LA POLITICA DEI SALTIMBANCHI E L’ANTIMAFIA DEI BUFFONI
STORIA INFINITA DI
UN IMPEGNO POLITICO
[di Giovanni
Impastato]
Erano
veramente altri tempi, ricordo la mia prima campagna elettorale dove ho
partecipato attivamente, dopo lo scioglimento anticipato delle camere si votava
il 7 Maggio del 1972, le ultime elezioni si erano svolte nel
1968. A
parte la breve militanza di Peppino nel PCD’I (ML) dopo la sua uscita dal
PSIUP.
Il
gruppo di Cinisi dopo l’esperienza delle lotte contadine, l’esproprio dei
terreni per la terza pista e le lotte studentesche, aderisce alla lista del
Manifesto e porta avanti la battaglia per la liberazione dell’anarchico Pietro
Valpreda, accusato, insieme ai suoi compagni, ingiustamente per la strage di
piazza Fontana, nel 1969. Un altro anarchico Pino Pinelli volava, da una
finestra della questura di Milano, durante
l’interrogatorio.
Avevo
appena diciannove anni ancora non votavo, non era stata approvata la legge per
il voto ai diciottenni. Durante il periodo della campagna elettorale, Peppino
aveva fatto quattro comizi a Cinisi e due a Terrasini con propaganda attiva in
città e in provincia, avevamo un nastro audio con la registrazione, dal carcere,
di un messaggio di Pietro Valpreda e non mancava occasione per farlo ascoltare
in ogni comizio. Nel vecchio gruppo storico dei compagni di Peppino erano
rimasti Giacomo Abbate (‘zu Masi), Agostino Vitale, Francesco Palazzolo
(Cicciarello), Nino La
Fata e alcuni compagni provenienti dal
PSIUP.
I
nostri punti di riferimento, a livello nazionale, erano gli scissionisti del PCI
di allora: Valentino Parlato, Luigi Pintor, Luciana Castellina, Lucio Magri,
Rossana Rossanda ed altri. A Cinisi i votanti erano la metà rispetto ad oggi ma
si ottenne ugualmente un risultato per noi soddisfacente, (62 voti). Purtroppo a
livello nazionale è stata una pesante e sonora sconfitta, con la vecchia legge
elettorale non abbiamo raggiunto il quorum e siamo rimasti fuori dai due rami
del parlamento e l’anarchico Pietro Valpreda rimase in galera. Non è bastato un
grande lavoro di controinformazione sulla seconda strage di stato per ottenere
un buon risultato elettorale.
Successivamente
Peppino aderisce a Lotta Continua e si candida nella lista presentata nel 1975
alle elezioni regionali. Pure in questo caso non riuscimmo a fare eleggere
rappresentanti all’assemblea regionale, era il periodo di Mauro Rostagno, Ciro
Noia,Gianni Silvestrini, Pino e Sandro Tito, tutti militanti di questa
organizzazione.
Mi
è rimasto impresso un particolare che non potrò mai dimenticare, eravamo in
chiusura di campagna elettorale, Mauro Rostagno aveva garantito la sua presenza
a Cinisi per un comizio assieme a Peppino, malgrado i suoi impegni a Palermo,
stava partecipando ad una festa di chiusura della campagna elettorale. Io,
Peppino e Vito Lo Duca, da poco si era avvicinato a noi, con la mia storica
Fiat 128 gialla siamo andati a prenderlo nell’Arena accanto al teatro
Massimo, lascio immaginare a voi la pazza corsa che abbiamo fatto in autostrada
per venire a Cinisi e riportarlo a Palermo. Durante il viaggio Mauro era stanco
e si era appisolato un po’, quando siamo arrivati a destinazione si rivolge a me
dicendo: “Caro Giovanni mi sono svegliato con l’incubo del boato”. Purtroppo
nessuno di loro è più vivo.
Un’altra campagna storica l’abbiamo
vissuta nel 1976, Peppino era ancora in Lotta Continua, molti compagni si
aspettavano la vittoria delle sinistre, purtroppo non è stato così. Si lavorò
tantissimo a livello nazionale per il cartello elettorale di Democrazia
Proletaria, un contenitore di tutti i gruppi della sinistra extra
parlamentare, per costituirsi come partito dopo qualche anno. In questo caso
siamo solo riusciti a fare eleggere appena sei deputati alla camera, uno solo di
Lotta Continua Mimmo Pinto, leader dei disoccupati a Napoli. Anche
questa è stata una bella esperienza elettorale che chiude un ciclo con
l’abbandono di molti compagni alla politica attiva. Il PCI ottiene un grande
risultato superando il 30% dei voti per avvicinarsi sempre di più alla
Dc.
Peppino
non era affatto soddisfatto di questo risultato elettorale, tanta fatica e tanti
sforzi per raccogliere poco, in lui si notava già una grande stanchezza anche se
a Cinisi avevamo ottenuto un buon risultato (120 voti) che in futuro ci davano
la possibilità con un piccolo aumento di ottenere un consigliere comunale,
quello che pensavamo di fare per le elezioni comunali del ’78. Ricordo la
passione e l’affetto di tanti compagni che si impegnavano senza nessun
tornaconto per contribuire alla causa e alla lotta, per cercare di cambiare in
meglio la nostra realtà. Oggi raramente si partecipa senza uno scopo o un fine
personale legato al protagonismo.
Arriviamo
alle elezioni del ’78. Per Peppino è stata l’ultima esperienza elettorale che
non riesce a concludere perché qualche giorno prima viene ucciso. Tutti
pensavamo di raccogliere i frutti di un lavoro portato avanti in dieci anni
d’impegno politico e di lotta contro la mafia. Una campagna elettorale molto
dura con la presentazione della lista di Democrazia Proletaria e il
coinvolgimento di alcuni compagni che coraggiosamente hanno partecipato
direttamente con la loro candidatura, un momento storico per Cinisi con la
possibilità di entrare a far parte del consiglio comunale con un forte ruolo
d’opposizione. Tutti noi sognavamo una cosa del genere, un sogno che è svanito
la notte tra l’8 e il 9 Maggio su quel binario maledetto. Una campagna
elettorale con comizi molto affollati, pieni di contenuti politici con denunce
chiare e puntuali con nomi e cognomi, contro il sistema politico-mafioso di
Cinisi. Un vero modo di fare politica mettendo in evidenza l’impegno di lotta
contro la mafia, in un momento in cui la Sinistra era quasi disinteressata nell’affrontare
il fenomeno. Dopo l’uccisione di Peppino siamo andati avanti con il nostro
impegno e soprattutto con il nostro lavoro di controinformazione. Come famiglia
assieme ai suoi compagni e al Centro Impastato di Palermo abbiamo deciso di
raccogliere la sua eredità. I compagni di Democrazia Proletaria
partecipano attivamente e ci aiutano tantissimo in un momento difficile. Assieme
portiamo avanti la nostra battaglia politica per cercare di smontare tutto
quello che era stato costruito sulla figura di Peppino da parte dei carabinieri,
dei magistrati, del sistema politico istituzionale e dalla stampa di
regime.
Si
decide per la mia candidatura nella lista di Nuova Sinistra Unita. Un
altro esperimento di cartello-contenitore che doveva raccogliere tutti i gruppi
della solita sinistra extra parlamentare, senza il PDUP di Lucio Magri che era
appoggiato dal PCI per ostacolarci. Ricordo quella campagna elettorale, la prima
senza Peppino, avevo appena venticinque anni e mi sentivo investito di questa
grande responsabilità, ero preso dal dolore della perdita di mio fratello, avevo
le idee chiare però non mi sentivo in grado di fare comizi, ebbi però l’aiuto di
alcuni compagni come Salvo Vitale, il gruppo di Radio Aut e altri che erano
candidati come Gino Scasso, Umberto Santino e il vecchio compagno di Partinico
Cola Geraci, persone di notevole spessore culturale e politico, non come oggi,
che siamo di fronte a degli emeriti buffoni, pure nelle file della sinistra, che
passano da uno schieramento all’altro perché non vengono accontentati nelle loro
richieste. Con un discorso scritto da me, corretto e condiviso da questi
compagni ho fatto il giro di tutta la Sicilia occidentale, compresa la città di
Palermo.
Ricordo
fin da allora che molta gente quando parlavo di Peppino mi ascoltava con grande
emozione. L’intervento era durissimo un attacco frontale contro la mafia e gli
investigatori di allora (giudici e carabinieri) che avevano depistato le
indagini facendo passare Peppino per un terrorista. Non erano i tempi di oggi e
proprio in quei giorni ho ricevuto il primo attentato. Sono venuti di notte nel
mio locale, hanno ucciso il cane, sparato e riempito le pareti di proiettili.
Una chiara e precisa intimidazione mafiosa. Eravamo scossi per quello che era
successo, io personalmente ho avuto tanta paura, sono riuscito a portare a
compimento la campagna elettorale, sempre con l’aiuto dei soliti compagni, con
un comizio di chiusura a Cinisi molto affollato. Ancora molti percepivano la
presenza di Peppino, come se lui ci guardasse e approvasse quello che io assieme
a mia madre ed ad altri compagni stavamo facendo.
Questa
esperienza politica mi ha aiutato tantissimo a crescere, un mese prima avevamo
organizzato la prima manifestazione nazionale contro la mafia nel primo
anniversario dell’assassinio di mio fratello, duemila persone non erano poche in
quel periodo. Purtroppo a livello elettorale abbiamo avuto la solita sonora
sconfitta. Io ho preso 3.300 voti di preferenza, ero capolista. La mia elezione
al parlamento fin dall’inizio non era affatto prevista però non ci aspettavamo
un risultato così deludente, appena 250.000 voti e nessun deputato e senatore
eletti, non ci siamo affatto scoraggiati e siamo andati avanti in una realtà
difficile.
La
mia esperienza elettorale non si chiude affatto nel ’79, anzi alla fine degli
anni ’80 ancora una volta partecipo alle elezioni provinciali con la mia
candidatura nelle liste di Democrazia Proletaria, capolista in tre
circoscrizioni e candidato per il rinnovo del consiglio comunale a Palermo, dove
inaspettatamente sono stato il primo dei non eletti dietro ad Alberto Mangano
che in base ad accordi presi si doveva dimettere a metà mandato per entrare io
al suo posto, ma non ha mantenuto la promessa. Alla fine degli anni novanta
arriviamo all’ultima mia diretta e personale esperienza, questa volta nella
lista di Rifondazione Comunista (in parte la continuità di DP), sempre
alle provinciali. Malgrado la storia di Peppino fosse molto conosciuta, rispetto
agli anni precedenti, grazie alla nostra presenza e al nostro impegno. ancora
una volta, da capo lista, non sono stato eletto, anche perché non era prevista
nessuna mia elezione in base alle loro possibilità elettorali. Con la mia
presenza ho cercato di dare un contributo al partito. In quell’occasione l’unico
eletto è stato il segretario provinciale Antonio Marotta.
Nel
2004 con la candidatura di mia moglie Felicia a Sindaco si chiude la nostra
ultima esperienza per quanto riguarda le elezioni. Dopo una lunga gestione
commissariale, dovuta allo scioglimento dell’amministrazione comunale per
infiltrazione mafiosa, si va al voto nel 2004.
A
Cinisi. si era formato da un po’ di tempo un nucleo di giovani che facevano
parte di Rifondazione Comunista, molto presenti e attivi nel territorio
con una loro sede. Anch’io avevo aderito ed ero tesserato. Credo sia stato
l’ultimo tentativo per la costruzione di una sinistra radicale a Cinisi, in
continuità delle battaglie politiche portate avanti da Peppino. Abbiamo tentato,
sollecitati dal partito a livello nazionale, di fare un accordo con il centro
sinistra. In base alle loro proposte si trattava di perdere la nostra identità
politica senza un riscontro positivo e senza nessuna condivisione del programma.
In poche parole per loro eravamo scomodi è in alcuni incontri siamo stati pure
umiliati. Dovevamo accettare tutto quello che ci proponevano e sostenere un
candidato, ex democristiano che Peppino attaccava nelle trasmissioni “Onda
Pazza” (Piccola cucina a gas).
Abbiamo
deciso a questo punto di presentarci da soli con il nostro sindaco e la nostra
lista che prendeva il nome l’” IDEA”, assieme ai Verdi. E’ stata veramente dura
abbiamo tentato di coinvolgere alcune persone di sinistra e qualche militante
che si lamentava della situazione attuale e ci esortava a presentarci
autonomamente con la nostra lista. Purtroppo quanto si è trattato di
concretizzare per arrivare al momento decisivo siamo stati lasciati soli. E
pensare che molti ci chiedevano un alternativa a sinistra, dopo avere accolto le
loro richieste alla fine hanno scelto vergognosamente l’altra parte. Il caso di
un ex militante del PCI che rimproverava e metteva all’attenzione il nostro
compagno Salvo Ruvolo a fare delle scelte alternative, nel momento che le
abbiamo fatte è scomparso per poi ritrovarcelo contro a sostenere il candidato
che per lui all’inizio era inaccettabile.
Da
quel momento ho capito che tutto era cambiato in peggio e che bisognava fidarsi
poco delle chiacchiere di molti. Stavamo entrando nella fase dei saltimbanchi
della politica. Felicia, candidata sindaco, ha avuto un risultato deludente 290
voti, soprattutto per l’irresponsabilità di quanti si definiscono di sinistra.
La lista degli assessori comprendeva, fra gli altri, Salvo Vitale, Gervasio
Serughetti, Serena Randazzo che coraggiosamente avevano accettato di
partecipare, senza ricevere in cambio nulla mettendoci la propria faccia. Da
quel momento non è stato più possibile costruire una vera forza di sinistra a
Cinisi. Oggi a distanza di quasi dieci anni, purtroppo siamo di fronte ai
saltimbanchi della politica e ai buffoni dell’antimafia.
QUELLO CHE SUCCEDE
OGGI…
A
proposito di saltimbanchi e buffoni, in questa campagna elettorale abbiamo visto
di tutto. Chi in nome dell’antimafia presenta una lista per passare da uno schieramento
all’altro, per mentire e smentire, per esporre la sua faccia nelle gigantografie
pubblicitarie delle città, chiedendo il voto e poi ritirare sempre la stessa
lista, dicendo di non saperne nulla e di appoggiare uno schieramento opposto.
Alla faccia dell’antimafia!
Un
altro addirittura sostiene che il forte impegno antimafia gli ha fatto spuntare
le stigmate come Padre Pio, anzi più di Padre Pio. Nello stesso tempo dice di
essere il più grande studioso di Ufo, di comunicare con loro e dì intraprendere
rapporti con Marziani che vengono da altri pianeti. Una persona dotata di questi
poteri soprannaturali avrebbe dovuto sconfiggere la mafia in un quarto
d’ora.
Addirittura
c’è chi sostiene, in nome delle cose giuste che la mafia non strozza le proprie
vittime ma è lo stato. Che bisogna collaborare con i fascisti di CasaPound,
eliminare i sindacati e i partiti per rimanere solo lui. Fra una nuotata e
l’altra nello stretto di Messina ci viene a prendere per il culo con delle
cazzate allucinanti.
Qualcun
altro ancora, ormai fuori di testa, dopo aver smarrito il vero significato della
battaglie civili scende a patti con i picchiatori fascisti, tutti casa, stato,
famiglia e contro l’aborto, valori che non hanno nulla a che vedere con le idee
libertarie e radicali. Per poi andare a cena assieme ad un mafioso, fatto fuori
dalle liste del PDL, con la promessa di difenderlo.
L’altra
barzelletta è quella dei grandi moralizzatori, che presentano gli impresentabili
alle primarie per poi farli fuori durante la composizione delle liste. Giocando
a nascondino con la
MPS ed altre banche. Inseguendo il loro originale alleato
Monti, chiedendogli ogni mezz’ora da che parte stà e invocando aiuto in
Lombardia tramite un suo candidato alla presidenza
(Albertini).
Il
capo degli impresentabili, dopo aver tolto qualche impresentabile, sicuramente
meno peggio di lui, per non scomodare Storace, fà un grande elogio a Benito
Mussolini, proprio nel giorno della Shoah. Non a caso si ripresenta in pompa
magna, s’impone e cresce nei sondaggi, grazie al giornalismo spettacolo da circo
equestre e ai giornalisti che pensano all’audience e alle loro
tasche
Per
concludere siamo in presenza di quelli che con molta facilità passano
dall’antimafia alla propaganda elettorale, inseguendo vittime e contro vittime
da portare in parlamento. Ripescando la vecchia cultura politica di una sinistra
decadente per poi litigare fra di loro per una manciata di
voti.
Alla
faccia di tutti noi che soffriamo e stentiamo per cercare di sopravvivere.
Questa è la realtà, assieme ai saltimbanchi della politica e ai buffoni
dell’antimafia, la scena viene riempita da una serie di fachiri e d’incantatori
di serpenti.
Poveri
noi!!!
Giovanni
Impastato
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