FILIPPO BASILE - quel funzionario ucciso per vendetta
Vent’anni fa,
il 5 Luglio 1999, l 'omicidio
di Filippo Basile, 38 anni. Era stato nominato capo del personale
dell'assessorato all'Agricoltura e Foreste. Mandante del delitto è stato Nino
Sprio, ex funzionario della Regione Sicilia.
Basile fu
ucciso con tre colpi di pistola in pieno giorno; un omicidio che aveva fatto
ripiombare di colpo Palermo nel suo periodo più buio. Il delitto si consuma nei
pressi dell'assessorato regionale all'Agricoltura. Il killer raggiunge
Basile in un parcheggio mentre era seduto in auto e stava per rientrare in
ufficio, si finge un posteggiatore e chiede qualche spicciolo; poi estrae la
pistola e apre il fuoco, uccidendo il dirigente; senza far rumore, perché la
pistola è col silenziatore.
L'assassino aveva
tagliato la ruota anteriore sinistra dell'auto per non far scappare la sua
vittima. Per la fredda modalità di esecuzione si parlò subito di mafia.
Qualche mese
dopo Ignazio Giliberti, sicario palermitano in missione in Toscana,
confessa e ammette di essere un killer al soldo di un funzionario
regionale corrotto.
Racconta di
aver ammazzato Filippo Basile e risolve un giallo eccellente che ha per
sfondo gli intrighi della Regione siciliana. A commissionare l'omicidio è stato
Nino Sprio, ex impiegato della Regione Sicilia, per vendetta. Nino Velio Sprio
era stato arrestato nell'86 per una storia di truffe su contributi agricoli.
Basile era capo
del Personale dell'assessorato: si era messo in mente di fare il proprio dovere
licenziando Sprio, dopo che lo stesso era stato condannato con sentenza
definitiva per vari reati, all’interdizione dai pubblici uffici, ma la pratica
del licenziamento si era “bloccata” per mesi, per motivi burocratici e cavilli;
ci mette un tempo infinito per scendere le scale dal quarto al secondo piano e
l’assessore all’Agricoltura, divenuto poi Presidente della Regione, Salvatore
Cuffaro, non trova il tempo di firmarla perché troppo occupato con la campagna
elettorale.
Una campagna a
cui pare che partecipi anche Sprio, almeno a sentire il killer Ignazio
Giliberti. Sprio e Cuffaro sono compaesani, entrambi di Raffadali e, sempre a
sentire il killer Giliberti, Sprio chiama Cuffaro “il mio figlioccio”.
La pratica per
il licenziamento di Sprio verrà firmata da Cuffaro il 12 luglio 1999, sette
giorni dopo l’uccisione di Filippo Basile.
Nelle
motivazioni della sentenza per il delitto Basile, i giudici denunciano le
responsabilità di Cuffaro nella creazione del clima di ostile isolamento in cui
il funzionario trascorreva i suoi giorni all’Assessorato.
A distanza di
tanto tempo è giusto ricordare Filippo Basile e vederlo come punto di
riferimento per quanti vivono la dimensione della pubblica amministrazione come
servizio a favore della comunità. Un ricordo che è anche rifiuto e condanna di
quei comportamenti, per fortuna sempre più socialmente e culturalmente isolati,
di chi vive la dimensione amministrativa e politica come clientela e subcultura
mafiosa".
Nino Velio Sprio, è morto nel 2016 all'età di 73 anni,
nella sua abitazione palermitana, condannato a cinque ergastoli per altrettanti
omicidi, commessi tra la fine degli anni '80 e la fine degli anni '90; malato
da tempo, aveva ottenuto la detenzione domiciliare già nel 2002.
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