mercoledì 21 novembre 2012

Fermiamo la guerra a Gaza

Cari amici, in queste ore mentre si intensificano i bombardamenti e le stragi di vite umane vi invitiamo a firmare e diffondere l'appello "Fermiamo la guerra a Gaza" di Flavio Lotti Coordinatore Nazionale della Tavola della Pace. Dobbiamo chiedere all'Italia e all'Europa di farla finita con i silenzi, l'inerzia e le complicità che ancora una volta accompagnano questa tragedia. Contiamo sulla vostra collaborazione per far crescere la mobilitazione. Costruiamo una grande rete di gruppi, associazioni e persone per far crescere la pressione sui responsabili della politica nazionale ed europea. L'Italia e l'Europa hanno il dovere di fermare la guerra a Gaza.
Lo possono e lo debbono fare agendo con intelligenza e determinazione nell'interesse superiore dei diritti umani, della sicurezza internazionale, della giustizia e della pace. L'Italia, che vanta ottime relazioni sia con Israele che con i palestinesi, può fare molto.
Ma deve cambiare: smettere di essere di parte, assumere un ruolo attivo, propositivo e progettuale. Nel Mediterraneo, in Europa e all'Onu. L'Italia deve essere consapevole dei suoi limiti ma anche delle sue risorse, della sua prossimità e delle sue responsabilità. Cominciamo subito: mobilitiamoci per fermare le armi, chiediamo al Consiglio, alla Commissione e al Parlamento Europeo di agire immediatamente, riconosciamo alla Palestina lo status di osservatore all'Onu, smettiamo di vendere armi a Israele e in Medio Oriente e chiediamo all'Europa di fare altrettanto. L'inazione degli altri non può più giustificare la nostra. Ma fermare la guerra non basta. E' arrivato il momento di andare alla radice del problema, mettere fine all'occupazione militare e risolvere il conflitto tra questi due popoli. Non ci possiamo più permettere che continui così. E' troppo destabilizzante. Il conflitto è sulla terra. A entrambi i popoli deve essere riconosciuto il diritto di vivere in pace su quella terra con gli stessi diritti, la stessa dignità e la stessa sicurezza. La formula è "due stati per due popoli". E deve essere realizzata ora. Anche a costo di un'inedita e creativa "imposizione" internazionale. E' l'ultima possibilità. Non ci conviene più aspettare.

Invia la tua adesione alla:
Tavola della Pace
via della viola 1 (06122) Perugia - Tel. 335.6590356 - 075/5736890 - fax 075/5739337 

oppure aderisci on line:
  
Prime adesioni:
Tavola della pace, Acli, Cgil, Libera, Agesci, Arci, Articolo 21, Legambiente, Cipsi, Pax Christi, Focsiv, Lettera 22, Premio Ilaria Alpi, Unione degli Universitari, Unione degli Studenti, Rete della conoscenza, Link Coordinamento Universitario, Rete degli Studenti Medi, Associazione per la Pace, Beati Costruttori di Pace, Centro per la Pace Forlì-Cesena, Emmaus Italia, Lega per i diritti e la Liberazione dei Popoli, Cnca, Rivista Solidarietà internazionale, Terra del Fuoco, Movimento Federalista Europeo, Movimento Europeo...

domenica 18 novembre 2012

XVIII giornata della Memoria in ricordo delle Vittime delle mafie



Si terra' a Firenze la XVIII giornata della Memoria in ricordo delle Vittime delle mafie, il 16 marzo, marcia cittadina e incontro familiari
Sono oltre 500 i familiari delle vittime delle mafie, che si ritroveranno a Firenze in occasione della diciottesima 'Giornata della memoria e dell'impegno', intitolata quest'anno “Semi di giustizia, fiori di corresponsabilità”.
Promossa da Libera e Avviso Pubblico in ricordo delle vittime delle mafie', l'iniziativa e' sostenuta da Regione Toscana, Provincia e Comune di Firenze e si svolgera' nel capoluogo toscano il 16 marzo 2013. I familiari delle vittime si incontreranno a Firenze gia' il giorno precedente all'iniziativa, mentre il 16 marzo si terra' una marcia per le strade cittadine al termine della quale da un palco saranno letti i nomi delle 900 vittime delle mafie.
'Un terribile elenco incompleto - e' stato detto – perche' mancano tantissime altre vittime, impossibili da conoscere e da contare'.
Nello stesso giorno si terranno seminari che affronteranno diversi temi: dalla corruzione al gioco d'azzardo, dall'intreccio mafia-politica alle ecomafie, dall'educazione ai beni confiscati, dall'informazione allo sport pulito.
A presentare la giornata e' stato il presidente di Libera don Luigi Ciotti, insieme, tra gli altri, all'assessore toscano all'agricoltura Gianni Salvadori, al presidente della provincia di Firenze Andrea Barducci, al sindaco di Certaldo e Presidente di Avviso Pubblico Andrea Campinoti, e al referente di Libera in Toscana don Andrea Bigalli. Ciotti ha sottolineato che 'il problema piu' grave non e' chi fa il male, ma chi guarda e non fa nulla.
Il problema siamo noi, la nostra capacita' di essere cittadini a tempo pieno e non a intermittenza'.
Ciotti si e' poi soffermato sull'importanza della politica auspicando di 'sentire, da una politica alta e trasparente, parole chiave su ingiustizia, poverta', fasce deboli', per poi aggiungere che 'serve anche un'economia che ritrovi l'etica'.

lunedì 5 novembre 2012

Bernardino Verro un uomo contro la mafia

Per non darla vinta ai mafiosi e ai violenti di ogni risma, è necessario che nessuna vittima dell’ingiustizia diventi un nome senza storia...” 
E’ una frase del giornalista Alberto Spampinato, fratello di Giovanni, anche lui giornalista, ucciso dalla mafia nel 1972 e di cui in questi giorni ricorre l’anniversario della sua morte. Già, dei nomi senza storia; è quello che potrebbe accadere, finendo inevitabilmente per dimenticarli del tutto.... Non fraintendetemi, non è mia volontà fare delle commemorazioni, tutt’altro! Fare memoria è molto di più: significa legare indissolubilmente questi nomi alla loro storia, al loro impegno che, nel caso di Bernardino Verro significa legarlo alla lotta contro fame e miseria, volontà di scrollarsi di dosso secoli di schiavitù feudale e speranza di riscatto sociale. Bernardino dovette essere davvero un ribelle temerario, un “disobbediente” diremmo oggi; ma nella Sicilia del 1892, epoca dei “fasci siciliani”, il più grande movimento contadino europeo, lui era “un cani ca nun canusci patruni ”. Non esitò a definire pubblicamente gli amministratori comunali di Corleone, Ente del quale era dipendente: “usurpatori e sfruttatori del popolo ”; quando gli amministratori altro non erano che i più ricchi proprietari terrieri nonchè componenti della famigerata associazione segreta dei "fratuzzi" (come allora si chiamavano i mafiosi). Quando arrivò la ritorsione politica contro di lui, con il licenziamento, non si scoraggiò, venne fuori tutta la sua personalità combattiva per la quale oggi, a quasi cent’anni dalla sua morte viene ancora ricordato: insieme a Calogero Milone, Biagio Gennaro, Francesco Puccio, Liborio Termini, Angelo Provenzano e Francesco Streva, costituì il circolo repubblicano-socialista "La Nuova Età", con l'obiettivo di battersi per il rinnovamento sociale e politico di Corleone. Un pugno nello stomaco per i notabili del paese, che con rabbia dovettero prendere atto del "brutto" carattere del giovane Verro, sempre più vicino alla nascente ideologia socialista. E, quando in Sicilia spuntarono come funghi i fasci contadini, uno dei primi a nascere - l'8 settembre 1892 - fu quello di Corleone, presieduto proprio da Bernardino Verro. L'unione tra i poveri: era questo il messaggio semplice e rivoluzionario dei fasci. Verro e gli altri "apostoli" del socialismo isolano lo spiegavano così ai contadini: "Se voi prendete una verga sola la spezzate facilmente, se ne prendete due le spezzate con maggiore difficoltà. Ma se fate un fascio di verghe è impossibile spezzarle. Così, se il lavoratore è solo può essere piegato dal padrone, se invece si unisce in un fascio, in un'organizzazione, diventa invincibile…." La vita di Verro, Sindaco della sua città, si concluse il 3 novembre 1915 per mano di un sicario della mafia, con 11 colpi di pistola, nel fango di una via di Corleone, che impietosamente si mescolò col suo sangue. Il processo per il suo assassinio si concluse - incredibilmente - con la richiesta del pubblico ministero, di assolvere tutti gli imputati “per non aver commesso il fatto”, che il tribunale immediatamente accolse…. .... Questa pagina di storia di lotta e di coraggio legata indissolubilmente alla Sicilia che ancora oggi lotta contro la mafia, merita sicuramente di essere raccontata perchè rimanga viva la memoria, come la storia di un fiore che sempre rispunta dopo essere stato reciso, nella Sicilia che lo ha “ingiottito”.

Per chi volesse approfondire questa pagina di storia, suggerisco alcune fonti bibliografiche, facilmente reperibili (spero) nelle biblioteche comunali:
[Umberto SANTINO, Storia del movimento antimafia]
[Giorgio Bocca, Il sottosopra]

Un “ricordo musicale” del Collettivo “Peppino Impastato”

La guerra ambientale è in atto: FERMIAMOLA



La guerra ambientale è in atto: FERMIAMOLA !

Dalle mistificazioni scientifiche sul “global warming” alle manipolazioni globali della geoingegneria
Se ne è parlato in una conferenza a FIRENZE il 27 ottobre 2012 con:
ENZO PENNETTA, biologo, saggista, insegnante di scienze naturali, che ha trattato il tema: “controllo demografico e riscaldamento globale: interessi ed obiettivi di una teoria controversa”.
FABIO MINI, Generale NATO, saggista, esperto di questioni strategiche, scrive per Repubblica, l’Espresso, Limes, che ha trattato il tema: “i futuri multipli: quale guerra prepariamo? Guerre ambientali e nuovi scenari geopolitici.
ANTONIO MAZZEO, peace researcher, giornalista, esponente del movimento “NO MUOS”, che ha trattato il tema: “governare le guerre climatiche e nucleari attraverso i comandi satellitari e telematici del MUOS.
Nel 1966, il professor Gordon J.F. MacDonald, allora direttore associato dell’Istituto di Geofisica e Fisica Planetaria della University of California di Los Angeles aveva scritto il libro "Unless Peace Comes", (“A meno che non venga la pace”). Lo specialista in strategie di guerra ne intitolava un capitolo con una domanda piuttosto inquietante: “ COME DISTRUGGERE L’AMBIENTE? ”.
Scriveva MacDonald: "Tra i futuri mezzi per conseguire gli obiettivi nazionali con la forza, una possibilità dipende dalla capacità dell'uomo di controllare e manipolare l'ambiente del suo pianeta.
Una volta ottenuta, questo potere sull'ambiente fornirà all’uomo una nuova forza in grado di fare danni grandi e indiscriminati. La nostra comprensione attuale del cambiamento ambientale intenzionale rende difficile immaginare un mondo in cui si svolgerà la guerra geofisica”. Secondo MacDonald le armi geofisiche potevano diventare parte dell’armamento di ogni nazione e rivelarsi particolarmente adatte per guerre sotto copertura o segrete. Già negli anni 60 parlava di scioglimento o destabilizzazione delle calotte polari, tecniche di impoverimento dell’ozono, ingegnerizzazione dei terremoti, controllo delle onde oceaniche e manipolazione delle onde cerebrali attraverso l'azione sui campi energetici del pianeta.
Il ruolo che rivestiva il prof. Mac Donald era tutt'altro che insignificante: nel 1966 era consigliere del Presidente dgli Stati Uniti Lyndon B. Johnson ed in seguito diverrà membro del consiglio per il controllo tecnologico sugli armamenti.
Nel 2008 sarà il generale Fabio Mini ad affrontare apertamente la questione delle guerre del futuro e dell' obiettivo del controllo ambientale. Lo farà in un articolo pubblicato su LIMES.
Scriveva qualche anno fa il generale Mini “La guerra ambientale, in qualunque forma, è proibita dalle leggi internazionali. Le Nazioni Unite fin dal 1977 hanno approvato la convenzione contro le modifiche ambientali, il che rende ingiustificabile qualsiasi guerra proprio per i suoi effetti sull’ambiente, ma come succede a molte convenzioni, quella del 1977 è stata ignorata ed i militari hanno anzi accelerato la ricerca e l’applicazione delle tecniche di modificazione del tempo e del clima, facendole passare alla clandestinità. Se prima di quella data, l’uso delle devastazioni ambientali era chiaro e se le modifiche ambientali anche gravissime erano codificate e persino elevate al rango di sviluppo strategico o di progresso tecnologico, oggi non si sa più dove si diriga la ricerca e come si orientino le nuove armi”.
Ma cosa hanno a che fare queste autorevoli considerazioni sulla possibilità di usare l'ambiente come arma, col dibattito sull'importanza della lotta al riscaldamento globale che investe l'opinione pubblica da almeno due decenni?
Tutti ci stiamo rendendo conto della grave incidenza degli eventi atmosferici e dei mutamenti climatici, ma è la CO2 il vero responsabile di questi cambiamenti, o le responsabilità di questa situazione vanno ricercate in altri ambiti ?
Ed ancora, la questione del riscaldamento globale non si sta trasformando in un cavallo di Troia per introdurre una militarizzazione forzata dell'ambiente attraverso tecnologie di intervento sull'atmosfera e sull'ambiente?
A seguito di questi eventi atmosferici e climatici infatti, i governi ed esperti infatti stanno spingendo affinchè la lotta ai cambiamenti climatici diventi materia di sicurezza e quindi ambito gestito dai militari.
I passaggi in questa direzione sono già avvenuti e sono in via di perfezionamento. La militarizzazione completa del pianeta con la scusa di dover debellare il più grande pericolo che l’umanità dovrà affrontare, il "Global Warming Antropico", è già in atto.
La pressione sull’opinione pubblica viene attuata con ogni mezzo. Il mondo si muove verso una militarizzazione non solo dello spazio, ma di ogni ambito istaurando un sistema di sorveglianza elettronica globale.
Ecco di cosa si è parlato nella conferenza del 27 ottobre a Firenze: tre autorevoli punti di vista per una presa di coscienza delle mistificazioni sul Global Warming e delle modificazioni globali causate dalla Geoingegneria.
Enzo Pennetta ha esaminato la controversa questione del riscaldamento globale e i suoi risvolti. Il biologo ha evidenziato alcuni “trucchi mediatici”, dietro il fenomeno del “global warming antropico”, rivelando gli interessi che ne sono alla base. Teorie scientifiche controverse, diventano la giustificazione per politiche disumanizzanti e per la militarizzazione di terra e spazio.
Il generale Mini ha parlato di "guerra ambientale": mentre l’opinione pubblica considera le guerre climatiche ancora fantascienza, il Generale le descriveva già anni fa come una realtà oramai concreta. Moderne tecnologie militari sono capaci di trasformare l’ambiente in una vera e propria arma, in vista di un controllo climatico del pianeta.
Antonio Mazzeo, ha affrontato il tema riportando l'esperienza del Comitato NoMUOS, che da anni si batte contro l'installazione del MUOS in Sicilia, a Niscemi, definito l'occhio del Pentagono in Sicilia, il MUOS, un potente sistema di antenne e radar, è ritenuto dagli Stati Uniti un elemento fondamentale del sistema globale per la gestione delle guerre future e il controllo del pianeta. Il terminale terrestre di Niscemi è una delle quattro infrastrutture sparse per il mondo che assicureranno il funzionamento dell'ultima generazione della rete satellitare in UHF (altissima frequenza). Gli altri sono collocati in Virginia, nelle Isole Hawai e in Australia. Ci mancava l'Italia, naturalmente!
Tre punti di vista, tre approfondimenti per aprire insomma un dibattito su un tema cruciale per il nostro presente e futuro.
La conferenza è stata voluta fortemente da un gruppo di cittadini da qualche anno impegnati nella questione. L'intento è aprire una seria discussione su scenari tanto preoccupanti quanto concreti. Gli strumenti della guerra climatica sono in grado di destabilizzare il suolo, le correnti atmosferiche e di conseguenza l'ambiente in cui viviamo, le nostre economie e dunque le nostre vite.
Viviamo un tempo in cui un’autoproclamata èlite di scienziati invoca misure drastiche per fermare i cambiamenti climatici ed i tecnocrati promuovono un pianeta-macchina, da regolare e gestire come in un terribile videogioco….