martedì 11 maggio 2021

Grazie Peppino

 

“La mia famigghia, il mio paese, io voglio fottermene, voglio dire che        la mafia è una montagna di mmerda 

Dopo 43 anni dalla morte per mano mafiosa dell’attivista antimafia Peppino Impastato, è quantomeno utile fare alcune riflessioni sull’attualità, che oggi vadano al di là della retorica.

Una riflessione riguarda Felicia, la mamma di Peppino. Lei è stata definita dall’A.N.P.I. “Partigiana Antimafia”. Così come non ci sarebbe stata liberazione dal nazifascismo senza il contributo delle donne Partigiane (lo disse Lidia Menapace), non ci sarà la Liberazione dalle mafie senza il contributo delle donne: mogli, figlie, sorelle, che hanno pianto i loro morti ammazzati, ma che però non si sono rassegnate: hanno tagliato, come Felicia i loro legami familiari e sociali ed hanno lottato, testimoniato contro i carnefici rischiando la vita. Noi oggi dobbiamo essere riconoscenti e dare solidarietà e sostegno a queste donne che troviamo impegnate nelle reti sociali di comunicazione con coraggiose testimonianze viventi di impegno e di lotta.

Una seconda riflessione va fatta a partire dalle battaglie civili di Peppino: a partire dal suo impegno e partecipazione nel 1967 alla “Marcia per un mondo nuovo” in Sicilia, Peppino aveva 19 anni quando partecipò. Il sociologo Danilo Dolci concluse l’iniziativa con le parole: “Il vecchio mondo è finito, non possiamo non vedere che un nuovo mondo ci occorre…

Il concetto fu ripreso da altri giovani, 34 anni dopo a Genova, che hanno gridato in piazza “un altro mondo è possibile”, ma sappiamo come siano stati anche malmenati e torturati…

Ed oggi? Oggi la pandemia ci insegna, non solo che questo altro mondo è possibile, ma è necessario.

Viene da pensare allora a Peppino, al suo impegno politico nel PSIUP, Democrazia Proletaria, quando organizzava nella sua Cinisi le lotte contro la disoccupazione, il clientelismo, lo sfruttamento degli edili, dei contadini espropriati delle loro terre per la costruzione di un assurdo aeroporto…, in una parola lotte per il riconoscimento di diritti e per la giustizia sociale; un impegno più che mai necessario oggi, che deve vedere sensibilizzati ed impegnati i giovani.

Un’altra riflessione deve riguardare il mondo della scuola, della cultura, dell’arte. Peppino nel suo impegno sociale e civile ha sempre sostenuto questi campi della vita civile. Celebre è rimasta quella frase sulla bellezza pronunciata dall’attore che lo interpretava nel film “I cento passi”, probabilmente non è una frase sua, ma è la sintesi del suo impegno per la salvaguardia dell’integrità del territorio, bene comune che veniva letteralmente depredato, deturpato, inquinato dall’appetito delle mafie e delle speculazioni che negli anni 70’ stavano creando le premesse per un falso sviluppo, che ci ha privato per sempre della bellezza del territorio, dell’ambiente e dei suoi delicati equilibri.

Peppino lo faceva con azioni concrete, con mostre fotografiche itineranti, passando l’informazione anche attraverso l’uso della Radio; un elemento questo che può e deve farci riflettere oggi rispetto alla diffusione e l’uso dei media…

Il suo certamente non era il giornalismo dei “talk show” di oggi, quasi sempre asservito ed al seguito di questo o quel personaggio. Quello di Peppino era un giornalismo di “controinformazione”, sempre alla ricerca della verità: come fu al tempo l’episodio degli omicidi di Alcamo Marina…

Un Peppino giornalista a cui toccò la stessa sorte di altri giornalisti “d’inchiesta”: Pippo Fava, Rostagno, Giancarlo Siani, uccisi dalla mafia, ma insieme un Peppino uomo di cultura, poeta, che amava la satira e la usava, insieme ai suoi compagni di lotta, per scagliarsi contro il potere mafioso, da qui la grande attualità della sua figura di intellettuale.

Ecco quello che rimane dopo 43 anni dal suo barbaro assassinio: cultura, bellezza, verità, giustizia, impegno civile e sociale, come lascito testamentario irrinunciabile per le generazioni a venire.

Non sapremo mai come sarebbe oggi Peppino, di sicuro è rimasto un ragazzo trentenne che può parlare ai giovani di oggi delle ingiustizie di un mondo che da allora è diventato più globale, un mondo che condanna alla morte per fame e denutrizione centinaia di milioni di esseri umani, un mondo in cui si producono e si vendono armi a paesi che non rispettano i diritti umani, forse oggi Peppino ci parlerebbe e si batterebbe contro tutto questo, con la sua militanza, con il suo impegno civile, ci parlerebbe e si scaglierebbe contro ogni tipo di sopruso, violenza anche di genere, di orientamento sessuale, dalla sua Sicilia, terra millenaria di accoglienza e di incontro tra culture, Peppino sarebbe accanto ai migranti che approdano li, rivendicherebbe con loro, organizzandoli, come faceva con gli edili, i contadini ed i disoccupati di allora, dignità, futuro, cittadinanza alle loro creature che nascono qui…

Di questo mondo nuovo che lui aveva in mente, che tanti avevano in mente, oggi Peppino ci parlerebbe. Se solo sapessimo ascoltare quelle parole e coniugare quell’impegno con la politica di oggi, incapace di guardare in prospettiva, che spesso si occupa dell’effimero e guarda solo da una parte, tutti insieme potremmo contribuire a costruire questo mondo nuovo.

 

Eri un fiore di campo, nato dalla terra nera. Questa terra un giorno tornerà splendere e insieme torneremo a cantare “Peppino è vivo e lotta insieme a noi”*





lunedì 1 febbraio 2021

Un giorno particolare

 

Un giorno particolare…

 

Giallo, Rosso, Arancione… spostandomi dalla Toscana alla Sicilia, tra il 31 Gennaio ed il 1° Febbraio oltre ai confini geografici ho attraversato zone con tutti gli indici di pericolosità previsti dalla norme vigenti in epoca di pandemia; verifica autocertificazione e tampone in aeroporto, hanno sancito infine il necessario “disco verde” anche da parte delle Autorità. Ogni volta, assaporo con piacere il “ritorno al mittente”, ma stavolta è stata una “corsa ad ostacoli” (colorati). E’ sempre bello riprovare questo senso di dolcezza legato al ritorno a Cinisi.

Immancabile, come sempre, la visita a Casa Memoria, nonostante la chiusura forzata imposta dalle limitazioni in epoca di Pandemia; le luci sono accese, Giovanni (come sempre) è li, un saluto  a Felicia che oggi era di passaggio... Accoglienza calorosa, incontro piacevole, interrotto da telefonate, appunti, sul tavolo un’agenda aperta “piena zipilla” (come siamo soliti dire in Toscana), di appuntamenti per eventi-incontri-presentazioni che vedranno impegnati lui, Felicia, “i ragazzi” di Casa Memoria nel tempo a venire.

A debita distanza (sigh!), sorseggiamo un buon caffè, parliamo delle criticità-limitazioni imposte dall’emergenza Covid, per le attività di Casa Memoria, dei recenti sviluppi della vicenda “caseggiato in Contrada Uliveto”, confiscato al Boss Badalamenti ed assegnato qualche giorno fa per “l’uso sociale” previsto dalla Legge n.109/1996, dal Comune di Cinisi, proprio a Casa Memoria: http://casamemoria.it/?p=2135

Un lieto fine a cui è stato possibile arrivare, attraverso un percorso “accidentato”, grazie all’impegno, il coraggio, la determinazione non solo di Casa Memoria, ma anche del Comune di Cinisi, con in testa il suo Sindaco.

Molti ricorderanno la vicenda, che ha degli aspetti “grotteschi” quasi in stile “Pirandelliano”: http://casamemoria.it/?p=2113, che per dirla alla maniera di Peppino, fa ancora percepire il solito stantìo odore….

Il libro. Con Giovanni parliamo un po’ dei contenuti del suo terzo libro, di recente uscita: “il coraggio della memoria”, una ricostruzione storica che partendo dal 2005 arriva al 2020, anno segnato dalla pandemia da Covid-19, con le relative preoccupazioni, ma la voglia di non fermarsi.

La scomparsa di mamma Felicia, il 7 dicembre del 2004, ha segnato un grande vuoto, la scelta di Giovanni Impastato è stata di mantenere fin da subito la promessa a lei fatta di "continuare a tenere aperta la Casa" insieme ai suoi familiari, ad alcuni compagni ed una nuova generazione che non ha conosciuto Peppino.

Dopo 16 anni, nasce l'esigenza di raccontare questa storia attraverso una raccolta di testi, articoli e documenti; riaffiorano tanti episodi ed analisi riguardanti la vicenda politica e sociale del nostro Paese, rileggerli è una spinta a continuare a costruire il futuro di questa storia, ma anche l'occasione per alimentare una discussione all'interno di quella parte della società civile che crede ancora in un possibile cambiamento.

Mentre autografava una copia del libro, di cui mi ha poi fatto gradito dono, con un pensiero personalizzato, con Giovanni abbiamo ripercorso poi un ricordo per me molto particolare, legato a questa data: il 1° Febbraio di 10 anni fa, Giovanni e Felicia furono protagonisti e graditi ospiti a Volterra e Pomarance, di iniziative pubbliche tenute anche nelle scuole, in tema di movimento antimafia, cittadinanza attiva, diritti civili, ripercorrendo le tappe della vita e dell’impegno civile di Peppino e di sua mamma Felicia: problemi di salute mi impedirono allora di partecipare alle riuscitissime e partecipate iniziative per la presentazione del suo primo libro “Resistere a Mafiopoli”, dopo una fase organizzativa che avevo curato con i Comuni e le associazioni di promozione sociale del territorio di quella parte della Toscana…