lunedì 11 giugno 2012

Giuseppe Valarioti, un eroe civile

Tra le notizie di oggi leggo: “Pio La Torre, dopo 30 anni si riapre l’indagine...”, Ah, però... dopo 30 anni siamo ancora alla ricerca dei possibili mandanti? Beh, al tempo “sparirono” documenti ed appunti che il Segretario regionale del PCI era intenzionato di affidare a dei professori universitari per fare luce sulla strage di Portella delle Ginestre... si disse nell’82, ma di questo materiale si perse traccia e memoria...
Poi leggo: “Trattativa Stato-mafia: indagato Mancino per falsa testimonianza”.... Ma guarda! Fammi pensare, ma Mancino, ma non è l’ex Ministro degli interni, già Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Presidente del Senato, per 2 volte presidente della Giunta regionale in Campania... Falsa testimonianza nel processo del Generale dei Carabinieri Mario Mori sulla trattativa tra Stato e mafia? Avviso di garanzia Nico’! ... OHIBO’ !
Ora che ci penso, qualche tempo fa all’uscita dell’aula del tribunale per quel processo, il P.M. Antonio di Matteo ebbe a dire: “QUI QUALCHE UOMO DELLE ISTITUZIONI MENTE....” 
Un’affermazione che scuote il sistema dalle fondamenta, trattandosi di stabilire se vi fu trattativa nel 92 – 93 con questo branco di assassini, non trovate?
Stasera torna in mente la canzone di Celentano “il mondo in MI settima”, ricordate? “Queste cose oggi non succedono più e poi, chissà di quand’è questo giornale...... E’ DI OGGI !
E poi, mi imbatto nella recensione di un libro poco pubblicizzato: “Il caso Valarioti” (Rosarno 1980: così la 'ndrangheta uccise un politico (onesto) e diventò padrona della Calabria)...
Già, Giuseppe Valarioti, leggo: “un altro politico (onesto) ucciso dalla mafia calabrese, un professore di lettere con la passione per l’archeologia, convinto che l’impegno politico sia prerogativa fondamentale dell’uomo di cultura. Che l’impegno antimafia sia il fine e l’inizio dell’attività politica. Un maestro, un dirigente del Pci di cui la sinistra oggi sente terribilmente la mancanza. Fare la guerra alla ‘ndrangheta a casa sua, affrontare i mafiosi a viso aperto, senza scorta e senza spalle istituzionali. Farlo non per coraggio ma per coerenza, politica e civile. Peppe Valarioti è stata una delle pagine più belle e brillanti del PCI, stroncata da una ‘ndrangheta fottuta dalla paura per quell’intellettuale con gli occhiali quadrati e le lenti spesse, la notte tra il 10 e l’11 giugno del 1980: “... aiuto compagni mi spararu”, la corsa verso l’ospedale e poi il vuoto”....
Il vuoto creato da quegli spari che hanno avuto la durata di un momento, un vuoto infinito creato dal silenzio complice.
Si, la mafia uccide, il nostro silenzio pure. Certo la paura può far tremare i nostri denti, ma quando le nostre coscienze non riescono ad ignorare questa lunga scia di sangue, ci chiediamo come è possibile che sia successo tutto questo? Quello è il momento di dire adesso basta! Troppe volte ci siamo girati dall’altra parte e dimenticarli significa lasciare che accada ancora.

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