e Brigate Nere, ma
anche reparti regolari degli eserciti di Hitler e Mussolini in quel conflitto.
Sono quelle stragi di cui si parla nei fascicoli
ritrovati “nell’armadio della vergogna”
tenuti nascosti presso la procura militare di Roma e di cui si è occupata una
commissione di inchiesta della quale faceva parte l’on. Carlo Carli che
intervistato dal Tg.3 il 23 aprile 2005 affermava: -“Si sta facendo avanti un’ipotesi inquietante su questo episodio di
insabbiamento, quella della mano della organizzazione segreta NATO della GLADIO
. Molti di quei nomi di brigatisti neri coinvolti nelle stragi riportate in
quei fascicoli, negli anni cinquanta furono reclutati segretamente dai servizi
( segreti americani ed italiani N.d.r) per far parte della rete NATO della Gladio.
In cambio di ciò ottennero la non punibilità…”.
Purtroppo c’è da aggiungere che il pietoso velo,
che ha nascosto per decine di anni le malefatte dei nostri militari, ha goduto
della complicità di una sinistra istituzionale che vedeva le nostre FFAA come
garanti della Costituzione e quindi da non criticare per il loro passato
operato, anche se in un contesto sicuramente travagliato quale quello del
bellicismo fascista.
-“Il mito del “buon
italiano” non va infranto!”-
Così il silenzio di decenni su quanto avvenuto in
Africa Orientale ed in Libia, ma anche in Albania, Yugoslavia e in Grecia, sul
negare l’uso dei gas contro gli etiopici, sulla tortura contro libici o slavi
indifferentemente, ritenuti esseri inferiori al pari dell’operato dei nazi
contro ebrei o zingari.
Fatti avvenuti in “contesti residuali” in posti dai luoghi con nomi quasi impronunciabili
e dei quali nessuno ricorderebbe ma, forse su di un posto dal nome da tutto il
mondo ritenuto altamente simbolico, come quello di Guernica e ci sarebbe qualcosa da ribadire, sfatando tanto
perbenismo col quale si è voluto nascondere il ruolo di macellai ed aiuto
macellai da parte delle Forze Armate italiane fasciste in quella che fu la guerra civile spagnola.
GUERNICA…
Un nome che evoca l’Albero di Guernica simbolo
della libertà del popolo basco… ma anche il quadro di Picasso divenuto l’urlo
pittorico contro l’infamia della Guerra ed in particolare quella aerea condotta
contro le città, antesignana dell’olocausto nucleare e della guerra imperiale
robotica che uccide solo a causa di danni collaterali ma portatrice di civile
democrazia occidentale .
Un
po’ di storia…
Nella primavera del 1937 il generalissimo Franco
non avendo potuto sfondare il fronte repubblicano di Madrid, decise di
attaccare al Nord dove repubblicani e baschi erano più deboli. Migliaia di
fascisti spagnoli ed italiani, appoggiati da cannoni ed una flotta aerea di
potenza inusitata, forte di 163 velivoli di cui 74 tedeschi, 73 italiani e 16
spagnoli, attaccarono con ferocia inaudita i difensori della repubblica
spagnola.
Sistematicamente, per poter ridurre al silenzio le
difese repubblicane, i nazifascisti usarono i bombardieri nel colpire depositi
militari , nodi ferroviari e stradali, caserme e centri industriali senza
nessuna pietà per una popolazione che, sino a quel momento, non aveva avuto
nessuna esperienza di bombardamento aereo e quindi incapace di difendersi.
In questo contesto gli italiani con l’aviazione
legionaria fecero la loro parte.
0re 07.30 del 31 marzo 1937, dalla base di Soria
(Castiglia) decollano due squadriglie di trimotori italiani S.81 “incaricate di
distruggere i depositi e colpire le truppe presenti negli abitati “ di Durango
ed Elorrio…” recitano le carte dell’Archivio Ufficiale dello Stato Maggiore
Aeronautica italiana.
Otto S.81 attaccano Elorrio e nove Durango.
In quest’ultima città il punto di mira è l’incrocio
stradale al centro della città. Quando il fumo e la polvere si dispersero di
Durango era rimasto ben poco. La città densamente abitata e non dotata di
rifugi antiaerei era stata colpita a morte, ottanta i civili uccisi decine i
feriti, colpite anche le chiese con il convento di Santa Susanna e la
parrocchia di Santa Maria de Uribarri totalmente distrutti.
Prove tecniche di Guernica
Nonostante questo macello gli ufficiali italiani
della 213a e della 214a squadriglia da bombardamento ritennero opportuno fare
definitivamente piazza pulita di questa piccola cittadina basca posta sulla
direttrice di attacco verso Bilbao e alle 15.30 sempre di quel maledetto 31
marzo un’altra ondata di S.81 tornò su Durango centrando la stazione
ferroviaria con 36 bombe dirompenti da 100 kg.
Nonostante le proteste levatesi in tutta Europa su
questa strage di civili i nostri “valorosi piloti” continuarono questa pratica
come nel caso del 2 aprile quando colpirono il piccolo centro di Manaria.
26 Aprile 1937 - GUERNICA
Sotto l’effetto duplice dell’attacco terrestre e di
feroci bombardamenti dall’alto il fronte basco incomincia a cedere e Guernica
posta al centro di uno snodo stradale, dove si dirigono le truppe repubblicane
in ritiratasi, si trova ad essere presa di mira dall’aviazione fascista
italiana e dei nazisti della Legione Condor.
Il piano per quella sciagurata giornata è diabolico
: colpire gli ingressi della città chiudendo ogni via di evacuazione e poi
attaccare in massa quella città ribelle, simbolo
antico di democrazia e libertà, cancellandola definitivamente.
Il ruolo degli italiani
Alla sezione bombardamento veloce della 280a
squadriglia , dotata di tre modernissimi S.79 (i famosi gobbi maledetti),
toccherà fare da apripista nel colpire la strada ed il ponte ad Est di Guernica
, mentre le squadriglie da caccia del 16° Gruppo su biplani Fiat CR 32
forniranno la scorta agli Junkers 52 nazisti che devono radere al suolo la
città.
Gli italiani sapevano…
Cosa sarebbe successo a quella piccola città era
noto a tutta la catena di comando militare italiana, la stessa che riuscì a
mantenere all’oscuro l’opinione pubblica del dopoguerra sulle sue complicità
alla strage.
Narra l’allora tenente pilota Corrado Ricci
comandante di una pattuglia di caccia di scorta italiani:
“-Guernica è un caposaldo importante… il 26 aprile
ricevo l’ordine di andare a scortare una formazione di diciassette Junkers che
debbono colpire quel centro”…-
Gli eventi
Ore 16.30 su Guernica arrivano puntuali gli
italiani che sganciano 36 bombe da 50 Kg che mancheranno il ponte ma colpiranno la
stazione ferroviaria.
Poi giungono tre He.111 tedeschi che sganciano il
loro carico di morte, poi arrivano caccia tedeschi e spagnoli che mitragliano
le vie della città colpendo indifferentemente civili e militari e costringendo
a nascondersi negli edifici gli abitanti della città.
Ore 18.30 arrivano 18 trimotori Junkers 52 ( i
famosi bombardieri che gli italiani dovevano scortare) che sganciano sulle case
della cittadina basca 23 tonnellate di bombe tra le quali 5000 spezzoni
incendiari alla termite che faranno delle povere case e dei loro abitanti un
orrendo rogo.
Il bilancio
Non si è mai saputo quante fossero effettivamente
le vittime alcuni parlano di 1600 morti ed un migliaio di feriti, altri di
circa trecento morti e oltre mille feriti, comunque sia quella strage divenne
il simbolo della guerra moderna e motivo di esempio da prendere quando si vuole
annientare la resistenza dell’avversario.
Un esempio replicato dai signori della guerra
nazisti su Varsavia o Rotterdam ma anche dalle “democratiche” aviazioni inglesi
ed americane con i roghi di Amburgo, Berlino, Milano, Tokyo e poi l’olocausto
nucleare di Hiroshima e Nagasaki ed ancora l’orrore dei bombardamenti sul
Vietnam, l’uso del napalm e dei gas defolianti, ed infine quello degli aerei e
dei missili invisibili della moderna Aviazione Imperiale che uccidono
ufficialmente solo i cattivi.
Ecco perché è giusto ricordare le mille Guernica
provocate dalla follia omicida del Capitale imperialista e globalizzatore,
mantenendo vivo lo spirito della Resistenza che prese a riferimento quel
solitario albero della libertà, piantato al centro di quella piccola cittadina
basca.
[Antonio Camuso]
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