sabato 7 luglio 2012

Per i morti di Reggio Emilia

Reggio Emilia 7 luglio 1960 - «Il cielo era diventato improvvisamente di piombo, una cappa opprimente calò all’improvviso sulla città. Mentre lasciavamo la piazza, a occidente si stagliarono lingue rosse di fuoco…».
Il ricordo di un tramonto è la prima immagine che viene in mente a un testimone-protagonista di quel 7 luglio. Le mani che quel giorno fremevano mentre lanciavano sassi in risposta ai proiettili della polizia di Tambroni. Le mani ferme di chirurgo che cercavano di strappare alla morte i feriti. Le mani di un giovane cronista che tremavano al momento di scattare la foto del corpo senza vita di uno dei «Morti di Reggio Emilia». Le mani che tremano, sono quelle di un giovane cronista, oggi storico della Resistenza, Antonio Zambonelli, all’epoca studente universitario e maestro elementare…

Il giugno-luglio 1960 è segnato da una gravissima crisi politica: Fernando Tambroni, democristiano, forma un governo monocolore con i voti determinanti del MSI.
A Genova, Medaglia d'Oro della Resistenza, il MSI vorrebbe tenere il proprio congresso ai primi di luglio, ma un'imponente reazione popolare lo impedisce; la polizia interviene duramente e negli incidenti rimangono feriti 83 manifestanti. 
La mobilitazione antifascista si diffonde in altre città e il governo sceglie la linea dura per reprimere il dilagare delle manifestazioni di piazza.
Il 6 luglio 1960 a Roma, a Porta San Paolo, la polizia attacca un corteo antifascista, ferendo alcuni deputati socialisti e comunisti; ma i fatti più gravi accadono a Reggio Emilia, dove il 7 luglio 1960, nel corso di una manifestazione sindacale, cinque operai di Reggio Emilia, tutti iscritti al PCI, sono uccisi dalle forze dell'ordine.
I loro nomi, immortalati dalla celebre canzone di Fausto Amodei “Per i morti di Reggio Emilia”: Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri, Afro Tondelli.
I morti di Reggio Emilia sono l'apice - non la conclusione - di due settimane di scontri con la polizia, alla quale il capo del governo Tambroni ha dato libertà di aprire il fuoco in "situazioni di emergenza": alla fine si conteranno undici morti e centinaia di feriti.
Questi morti costringeranno alle dimissioni il governo Tambroni, monocolore democristiano con il determinante appoggio esterno dei fascisti del M.S.I. e dei monarchici, e apriranno la strada ai futuri governi di centro-sinistra. Ma soprattutto contrassegneranno in modo repentino un radicale mutamento di clima politico nel paese: l'avvento della generazione dei "ragazzi con le magliette a righe".
Sino a quel momento i giovani erano considerati come spoliticizzati, distanti dalla generazione dei partigiani e orientati al mito delle "tre M" (macchina, moglie, mestiere): la giovane età di tre delle cinque vittime testimonia invece la presa di coscienza, in forme ancor più radicali della generazione che aveva resistito negli anni Cinquanta, di un nuovo proletariato giovanile. Di questo mutamento di clima - dalla disperata tristezza per il revanchismo fascista alla rinascita della speranza dopo i fatti di luglio - sono testimonianza la poesia di Pasolini La croce uncinata [leggi..]
 

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