giovedì 28 luglio 2016

Palermo, Via D'Amelio 19 luglio 1992

Palermo, Via D’Amelio 19 Luglio 1992
 
L'hanno chiamata, giustamente, guerra di Mafia. Sarebbe più esatto definirla guerra civile di Mafia, quella che ha opposto, a partire dagli anni '60, le varie cosche agli apparati di uno Stato il quale era stato (ed è) inquinato fino ai più alti livelli dalle collusioni e dagli intrecci politici e finanziari.
Una guerra civile, forse, in stand by, perlomeno nelle modalità in cui si è espressa per tutti gli anni'80 ed agli inizi degli anni '90.
Una guerra civile che ha fatto centinaia e centinaia di vittime, è bene ricordarlo, compresi tutti i servitori di uno Stato che non si è certo fatto alcun problema nel mandarli al macello, fossero semplici carabinieri o poliziotti, oppure semplici cittadini coraggiosi, o sindacalisti, uomini politici, magistrati. Il 23 maggio e il 19 luglio di quel tragico 1992 la guerra civile di Mafia segnò i più terribili punti con le stragi di Capaci e di via d'Amelio, nelle quali rimasero uccisi due dei principali protagonisti della lotta contro il potere mafioso: i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
In quei giorni più niente sembrò poter contrastare il potere e la guerra della Mafia in Italia. Questa splendida canzone di Pippo Pollina ce lo vuole ricordare, e la accogliamo doverosamente tra le Canzoni contro la Guerra.....

Il vento si dileguava in un girotondo di foglie,
l'asfalto era una lama di sole, lucido come un presagio nero.
Era l'ora del riposo, invero...
La città si truccava allo specchio, chi brindava alla gioventù,
chi senza saperlo era già vecchio, chi guardava alla tivù
la tavola di Ginevra e del Re Artù...

Io e la mia compagna più cara lisciavamo il pelo alla storia
giocandoci a dadi la memoria.
Io e la mia ammirevole amica
sul carro della nostalgia
trionfale come la vita
beffarda come la vita...

Tobia il canarino giallo sopravvissuto ai nubifragi,
come migliaia di disperati celebrava il ritorno dei Re Magi,
sulla terrazza assolata
dormi Panormo amata.

Altri cercavano l'oro per nascondere la paura,
chi sapeva attendeva in silenzio il botto dell'ultima congiura
e dell'ultima ora
l'ultima avventura

Poi d'improvviso una nube, come un lampo di finestrino,
esplose in un rombo di tuono e furono bucce di mattino.
Noi non conosciamo Italie e non vogliamo più vedere
la lunga coda di paglia degli schiavi del potere.

I messaggeri dell'indignazione arrivarono quasi subito
a cavallo delle cineprese per non sporcarsi i pantaloni,
invocando nomi e cognomi, cognomi e nomi
passò qualche cane a pisciare sui resti delle macerie,
le signore della televisione andarono in fretta dal parrucchiere
ad aggiustarsi il grugno e le rughe del sedere.

E sbocciarono fiori tristi sui prati muti della speranza,
vennero frotte di turisti a cercare la morte in vacanza.
Quel giorno scomparvero in tanti sulle ali della rivolta
quel giorno volaron le rondini per l'ultima volta.

Io e la mia compagna più cara cercavamo nell'ombra il cammino
che conduce dove regna il silenzio, il gioco della vita e del destino.

 


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