lunedì 5 novembre 2012

Bernardino Verro un uomo contro la mafia

Per non darla vinta ai mafiosi e ai violenti di ogni risma, è necessario che nessuna vittima dell’ingiustizia diventi un nome senza storia...” 
E’ una frase del giornalista Alberto Spampinato, fratello di Giovanni, anche lui giornalista, ucciso dalla mafia nel 1972 e di cui in questi giorni ricorre l’anniversario della sua morte. Già, dei nomi senza storia; è quello che potrebbe accadere, finendo inevitabilmente per dimenticarli del tutto.... Non fraintendetemi, non è mia volontà fare delle commemorazioni, tutt’altro! Fare memoria è molto di più: significa legare indissolubilmente questi nomi alla loro storia, al loro impegno che, nel caso di Bernardino Verro significa legarlo alla lotta contro fame e miseria, volontà di scrollarsi di dosso secoli di schiavitù feudale e speranza di riscatto sociale. Bernardino dovette essere davvero un ribelle temerario, un “disobbediente” diremmo oggi; ma nella Sicilia del 1892, epoca dei “fasci siciliani”, il più grande movimento contadino europeo, lui era “un cani ca nun canusci patruni ”. Non esitò a definire pubblicamente gli amministratori comunali di Corleone, Ente del quale era dipendente: “usurpatori e sfruttatori del popolo ”; quando gli amministratori altro non erano che i più ricchi proprietari terrieri nonchè componenti della famigerata associazione segreta dei "fratuzzi" (come allora si chiamavano i mafiosi). Quando arrivò la ritorsione politica contro di lui, con il licenziamento, non si scoraggiò, venne fuori tutta la sua personalità combattiva per la quale oggi, a quasi cent’anni dalla sua morte viene ancora ricordato: insieme a Calogero Milone, Biagio Gennaro, Francesco Puccio, Liborio Termini, Angelo Provenzano e Francesco Streva, costituì il circolo repubblicano-socialista "La Nuova Età", con l'obiettivo di battersi per il rinnovamento sociale e politico di Corleone. Un pugno nello stomaco per i notabili del paese, che con rabbia dovettero prendere atto del "brutto" carattere del giovane Verro, sempre più vicino alla nascente ideologia socialista. E, quando in Sicilia spuntarono come funghi i fasci contadini, uno dei primi a nascere - l'8 settembre 1892 - fu quello di Corleone, presieduto proprio da Bernardino Verro. L'unione tra i poveri: era questo il messaggio semplice e rivoluzionario dei fasci. Verro e gli altri "apostoli" del socialismo isolano lo spiegavano così ai contadini: "Se voi prendete una verga sola la spezzate facilmente, se ne prendete due le spezzate con maggiore difficoltà. Ma se fate un fascio di verghe è impossibile spezzarle. Così, se il lavoratore è solo può essere piegato dal padrone, se invece si unisce in un fascio, in un'organizzazione, diventa invincibile…." La vita di Verro, Sindaco della sua città, si concluse il 3 novembre 1915 per mano di un sicario della mafia, con 11 colpi di pistola, nel fango di una via di Corleone, che impietosamente si mescolò col suo sangue. Il processo per il suo assassinio si concluse - incredibilmente - con la richiesta del pubblico ministero, di assolvere tutti gli imputati “per non aver commesso il fatto”, che il tribunale immediatamente accolse…. .... Questa pagina di storia di lotta e di coraggio legata indissolubilmente alla Sicilia che ancora oggi lotta contro la mafia, merita sicuramente di essere raccontata perchè rimanga viva la memoria, come la storia di un fiore che sempre rispunta dopo essere stato reciso, nella Sicilia che lo ha “ingiottito”.

Per chi volesse approfondire questa pagina di storia, suggerisco alcune fonti bibliografiche, facilmente reperibili (spero) nelle biblioteche comunali:
[Umberto SANTINO, Storia del movimento antimafia]
[Giorgio Bocca, Il sottosopra]

Un “ricordo musicale” del Collettivo “Peppino Impastato”

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