l'abitazione del sottufficiale e portarono via alcuni documenti. Da allora, gli appunti del maresciallo Lombardo sono scomparsi, come ha denunciato più volte suo figlio Fabio. Forse, fra quelle carte c'é la prova che un pezzo dello Stato ha continuato a trattare con un pezzo della mafia, per tentare di arginare gli omicidi e le stragi. Forse, Peppino Impastato l'aveva già scoperto nel 1978: ecco, perché non si doveva scoprire la verità sulla sua morte.
La denuncia
Dice Giovanni Impastato: "Le indagini della Procura di Palermo confermano le nostre denunce di trent'anni fa. Il depistaggio ci fu per davvero. Subito dopo l'omicidio di Peppino, avevamo chiesto che la casellante fosse interrogata. Chi l'ha impedito? Chi non ha voluto indagare? Adesso chiediamo ufficialmente che i magistrati interroghino il generale Antonio Subranni, che nel 1978 era il comandante del reparto operativo dei carabinieri di Palermo, e in tale veste coordinava le indagini sulla morte di mio fratello".

sabato 24 settembre 2011

Un museo nel casolare di Impastato e 47 disegnatori gli rendono omaggio

di ADRIANA FALSONE
Qui gli assassini di Peppino Impastato, dopo aver eseguito il delitto, misero a punto la messinscena che diede vita poi al depistaggio. Adesso questo casolare diventerà proprietà della Regione che lo destinerà a museo. La proposta dell'assessore all'Economia Gaetano Armao, d'intesa con il Comune di Cinisi, risponde all'appello lanciato attraverso "Repubblica" da Giovanni Impastato, fratello di Peppino, che aveva denunciato lo stato di degrado in cui si trova la struttura di contrada Feudo, a Cinisi: "Salviamo questo casolare, è tutto ciò che qui attorno conserva l'ultimo respiro di Peppino".
Dopo la pubblicazione dell'articolo, 47 disegnatori di tutta Italia si sono mobilitati e hanno realizzato altrettante tavole dedicate a Peppino e al luogo in cui fu ucciso per sostenere la campagna per la memoria.
"Sono le immagini dentro di noi a mantenere viva la memoria e questi disegni sono i simboli che stanno qui a manifestarlo. Nonostante tutto Peppino non è morto, è qui con noi adesso e potete vederlo con i vostri occhi - spiega Lelio Bonaccorso, promotore della mobilitazione degli artisti.
Sarebbe meraviglioso se a questa iniziativa partecipassero molte altre persone, esprimendo così con forza che "Peppino è vivo e le sue idee non moriranno mai".